Macchia, Impressione, Inganno. Differenti cicli di lavori con i quali l'artista recupera i linguaggi e le filosofie proprie della contemporaneita' e della societa' delle immagini.
a cura di Gaetano Salerno
In collaborazione con
Spazio Illimitè
Organizzazione e comunicazione
Segnoperenne
Spazio Illimitè
Si inaugura sabato 12 aprile 2014, alle ore 17.30, presso lo Spazio Illimitè di Venezia Mestre, nella nuova
sede di P.le Candiani 29 da poco inaugurata, Macchia, Impressione, Inganno, personale dell’artista
Maurizio Bucca, pittore e scultore attivo a Mestre, città dove è nato nel 1966 e dove tuttora risiede e lavora
(atelier presso gli spazi di Forte Marghera – Padiglione Palmanova).
La mostra, visitabile fino a venerdì 25 aprile 2014, è curata e presentata dal critico d’arte Gaetano Salerno in
collaborazione con Segnoperenne e Spazio Illimitè, negozio – spazio espositivo da tempo contenitore di
interessanti appuntamenti artistici e culturali.
Maurizio Bucca, artista eclettico e creativo, conduce una ricerca sui linguaggi propri della pittura utilizzando
materiali di recupero quali le plastiche e il ferro (lavorati a caldo, con il fuoco vivo e il phon) con i quali crea
singolari lavori concettuali, sia pittorici che scultorei, recuperando con immediatezza formale esperienze
culturali del Novecento quali l’Astrattismo, l’Action painting, l’Informale, la Pop Art, l’Arte povera per
interrogarsi sul potere della finzione e dell’inganno visivo proprio della pratica del dipingere.
Sarà presentata al pubblico una selezione critica di differenti cicli di lavori, alcuni già esposti in precedenti
occasioni, altri appositamente realizzati per l’evento mestrino: composizioni e assemblaggi di piccole, medie e
grandi dimensioni e sculture dal vago sapore pop, con i quali l’artista recupera (gioco e citazione) i linguaggi e
le filosofie – non solo artistiche – proprie della contemporaneità e della società delle immagini.
Utilizzare la plastica colorata riciclata, solitamente impiegata per imballaggi di pallet industriali, il nylon, la
plastica delle bottiglie, rappresenta per Maurizio Bucca un modo per rivitalizzare e impreziosire un materiale
considerato poco nobile ed estraneo ai linguaggi aulici dell’arte; gettate via nella vita reale le plastiche vengono
selezionate e adoperate proprio per la loro duttilità e per l’inganno materico grazie al quale, dopo essere state
lavorate con fusioni e bruciature, divengono simili a pigmenti e pennellate sulla tela.
Scrive dell’artista il critico Gaetano Salerno:
“Quello che apparentemente potrebbe sembrare infatti colore, energica pennellata tracciata con dinamiche
aggressioni della tela, è invece plastica industriale che l’artista da tempo recupera e riutilizza per creare
l’illusione del pigmento, per organizzare una forma di comunicazione spinta ben oltre le seducenti e traslucide
superfici; usando il linguaggio pittorico, senza tuttavia ricorrere ad esso, l’attenzione dell’artista si concentra
così sui principi propri del dipingere e sul valore dello sguardo nei confronti di ciò che potrebbe essere ma in
realtà non è, ridiscutendo il paradigma proprio dell’arte contemporanea secondo il quale nulla può essere
contemporaneamente vero e verosimigliante”.
Prendono vita infatti nei lavori di Maurizio Bucca accostamenti di colore, sovrapposizioni, piegature, trasparenze
e velature inaspettate, simili ad azioni pittoriche ortodosse, condotte con pennelli e colori.
L’artista, a proposito della sua ricerca, dice: “Ho scelto questi materiali, il ferro e il filo spinato, per la loro
fisicità di lavorazione, per il rischio sempre in agguato di pungerti e di ferirti che ci ricorda di non distrarsi e ci
obbliga ad un rapporto sempre vigilie e attivo con gli elementi; della plastica invece amo la velocità
d’esecuzione alla quale mi obbliga, molto simile in questo aspetto alle rapidità del mio carattere. Entrambi gli
elementi sono poi accomunati dal fuoco che utilizzo per modellarli e piegarli fino alla forma desiderata. Il fuoco
è un elemento che mi ha affascinato fin da piccolo, quando giocavo proprio con i sacchetti di plastica trovati per
strada; con il fuoco li fondevo e li bruciavo, osservando le loro trasformazioni, le stesse trasformazioni che
ricerco oggi creando le mie opere e che mi consentono di ispirarmi ad alcune tecniche usate nella pittura
tradizionale”.
E’ dunque ben presente nel lavoro di Maurizio Bucca un valore culturale tradizionale, frutto dello studio condotto
nel campo delle Avanguardie Storiche e dei movimenti del dopoguerra, unito sia ad una ricerca creativa che
pesca elementi emozionali nel proprio passato, nelle esperienze vissute e rievocate con forza da questi lavori,
sia ad un atteggiamento critico nei confronti di una società dei consumi che velocemente utilizza i propri
prodotti e se ne libera ignorando il loro valore potenziale; tre spunti di analisi (e tre filoni di ricerca paralleli)
attraverso i quali conferire ad ogni oggetto artistico un rimando emozionale intrinseco necessario per condurre
l’opera oltre la bellezza seducente dei policromatismi plastici, oltre le trame delle increspature, oltre le macchie,
le impressioni e gli squarci, fino al filo spinato che ci svela l’inganno, una verità ultima ma necessaria per
risvegliare la nostra capacità critica e non cedere ai facili inganni offerti dalle arti contemporanee.
L’artista sarà presente in occasione della vernice di sabato 12 aprile 2014 (inizio ore 17.30), introdotto dal
critico d’arte Gaetano Salerno.
Inaugurazione: sabato 12 aprile 2014, ore 17.30
Spazio Illimitè
Via Ospedale 53, Mestre
Orari: da lunedì a sabato, ore 9.30-12.30 e 16.00-19.00
Ingresso libero