Mezzo secolo di ecologia della mente. L'idea portante e' ricostruire un percorso che, partendo dalle sue prime sculture degli anni '60, attraverso alcune testimonianze del suo impegno su territori extra-artistici e una selezione di documenti schiettamente politici, giunge fino alla produzione piu' recente, giocata intorno al concetto di interattivita'.
Giovedì 6 marzo 2014, dalle ore 18.30, Guido Costa Projects ha l'onore di
presentare Mezzo secolo di ecologia della mente, nuova mostra personale di Piero
Gilardi.
Figura chiave dell'arte italiana fin dai primi anni '60, Piero Gilardi è un raro
esempio di intellettuale al servizio delle arti, che ha saputo declinare con
straordinaria energia creativa in un corpus sorprendente di opere e progetti dal
respiro utopico e innovativo.
Dagli esordi torinesi, coevi all'arte povera, attraverso periodi di profondo
ripensamento e di aperto antagonismo al sistema codificato dell'arte, fino alla
realizzazione recente del P.A.V (Parco Arte Vivente). suo progetto in progress di
grande portata teorica e di assoluta novità sulla scena internazionale, Piero
Gilardi ha costantemente rappresentato l'ideale dell'artista impegnato, per il
quale la militanza politica e la partecipazione attiva alla temperie sociale
della contemporaneità trova voce nella creazione individuale dell'opera,
considerata puro veicolo di istanze superiori, non circoscritte al piccolo teatro
delle gallerie e dei musei.
Un impegno trasversale rispetto ai tempi e ai luoghi
consueti della produzione artistica, spesso addirittura estraneo alle catene
stesse dell'autorialità e della distribuzione, impegno che, nei decenni di
militanza politica più intensa, l'ha portato ad una presenza forte sui territori
della lotta e della rivendicazione ideologica, dall'antipsichiatria, alle lotte
operaie, fino alla ricerca antropologica su popolazioni oppresse e marginali. Un
periodo lungo e travagliato, documentato da scritti e azioni effimere e dalla
creazione di gruppi e collettivi di lavoro.
Soltanto recentemente, grazie ad alcune mostre internazionali, questo grande
corpus di lavori è stato riproposto all'attenzione del pubblico e della critica
in un tentativo, assolutamente necessario, di rilettura e ricontestualizzazione
del suo magistero d'artista.
Ed infine il P.A.V, la sua opera più importante e ambiziosa, sorta di scultura
sociale fondata sulla condivisione dei saperi e sulla orizzontalità creativa,
esperimento tra i più radicali mai affrontato in arte: un vero e proprio
capovolgimento dell'estetica in politica della collaborazione.
Eppure, o forse proprio a causa di questa sua solitaria battaglia contro le
consuetudini dell'estetica dominante e per la sua missione di esploratore di
territori non convenzionali, al limite della sostenibilità, Piero Gilardi rischia
oggi di rimanere inascoltato e mistificato.
Gli rende giustizia la generazione dei curatori più giovani che ha saputo
ritrovare nella sua posizione e nei suoi scritti, nonché nelle sue tante opere,
un chiaro esempio di critica anti-istituzionale e nuovi, inediti orizzonti per le
arti. Da qui la sua recente fortuna museale e la rinnovata attenzione da parte
delle collezioni più dinamiche, attente a raccogliere i frutti realmente
significativi dell'arte di fine millennio.
La mostra presso Guido Costa Projects, che sancisce la nascita di una
collaborazione tra Gilardi e la galleria, cerca di contribuire a tale riscoperta
con una selezione trasversale di opere che coprono la produzione dell'artista dai
suoi esordi ad oggi. Una sorta di piccola retrospettiva ragionata, organizzata
intorno ad alcuni concetti guida.
L'idea portante è quella di ricostruire un percorso che, partendo dalle sue prime
sculture degli anni '60, attraverso alcuni documenti del suo impegno su territori
extra-artistici e una selezione di documenti schiettamente politici, giunga fino
alla produzione più recente, giocata intorno al concetto di interattività.
Si passa così da Vestito stato d'animo, 1964, nato su basi performative e di
critica delle barriere tra pubblico e opera, ad una vetrina che raccoglie
testimonianze e memorabilia del suo lavoro come animatore di comunità
terapeutiche, in stretta contemporaneità con la rivoluzione proposta da Basaglia
(Documentazioni psichiatria alternativa, 1970).
Commentano questa sua incursione nella realtà dura delle istituzioni manicomiali
alcuni manifesti della fine degli anni '60, simbolo di questa deriva
dall'estetico al sociale e della nascita di un'arte collettiva, non più
sottomessa idealisticamente alle catene dell'ispirazione e dell'autorialità.
Esigenza, questa, ben rappresentata da Agnelli Morte, 1979-2012, una scultura
mobile per manifestazione, originariamente concepita per essere strumento di
lotta politica e qui riproposta come snodo significante del suo graduale
riconciliarsi, sotto altre spoglie, con l'universo delle arti.
Conclude la mostra, anche spazialmente, una grande installazione interattiva, Noi
come puzzole, 2013, realizzata per l'occasione, in cui non soltanto viene
ulteriormente ribadita questa sua militanza per un'arte partecipata e non
contemplativa, ma che riassume alcuni dei temi portanti del P.A.V. ultima, grande
sfida di Gilardi al mondo delle arti istituzionalizzate.
Un percorso articolato, di sofisticata complessità, ma sorretto da quella spinta
ludica e libertaria che da sempre caratterizza le opere di Piero Gilardi. Una
mostra leggera all'apparenza, ma di grande significato politico ed etico, capace
di riconciliarci con le asperità della creazione artistica al di fuori dei
compromessi, liberandoci una volta tanto dalla decadenza di tanta arte dei giorni
nostri.
Piero Gilardi (Torino, 1942), dal suo esordio nel 1963, a Torino, presso la Galleria
L'Immagine (Macchine per il futuro), ed i suoi primi esperimenti con il poliuretano
nel 1965-1966 con Gian Enzo Sperone (Tappeti-natura e Arte Abitabile), e con Ileana
Sonnabend, a Parigi, nel 1967 (Tapis-Nature), innumerevoli sono le sue personali in
Italia e all'estero e la sua partecipazione a mostre di gruppo in gallerie,
istituzioni private e pubbliche. Tra le più importanti si ricordano:
Science-Fiction, Musèe des Arts Décorativs, Paris, 1968; When Attitudes Become Form,
Kunsthalle Bern, 1969; Italy: The New Domestic Landscape, The Museum of Modern Art,
New York, 1972; Terrae Motus, Grand Palais, Parigi, 1987; Opera Italiana, Trittici,
Padiglione Italia, 45 Biennale di Venezia; Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972,
Tate Modern, Londra, 2001; Biennale d'Art Contemporain, Lyon, 2003; Italics. Art
Italien entre tradition et révolution 1968-2008, Palazzo Grassi, Venezia, 2008;
Piero Gilardi: Collaborative Effects, 1963-1985, Castello di Rivoli, Torino - Van
Abbemuseum, Eindhoven - Nottingham Contemporary, Nottingham, 2013; Art Turning Left,
Tate Liverpool, 2013. Nel 2007, a Torino, fonda il P.A.V. (Parco Arte Vivente). Sue
opere sono presenti nelle maggiori collezioni museali italiane ed internazionali.
Questa è la sua prima mostra presso Guido Costa Projects.
Inaugurazione, giovedì 6 marzo 2014, dalle 18.30 alle 22.00
Guido Costa Projects
via Mazzini 24 - 10123 Torino
Orario: dal lunedì al sabato, h 15.00 / 19.00