If There is a Last Summer Morning. Le sue fusioni e scomposizioni di oggetti storicamente legati alla sua vita privata, sottolineano il prezzo della memoria, che accomoda i fatti e i ricordi in schemi gestibili.
Vediamo la creazione, la memoria, il ricordo, come processi positivi. Anche letteralmente: pongono in
essere qualche cosa che prima non c’era, o lo preservano dagli attacchi del tempo, e ciò facendo ne
causano un aumento di valore.
Il filosofo Georges Bataille ha riflettuto a lungo sulle cause degli aumenti
di valore: di un prodotto, mediante il furto legalizzato dell’autonomia sulla propria forza-lavoro; di uno
spettacolo, mediante il dispendio, lo spreco inutile, di risorse e sfarzo; di una nozione morale, mediante il
sacrificio che esso impone a chi voglia farne un cardine della propria vita. L’aumento di valore coincide
per Bataille con il sacrificio, con la perdita pura: e tanto più consistente e irreversibile sarà tale perdita,
maggiore sarà il valore che essa creerà. Quale parte, del valore di una cosa, è il suo valore aggiunto? È la
parte maledetta, che risulta dal sacrificio.
L’intera opera di Alek O. sembra un tentativo di isolare, e mettere in luce, questa parte maledetta. Le sue
fusioni e scomposizioni di oggetti storicamente legati alla sua vita privata, per farne forme geometriche
quasi regolari, accattivanti esteticamente ma rese irriconoscibili, sottolineano il prezzo della memoria, che
accomoda i fatti e i ricordi in schemi gestibili, ne fa iconcine prezione, al prezzo di alterarne
irreversibilmente la materia. I suoi quadri ricamati, quasi geometrici, nascono dal tentativo di ricondurre a
un ordine (sia estetico che logico) la materia disordinata ma personale di un maglione indossato per anni:
e ciò facendo, naturalmente – creando un’opera d’arte, cristallizzando un ricordo – ne distruggono per
sempre l’oggetto di partenza, sublimandone il valore affettivo nel valore estetico dell’oggetto finale. Il suo
autoritratto, nel suo essere performativo anziché constativo, è reso possibile da un sacrificio, solo in nome
del quale l’opera acquisisce il suo senso (sia estetico che logico: il titolo, appunto).
Sono tre modi per
riflettere su come attribuiamo un senso a una cosa (con il ricordo, con il pensiero, con la creazione di
un’opera d’arte): e su come ciò arricchisca e al contempo alteri irrimediabilmente la cosa stessa.
Che cosa resta degli oggetti originali, dei ricami disciolti, dei capelli tagliati? Niente, niente; ce n’è una
traccia ipotetica nei racconti intorno alle opere, se ne avverte l’ombra nelle spiegazioni, nei titoli. Come la
materia oscura, invisibile ma postulata per spiegare le forze che impediscono la disgregazione
dell’universo, il loro influsso è quello che garantisce unità e senso agli oggetti finali. Ciò che erano stati li
determina ancora, a distanza; pur non esistendo più, ne è ancora parte. Chissà quale può essere, di questa
parte, il nome.
Vincenzo Latronico
Alek O. (b. 1981, Buenos Aires, vive e lavora a Como) si è laureata in Industrial Design, presso il Politecnico di Milano
nel 2005. Tra le mostre personali recenti e future: Frieze Focus, London e Frutta, Roma (2014); Meessen De Clercq,
Brussels e Mostyn, Llandudno (2013); Gallery Vela, London (2010). Tra le mostre collettive recenti e future: Laura
Bartlett Gallery, London (2014); Frutta, Rome (2013); Marianne Boesky Gallery, NYC, Francesca Minini, Milano,
Supportico Lopez, Berlin, Fondazione Casa Giorgio De Chirico, Roma, Galleria Lia Rumma, Napoli (tutte nel 2012);
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Palazzo Re Rebaudengo, Guarene, Cuneo (2011); Castello di Rivoli, Torino,
Norma Mangione Gallery, Torino (2010); Lisson Gallery, London and Annet Gelink, Amsterdam (2009).
Durante l’opening presenteremo all’interno di Hadrian, la nostra project space, Shame Baby, Baby Shame,
una video installazione dell’artista e scrittrice Rosa Aiello (a cura di Alex Ross).
Simultaneamente la galleria T293, Via G. M. Crescimbeni 11 Roma, inaugurerà dalle 19.00 alle 21.00 la
mostra personale di Alberto Tadiello, da titolo AMADABLAM .
Image: Alek O., Tangram, 2014, Stretched Cotton Fabric from Curtains, 160 x 270 cm
Opening: March 23 at 7 pm
Frutta
Via G. Pascoli 21, Roma
Ingresso libero