Appunti di Viaggio. La mostra presenta numerosi acquerelli, alcuni dei quali di grandi dimensioni, dedicati a soggetti architettonici e realizzati durante i viaggi compiuti dall'artista.
In questa occasione, e sino al 30 marzo, verranno esposti numerosi acquerelli, alcuni dei quali di
grandi dimensioni, dedicati a soggetti architettonici e realizzati durante i viaggi compiuti dall’artista.
La mostra, introdotta da testi di Angelo Monti e Roberto Borghi, potrà essere visitata dal martedì al
venerdì dalle 15.00 alle 19.00, e il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 19.00.
Nato a Milano nel 1966, Stefano Seneca ha uno studio di architettura a Como. Quella presso la ex
chiesa di San Pietro in Atrio è la sua prima, ampia personale.
«I lavori di Stefano Seneca – scrive Angelo Monti - intendono raccontarci alcuni frammenti che il
nostro frettoloso sguardo quotidiano, spesso, percorre senza cogliere. In questo, parafrasando una
bella frase di un grande architetto contemporaneo, Peter Zumthor, l’intenzione non sembra tanto
quella di provocare delle emozioni, quanto di ammetterle, a partire dalle proprie. Un invito a fissare
un’immagine non per determinarla e definirla, ma piuttosto per sollecitare riflessioni che vadano
oltre il foglio impresso dall’acqua e dal colore. Anche l’uso della tecnica dell’acquarello mi sembra
risponda a questa sollecitazione. Un uso non accademico in Stefano, ma che aspira a fissare un
gesto semplice e insieme definitivo.
Il piccolo paradosso è che questa tecnica apparentemente di getto è lontanissima dalla cultura della
fretta di questa nostra contemporaneità. Dietro un gesto di sintesi c’è, nei casi migliori, una ponderata
fase di osservazione e, quando il pennello intriso d’acqua scorre sul foglio, porta con sé tutta la
“lentezza” delle scelte. I taccuini di viaggio, poi, appartengono a una tradizione profondamente
legata alla cultura dell’architettura. Sono raccolte di segni, spesso solo abbozzati, che anche grazie
alla ritualità – i fogli, i pennelli, la preparazione - fissano suggestioni, storie, empatie con quello
spazio e in quel momento».
«Anche nelle rare volte in cui presentano un taglio obliquo – scrive Roberto Borghi – gli acquerelli di
Stefano Seneca sono caratterizzati da sguardo decisamente frontale. In queste opere si riscontra
una tensione a tradurre nell’immagine la realtà, ad affrontarla senza complessi di sorta, che ha un
sapore gradevolmente antico. Per il resto tutto è moderno, e anche molto attuale: un cromatismo
semplificato e mentale, ma con la giusta densità espressiva, un’attitudine alla sintesi e alla leggerezza
della composizione che allo stesso tempo non è mai vaga, e in alcuni casi anzi è sorprendentemente
precisa. Il binomio “leggerezza e precisione” (ovvero quanto di più consono all’arte migliore degli
ultimi decenni) passa però in secondo piano rispetto al piglio diretto del punto di vista.
Può anche darsi che la frontalità sia una conseguenza dell’immediatezza, della scioltezza richiesta
dalla tecnica dell’acquarello. E’ possibile tuttavia che i termini del discorso vadano invertiti: la scelta
della tecnica è semmai la conseguenza di un atteggiamento di base, della consapevolezza di potersi
rapportare istintivamente, fermamente con il reale. O perlomeno con quella parte di realtà costituita
dall’architettura, che fa da soggetto a tutti gli acquarelli, e che viene quasi ricapitolata attraverso una
serie di edifici paradigmatici».
Sabato 8 marzo 2014 alle 18
Ex chiesa di San Pietro in Atrio
via Odescalchi 3 a Como
martedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00, e il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 19.00
Ingresso libero