Gemutlichkeit. L'iconica bandiera dell'UE strappata e rozzamente rammendata viene qui evocata dal tappeto di spille da balia, per una critica sull'inconcludenza politica e sullo smantellamento del sistema culturale da parte dell'Europa.
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare, venerdì 13 dicembre 2013, la nuova personale di Jota Castro dal titolo
Gemütlichkeit.
L'Europa ed il fallimento delle sue premesse ideologiche è al centro della ricerca dell'artista, che include da anni
l'esperienza come diplomatico in un percorso ricco di punti di vista, che passa anche attraverso la pratica curatoriale.
La terza personale concepita per la galleria giunge alla fine di un percorso di acuta ed insistente analisi sull'area in
questione e ancor più su ciò che ne delimita i confini. Se nella prima mostra, lo spirito ironico e visionario dell'artista aveva
denunciato, insieme al sicuro declino per la spinta propulsiva delle economie emergenti, la nostalgica e polverosa
narrazione dell'Europa come miraggio per le popolazioni al di là del Mediterraneo, nell'intervento del 2011 un glaciale
memento mori avvertiva, attraverso l'ineluttabilità del marmo, sulla logica suicida di un Vecchio Continente incapace di
ammettere i propri limiti.
Dopo due cruciali anni di collasso sociale, inconcludenza politica e smantellamento del sistema culturale, l'Europa si è
trasformata da scintillante sogno democratico a grigio incubo fiscale, completamente depredata dei valori etici e civili sui
quali era stata fondata solo mezzo secolo prima.
Se già in altre occasioni, Jota Castro ha sottolineato l'immobilismo generalizzato ed il conseguente cronicizzarsi dei
problemi dovuti a migrazioni, cambiamenti degli scenari geopolitici ed implosione del modello economico neoliberista,
Gemütlichkeit punta il dito contro la totale deresponsabilizzazione da parte della società europea a favore di una falsa
comfort zone, in cui rifiutare il cambiamento con l'immotivata, quanto ostinata, celebrazione di un benessere inesistente.
Le silenti sfilate di cadaveri dei clandestini che riemergono dal mare richiamano all'attenzione dell'Europa ciò che ormai è
inevitabile ovvero il confronto reale con chi vive al di là della fluttuante linea di demarcazione incessantemente rinegoziata
dalle trattative diplomatiche. L'isola di Lampedusa diventa il fantasma di questo Natale posticcio, in cui il luccichio
consumistico della tradizione lacera la coscienza di chi ne ignora la tragedia, decretando il definitivo declino di una civiltà
che possa definirsi tale.
L'iconica bandiera dell'UE strappata e rozzamente rammendata viene qui evocata dal tappeto di spille da balia. Jugaad è
un'espressione hindi-urdu che indica un modo improvvisato di riparare ad un'emergenza provocata da carenza di risorse e
diventa la dolorosa rappresentazione del terreno insidioso su cui dovrà proseguire la storia di questo continente.
Il sogno incantevole ed effimero di una nuova generazione concepita per un progresso pacifico e rispettoso delle diversità si
è infranto sotto il carico delle responsabilità nei confronti dei problemi locali. Come a dire che la costruzione dell'identità
non passa solo dalla promozione di una tranquillizzante facciata istituzionale, bensì dall'elaborazione costruttiva delle
proprie ferite.
Inaugurazione venerdì 13 dicembre 2013 ore 19.00 - 22.00
Galleria Umberto Di Marino
Via Alabardieri 1, Napoli
Orario: lunedì – sabato ore 15:00 / 20:00 – mattina su appuntamento
Ingresso libero