Palazzo Comunale
Ranzo (IM)
Via Umberto (Borgo di Ranzo)
0183 318085
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Liliana Cecchin
dal 10/5/2014 al 24/5/2014
9-12 e 15-19

Segnalato da

Liliana Cecchin



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Liliana Cecchin



 
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10/5/2014

Liliana Cecchin

Palazzo Comunale, Ranzo (IM)

Gente di Ranzo. Storie di terra, di vigne, di ulivi. L'artista ha voluto raccontare questa terra prendendo spunto da un certa ritrattistica inglese.


comunicato stampa

La gente di Ranzo nei ritratti di Liliana Cecchin
Alessandra Redaelli

Milena siede serena, lo sguardo dritto negli occhi dello spettatore. Alle sue spalle la roccia dura, a cui quel corpo solido pare abituato. E tra le rocce, caparbio, un germoglio che sta per diventare pianta. E’ così, la gente di Ranzo: forte e concreta, così profondamente legata alla sua terra da dare l’impressione di farne parte in modo viscerale, fisico. Come Wanda, il sorriso cauto che mitiga una certa durezza dello sguardo e poi quei capelli gonfi, il cui colore pieno, autunnale, sembra giocare con i riflessi delle foglie che le fanno da sfondo. O come Pietro il campanaro – la risata birichina tra le rughe antiche – la cui zazzera candida pare presa dalla stessa danza che muove le chiome dell’albero dietro di lui. Liliana Cecchin li ha dipinti con amore, entrando giorno dopo giorno – in qualcosa come quattro anni di lavoro – nelle loro vite, nel loro quotidiano scandito da ritmi senza tempo. Ne ha conosciuto i caratteri e gli umori, le abitudini e le passioni. Ha condiviso con loro tempo, parole e i lunghi silenzi magici della posa, della scelta dell’inquadratura perfetta. E loro si sono prestati con pazienza e curiosità. Un po’ sospettosi, all’inizio, com’è giusto che sia, e poi sempre più divertiti e coinvolti da un gioco che stava diventando un pezzo della loro storia.

Scoperta questa terra quasi per caso, folgorata dalla natura, dai colori, dalle persone, Liliana Cecchin ha voluto raccontarla prendendo spunto da un certa ritrattistica inglese che della gente di campagna ha fatto il suo soggetto privilegiato. Ha voluto raccontare un mondo attraverso i suoi volti, insomma. E lei non è nuova, ai volti. E’ una ritrattista attenta e appassionata, capace di restituire un’anima sulla tela ricostruendola fedelmente con il suo pennello preciso e infallibile. E’ anche una pittrice di folle. Una pittrice di città attratta dagli ambienti affollati, dalla gente frettolosa, dai non-luoghi dove si passa di corsa, ci si urta senza guardarsi, si convive senza rendersene conto e si trascorre un tempo che la mente tende a cancellare, a considerare il tempo perso degli spostamenti. Ecco, da quelle affollate stazioni ferroviarie, da quelle frenetiche fermate di metropolitana, Liliana Cecchin è venuta qui, a Ranzo, e ha deciso che il tempo che avrebbe dipinto qui sarebbe stato un tempo “altro”. Quasi come per una vacanza dalla sua folla cittadina, l’artista ha messo lo zoom al pennello e si è concentrata solo sui volti. E lì, su quei volti, ha colto un tempo da narrare. E’ il tempo stratificato nelle rughe incise dal sole e dal vento, il tempo dei ricordi gelosamente conservati dietro uno sguardo timido, a tratti quasi scontroso, che non si concederà mai completamente. Oppure il tempo che passa come un ricordo fugace negli occhi di Adele, persi lontano, in un punto fuori campo che lo spettatore non può vedere.

E per dipingere quel tempo ha scelto un registro in cui si fondono realismo fotografico e luci morbide e cangianti, esattezza e poesia. Come nel ritratto di Petrin, quasi un’icona con quella figura perfettamente centrale. La scelta del controluce regala al personaggio un’aura vagamente mistica, illuminandone completamente la parte destra del volto per lasciare la sinistra più in ombra. Lo sguardo corre dal panneggio della camicia ai volumi pieni – che regalano alla figura una terza dimensione, facendola quasi uscire dallo spazio del quadro – e poi si ferma ipnotizzato sulla vena turgida, pulsante, che corre lungo il braccio destro come un fiume carico di ricordi, di storie, di fatica. E poi c’è Padre Marco, con le mani ben piantate sulle ginocchia e il bel viso da attore che guarda spavaldo lo spettatore, mentre il suo carattere un po’ guascone si rivela nella tonaca appena sollevata a mostrare un lembo dei jeans.

E Pin, anche. La sua azienda agricola è uno dei fiori all’occhiello della zona e lui, il sorriso stanco e fiero sotto il cappellino di tela, guarda lo spettatore, mentre alle sue spalle si snodano al sole i filari ordinati dei suoi vigneti. E c’è Agnese. Di questa donna, sindaco deciso e combattivo, innamorata della sua città e sempre in prima linea, l’artista coglie il lato più delicato e femminile. Quasi civettuola, con un abito nero scollato, il viso appoggiato alla mano, la fa posare su una poltrona floreale che sembra catturarla in un abbraccio. E accanto ai toni scuri del vestito, all’incarnato roseo, i fiori della stoffa esplodono come una musica, dipinti uno per uno con una perizia che rasenta il trompe-l’oeil. E ancora, sulle tele di Lilana Cecchin scorrono gli ulivi e le botti, gli angoli di bosco e gli scorci di vita quotidiana. In un percorso che si legge come un grande romanzo corale.

altre sedi:

Az. Agricola A Maccia Borgo di Ranzo
Casa Pro Loco - Borgo di Ranzo
Az:La fattoria Costa Bacelega (Ranzo)

Inaugurazione 11 maggio ore 11

Palazzo Comunale
Via Umberto (Borgo di Ranzo) Ranzo (IM)
9-12 e 15-19
ingresso libero

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