Palazzo della Cuba
Palermo
Corso Calatafimi 100
0924 67844 FAX 0924 67855
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I tappeti della meditazione
dal 19/12/2003 al 11/1/2004
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Fondazione Orestiadi




 
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19/12/2003

I tappeti della meditazione

Palazzo della Cuba, Palermo

I tappeti e gli arazzi in mostra sono stati realizzati tra il 1985 e il 1986 in Nepal ed India. L'idea di chiamare alcuni grandi protagonisti dell'arte e del design italiano attorno ad un progetto comune, nasce da Tarshito, architetto ed artista pugliese. E' come se Merz, Paladino, Branzi, Mendini, Nanda Vigo, Dalisi, Pettena, Hishinuma, Calatroni, Avellis e Shama, fossero stati chiamati a dare forma all'essenza del loro fare. Le opere che ne risultano sono sintesi linguistiche di ognuno e documenti di un fertile periodo della nostra recente storia artistica.


comunicato stampa

I tappeti e gli arazzi in mostra sono stati realizzati tra il 1985 e il 1986 in Nepal ed India.

L'idea di chiamare alcuni grandi protagonisti dell'arte e del design italiano attorno ad un progetto comune, nasce da Tarshito, architetto ed artista pugliese che nei suoi viaggi tra Italia e Asia, indaga le possibili valenze sacre e spirituali degli oggetti e dei riti che ad essi possono essere legati, ma tutta la sua opera si muove verso il progetto di spazi che stimolano l'uomo a trovare nuove dimensioni con il proprio essere.
I tappeti e gli arazzi sono chiamati della 'meditazione'.

Recinti sacri, che possono condurre lo spirito e il sentire verso percorsi più profondi. Spazi definiti, luoghi fisici conclusi che attraverso la pratica possono avvicinare al trascendente, come tappeti preghiera musulmani, piccoli templi per parlare con Dio.

E' come se Merz, Paladino, Branzi, Mendini, Nanda Vigo, Dalisi, Pettena, Hishinuma, Calatroni, Avellis e Shama, fossero stati chiamati a dare forma all'essenza del loro fare.
Le opere che ne risultano sono sintesi linguistiche di ognuno e documenti di un fertile periodo della nostra recente storia artistica.

I tavoli a spirale di Merz disposti secondo le logiche matematiche di Fibonacci, ci conducono verso territori dello spirito che attengono all'arte nella sua accezione più alta, di cui il maestro recentemente scomparso è stato grande protagonista.
La Transavanguardia ed il ritorno alla pittura è evidente nell'opera a spirale di Mimmo Paladino.
Le opere di Mendini e Pettena documentano una importante stagione del design italiano contraddittoria, quanto fertile; i totem e le forme geometriche del gruppo Alchimia e le utopie urbane di Superstudio, come anche è possibile leggere nelle opere di Dalisi e Branzi i presupposti teorizzati da quest'ultimo nella sua ' Casa Calda'.

Hishinuma, Calatroni, Avellis e Nanda Vigo rispondono ognuno attingendo al proprio repertorio linguistico e visionario.
Shama e Tarshito realizzano un recinto dove i quattro elementi sono chiamati a dare forza al rito della meditazione.
Non è forse dei nostri giorni riflettere su percorsi meditativi e trascendenti che attengono alla ricerca di ognuno, ma riflettere sul senso degli oggetti e delle cose attiene al campo dell'arte, e ogni suggestione o riflessione che da essa può pervenirci per meglio comprendere l'essenza delle cose e dei fatti, riconduce il nostro essere ad una dimensione spirituale.
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Il Presepe di Giacomo Alessi

Il ' casebbio ' è un presepe realizzato da Giacomo Alessi.
Il maestro ceramista di Caltagirone continua con la sua opera l'antica tradizione calatina, legata al Natale.
Trentatré personaggi, ciascuno con un proprio significato, una spiegazione e un filo sottile che li collega.: dal Vecchio Testamento col giardino dell'Eden, ad Adamo ed Eva, prima madre, simbolo inconsapevole di un progetto e di un mistero; alla maternità di una Sicilia antica e di ben altri misteri, quelli orfici ed eleusini, con Demetra e Kore come loro simbolo; all'ansia tenerissima e cristiana di una Madonna, anch'Essa madre, col bambinello riverito da un musulmano orante; alla maternità tardiva di Costanza d'Altavilla simboleggiata dalla palma di un giardino di Allah, nel quale l'arabo gioca a scacchi col cristiano (memoria della Cappella Palatina di Palermo).
Un occhio alla storia e uno ai nostri giorni, in un presepe, gioioso, pieno di saltimbanchi e giocolieri, pure essi simboli; ma pieno anche di quelli che potrebbero essere archetipi o riferimenti culturali: Federico a cavallo, San Luigi e la crociata, San Giovannino e il diavolo, in una commistione inquietante, in tutto il suo dissacrante gioco di metafore e invenzioni.
Un luogo della rimembranza, un luogo da rivivere con le membra e con il corpo, un luogo per rimettere assieme i pezzi smembrati, per ricominciare.
Da questo presepe non generico e non casuale, in questo sito non generico e non casuale, uno spunto di riflessione per tutti.

Palazzo della Cuba
Corso Calatafimi 100
Palermo

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Angel Orensanz
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