La Corte Arte Contemporanea - Associazione Culturale
La mostra nasce da tre diversi progetti personali, articolati secondo le singole ricerche artistiche portate avanti da Giovanni de Gara, Jonathan Tegelaars e Marco Zamburru.
La mostra presentata a La Corte Arte Contemporanea nasce da tre diversi progetti molto personali, articolati secondo le singole ricerche artistiche portate avanti da Giovanni de Gara, Jonathan Tegelaars e Marco Zamburru, rivelandosi però ben capaci di dialogare perfettamente tra loro pur partendo da diversi presupposti. Il filo che li accomuna è quello della parola, scritta o stampata, parola come segno che si evolve fino a diventare mero tratto grafico. Ogni artista ha quindi sviluppato il tema in maniera autonoma, sulla base della propria personale visione, spaziando dall’oggetto libro, come nel progetto di de Gara, fino ad arrivare all’essenza stessa del significante e del segno, in particolare nei lavori di Zamburru e di Tegelaars.
Giovanni de Gara
THE REAL STORY OF A TREE
I libri di Giovanni De Gara sono ricavati da scarti di legno recuperati da mobili da buttare, pancali rotti, scarti di falegnameria. Niente è stato aggiunto o tolto: graffi, cicatrici, timbri, scritte raccontano gli anni della vita di un albero e ne ripropongono le vicende come veri e propri reperti della nostra civiltà.
L’artista si è limitato riquadrare e smussare i pezzi di legno, numerandoli a mano e catalogandoli uno a uno, in modo da renderli pronti per essere archiviati e collocati sugli scaffali insieme ai loro nipoti cartacei, in una sorta di ri-allineamento genealogico. Ognuno di questi libri racconta quindi una storia, ma lo fa senza lasciarsi sfogliare; resta una scatola nera, ermetica che – pur nell’estrema semplicità del suo linguaggio – ripropone la densità di un mistero da decifrare e - volendo - interpretare.
Ciascun volume è, però, anche una scommessa chiara: trasformare degli scarti di legno in alberi vivi. Come? Una parte del ricavato proveniente dalla vendita di questi libri sarà impiegata per piantare un albero nelle zone più bisognose del mondo. Da un pancale a fine vita e dai 50 libri tascabili da esso ricavati nasceranno 5 alberi e con loro un habitat migliore per la popolazioni locali (visualizza la crescita del bosco su www.therealstoryofatree.com).
Marco Zamburru
NIENTE.
"ovvero una pseudo opera sull'arte comparata a oggi, e al valore estetico della parola come immagine".
La materia spessa, i calcinacci utilizzati, il monocromo vogliono creare una separazione tra ciò che può essere visto e ciò che non può. Tra ciò che può o non può essere fatto, esternato e acquisito.
La serie dei cosi detti "Muri", che è parte sostanziale del mio percorso espressivo, sono usati concettualmente come una metafora: sono allo stesso tempo ostacolo e unico mezzo di comunicazione possibile. Come prigioniero dei propri spazi l'uomo si muove all'interno del proprio limite fisico, intellettivo, e comunicativo. Esiste veramente la comunicazione? Cosa comunichiamo o possiamo? Ma soprattutto, come?
Veri e propri Muri su tela o altro supporto. Per mettere l'osservatore di fronte ad una ennesima barriera. Alla domanda, alla separazione-unione, alla provocazione, al confronto. I lavori esposti possono anche non essere immagine. Anzi al contrario, spesso, non descrivono, sono "facciate" che esternano l'importante per nascondere il fondamentale. Sono il minimo indispensabile. Le parole utilizzate sono immagini e le immagini sempre parole. Entrambe, però, abusate, cariche di infiniti significati, alimentano
il raid-fraintendimento su cui si basa la società contemporanea. La Menzogna quale è? O dove l'errore in ciò che facciamo, siamo, e esterniamo nell'ambiente che ci circonda? Le superfici cariche di solchi, ruvide, sembrano essere delle eco lontane di simboli. Di-segna, cercando di derappresentare l'esprimibile con una sintesi formale misurata, per cercare di arrivare a toccare un Altro Sensibile (la descrizione qui non è importante, non serve più). Sono suggestioni piatte, apparentemente chiuse o pesanti. Sono piccoli aneliti poetici. I lavori abitano, con i piedi piantati per terra, nel campo di mezzo, quello del limite, del paradosso della comunicazione, quindi del limite dell'Artista, tra la riuscita e il fallimento, cercando l'essenziale, un’estetica che deve potersi caricare di più significati possibili per arrivare a essere un po’ più verità o meno errore. Ciò che si mostra, è diverso da ciò che si espone, e nasconde ciò che è realmente, e suggerisce ciò che può essere ombra, percezione.
Marco Zamburru
Jonathan Tegelaars
FLOEMA
Il lavoro di Jonathan Tegelaars ruota attorno al segno, scavando la materia, sia in senso letterale che metaforico, fino ad arrivare al cuore. L’attenzione di Jonathan per i materiali lo porta a sezionare vari tronchi di olivo, ottenendo dei dischi dei quali gli interessa mettere in risalto il cuore. Scavare nell’essenza, fino a trovare il significato nascosto, sentire la parola come un segno che ricorre nelle venature del legno. Lo stesso floema in botanica viene spesso indicato anche come libro, il cui compito essenziale è quello di trasmettere la linfa. Come la parola che deve veicolare il messaggio. Per certi versi quindi si può vedere nell’opera Floema una connessione, almeno per lo spirito che anima la ricerca, con l’indagine ungarettiana sulla parola: la narrazione poetica e la parola rappresentano per Ungaretti un mezzo di conoscenza di se stessi, qualcosa attraverso cui indagare l'ignoto che vive dentro ciascuno di noi.
Inaugurazione 8 maggio ore 18
La Corte Arte Contemporanea - Associazione Culturale
via de Coverelli, 27 Firenze
lun-sab 16-19
Ingresso libero