Emanuele Costanzo
EPVS
Francesco Melone
Rafael Pareja Molina
Marina Paris
Maurizio Savini
Una mostra che riunisce artisti ed opere che, in un modo o in un altro traggono ispirazione dal mondo dell'infanzia e dal suo linguaggio, scegliendo di assumere una veste ''giocosa'' per declinare le loro diverse poetiche e raggiungere i loro diversi obiettivi.
Inaugurazione sabato 13 dicembre ore 18,30
a cura di Emanuela Nobile Mino
Inaugurazione
Sabato 13 dicembre 2003 ore 18,30
Una mostra che riunisce artisti ed opere che, in un modo o in un altro traggono ispirazione dal mondo dell'infanzia e dal suo linguaggio, scegliendo di assumere una veste "giocosa" per declinare le loro diverse poetiche e raggiungere i loro
diversi obiettivi.
opere di
Emanuele Costanzo, EPVS, Francesco Melone, Rafael Pareja Molina, Marina Paris,
Maurizio Savini.
decori per la mensa
Anna Butticci
Attraverso la scelta di soggetti che chiaramente si riferiscono al rituale del
gioco o nell'utilizzo di un tratto grafico memore del disegno fantasioso dei
bambini o, ancora, nella rappresentazione di feticci legati all'universo
infantile, alcuni artisti veicolano la loro, a volte anche piuttosto cruda o
quantomeno spiazzante, lettura della realtà . In tal modo la riflessione giunge
allo spettatore in modo leggero, affabile, coinvolgente, riservandosi dapprima
di colpire, in chi osserva, la sensibilità e la curiosità , poi di sollecitarne
il senso critico, la memoria personale, le più intime reazioni.
Nel lavoro di Emanuele Costanzo, che da tempo indaga le relazioni e i conflitti
tra sfera pubblica e sfera privata, il riferimento a tale atteggiamento
artistico sta nel gesto spontaneo di esporre, ritrarre e rendere manifesti
alcuni spaccati della propria intimità sovrapposti, spesso come segno inciso, ad
asettiche visioni di luoghi estranei, di passaggio; tali congiunzioni sembrano
svelare, a volte, una tendenza vicina all'eloquenza schietta dei bambini, al di
là del pudore e della diffidenza.
Giocando sul cortocircuito tra realtà e finzione e su un veloce slittamento dei
codici visivi, i ritratti fotografici di EPVS appaiono, al primo sguardo, voler
catalogare esemplari di eterea bellezza adolescenziale, immortalati in una
galleria di scatti estremamente edulcorati. Da una più attenta osservazione si
evince che le creature appartengono sì, in qualche modo, ad una ristretta
categoria di genere, ma dell'ambito del giocattolo e, nello specifico, delle
Barbies Mattel. Difficile è stabilire se i canoni estetici delle modelline di
plastica siano ispirati a quelli delle recenti generazioni, o viceversa.
Francesco Melone lavora da anni sul tema della famiglia trasponendo nell'arte le
iconografie del cartoon, delle fiabe o del fumetto e giungendo a far coincidere,
in unica rappresentazione, fantasia e realtà . L'atmosfera gioiosa e il piglio
ironico contraddistinguono il suo timbro espressivo (nelle silhouettes in legno,
nelle morbide forme delle sculture in stoffa, come negli elementi d'arredo). In
Donuts, la serie di specchi che ricalcano la fattezze del tipico dolcetto
americano, torna preponderante la vena ludica dell'artista, per cui idealmente,
ponendosi di fronte alla superficie specchiante, ci si ritrova ritratti ed
incorniciati in una forma assolutamente fumettistica e sdrammatizzante.
Rafel Pareja Molina lavora da anni a stretto contatto con le tecnologie,
avendole assunte come strumenti della propria tecnica artistica,
fondamentalmente fondata sul disegno, sul gesto manuale. Una totale indipendenza
di linguaggio e la dimestichezza con il segno grafico hanno portato l'artista a
tradurre in figure filiformi e oniriche i codici della rappresentazione, che,
pur manifestandosi in una forma estremamente sintetica e simbolica, rivela le
influenze e le diverse fonti di ispirazione dell'artista: dalla straniante
schiettezza dell'Art Brut alle atmosfere cinematografiche di David Lynch, dalle
citazioni desunte dalla propria storia personale alle declinazioni linguistiche
estrapolate dall'universo mediatico.
Nel lavoro di Marina Paris il richiamo al mondo dell'infanzia è una costante. Le
iconografie, gli oggetti e le atmosfere cui l'artista fa riferimento, le
permettono di operare un'attenta, ma discretissima, esplorazione della sfera
della memoria, personale dapprima (nella fase di ricerca e concepimento
dell'opera), collettiva poi (visto il modo in cui il suo lavoro giunge a
coinvolgere l'osservatore e la sua sfera personale). La serie di sculture (come
i grembiulini degli anni '60, che l'artista recupera per trasformarli in
sculture che sembrano realizzate in carta pesta), rispecchiano in modo
particolare la sua riflessione sull'idea di ricordo, (in particolar modo di
quello legato alla giovanissima età ) come dato visivo bloccato, labile ma capace
di amplificarsi, duplicarsi, distorcersi, permanere, volatilizzarsi, restando,
comunque, aderente, in un modo o nell'altro, alla storia individuale di ognuno
di noi.
Al di là dell'utilizzo di un medium molto particolare per la realizzazione dei
suoi lavori di scultura, ovvero il classico chewing gum rosa che, naturalmente,
riporta alla mente il mondo dell'infanzia, Maurizio Savini esprime la sua
schietta e graffiante poetica, attraverso diverse tecniche artistiche tra cui,
in un modo molto interessante, il disegno. Nella serie Divano Europa, con tratto
deciso e minuzioso, elementare e carico di sarcasmo, l'artista costruisce delle
vere e proprie messe in scena della realtà contingente che, tra visioni surreali
e vignette cruente (memori delle iconografie fiamminghe cinquecentesche),
ripercorrono l'attuale situazione sociale e politica dell'Europa.
La mostra, attraverso il lavoro degli artisti, sembra suggerire alcune precise
indicazioni su come affrontare la realtà , esortando all'assunzione della
"positività " come atteggiamento da coltivare, poiché coadiuvante nello sforzo
quotidiano a conservare la propria personalità e a salvaguardare la propria
salute psichica e fisica. Una possibile scorciatoia verso il raggiungimento di
tale fine sembra la tendenza a prendere in prestito dai bambini la schiettezza
di linguaggio, il modo di relazionarsi con la realtà dei fatti, mantenendo
sempre e comunque una vena sarcastica, una forma comunicativa limpida e
colorita, quando serve, con un pizzico di pungente ironia.
A questo messaggio positivo derivante dalle opere degli artisti, si affianca il
lavoro della designer Anna Butticci. In funzione del benessere derivante dal
piacere della convivialità e al fine di regalare una particolare accoglienza al
proprio ospite, Anna Butticci ha studiato una serie di decori per vestire la
tavola e trasformarla in giardino delle delizie. Realizzati in seta grezza o in
cotone, impreziositi da piccole gioie naturali (perle di fiume, ciottoli di
lava, pietre dure) e arricchiti da elementi vegetali, i suoi runners, la
tovaglie o i dressing sembrano concepiti per addobbare una mensa di festa,
quindi semplicemente perfetti per accogliere un ospite speciale, ma
assolutamente appropriati anche per regalare a se stessi e ai propri sensi un
momento di fastoso relax, in intimità .
Sisters, Roma - Via dei Banchi Vecchi 143