Leonardo Santoli e Gianfranco Sergio. I due pittori sono accomunati da una poetica ludica e irriverente ispirata allo stile figurativo del Secondo Futurismo e che adopera lo strumento dell'allegoria.
a cura di Edoardo Di Mauro e Alessandro Novazio
Per intitolare la mostra di Leonardo Santoli e Gianfranco Sergio, Servitori di due padroni, i due curatori Edoardo Di Mauro e Alessandro Novazio hanno preso spunto dalle affinità dei due autori e dagli Arlecchini di Santoli.
Gli artisti sono accomunati da una poetica ludica, irriverente ma al tempo stesso colta e consapevole.
Leonardo Santoli appare alla ribalta dell’arte italiana negli anni Ottanta. Influenzato dalla linea concettuale e comportamentista degli anni Settanta Santoli non si limita a un ricalco di schemi precedenti, ma ribalta i termini della questione collocandosi nella scia di autori atipici come Boetti, Mondino ed Ontani. Nella parte finale degli anni Ottanta realizza la serie Arcaica, caratterizzata da composizioni aniconiche risolte con la modalità di una astrazione concreta, sul modello del MAC anni Cinquanta.
In seguito l’autore sviluppa le Mappe, cartografie bizzarre e variopinte che si ispirano all’incerta ricerca dei confini del mondo tipica dei tempi antichi, per passare a quelle dei Personaggi e degli Animali, dove il registro dell’autore opera un corto circuito tra passato e presente, tra repertorio pop e mitologia, con un effetto finale di indubbia coinvolgente originalità. La ricerca costante rivolta verso gli stereotipi culturali, abilmente condotti nella dimensione globale del presente, è evidente nella serie degli Arlecchini dove la tradizionale maschera italiana veste i panni di personaggi calati in pose di quotidianità, di balletto e di sfida, sullo sfondo di intensi e fitti patterns cromatici.
Gianfranco Sergio esordisce giovanissimo nei primi anni Ottanta con una importante personale alala storica galleria Rinaldo Rotta di Genova.
Le opere di quel periodo oscillano da matrice astratta – organicista, ad altre vivacizzate da un dinamico puntinismo che evoca i pixel dell’immagine digitale.
La fase successiva degli anni Novanta vede sviluppare un ampio repertorio oggettuale e installativo. L’artista racchiude frammenti di memoria all’interno di contenitori simili a scrigni di un vissuto personale e si cimenta nella creazione di macchine e velivoli futuribili.
Dopo l’esperienza di ricerca sul tridimensionale Sergio torna alla pittura concentrando il suo interesse sulle forme sinuose, curvilinee, aguzze e coniche che aveva già sperimentato in precedenza.
Come Santoli propone uno stile figurativo dove elementi tratti dalla sperimentazione del Secondo Futurismo, Balla, Depero l’aereopittura, si congelano talvolta in interni e paesaggi di maggiore volumetria formale e sospensione metafisica, sempre contraddistinti da una giocosa e non banale ironia, in grado di parlare del presente adoperando lo strumento dell’allegoria.
Info 338 9077600 alessandro.novazio@gmail.com
Giovedì 3 aprile inaugurazione ore 18.00
Sala della Vasca Birrificio Metzger Centro di Cultura Contemporanea
via Pinelli 63/a Torino
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