Sguardi dal secolo breve. La concretezza figurativa dei ritratti scaturisce dal forte realismo di cui sono pregni, ottenuto per mezzo di pennellate essenziali e nuovi accostamenti cromatici.
a cura di Arianna Sartori
Camille Claudel, Borges, Beckett, Modigliani, Jeanne Hebuterne il poeta Dylan Thomas, Kerouac e altri ancora appartengono alla nuova galleria di ritratti che Antonio Miano ha dipinto con esasperazioni crude di un con-trollato espressionismo addensato di colore. Ritorna, nell’opera di Miano, la centralità del ritratto inteso sia “come matrice di una mitologia contemporanea” (G. Ossola) sia, in senso più ampio, come “fantasia creativa che porta al centro della molteplice rappresentazio-ne umana” (F. Buzio Negri).
“Sono volti deturpati dal segno scattante e deciso, come se in esso si esprimesse la traccia profonda di una rapi-nosa malattia più dell’anima che della carne. (C. Zanini). Questa nuova serie di ritratti, del contemporaneo, accende l’interesse dello spettatore grazie all’energia evocatri-ce che caratterizza ciascun opera della presente esposizione.
“La concretezza figurativa dei ritratti qui presentati scaturisce dal forte realismo di cui sono pregni, ottenuto dall’artista per mezzo di pennellate essenziali e drammatiche nonché grazie ai nuovi accostamenti cromatici che sembrano “inaugurare” una nuova fase della ricerca pittorica di Miano. Da questa particolare poetica deriva la successiva produzione dell’artista, dedicata al tema del ritratto, suggerito da una fotografia, che risulta trasfigurata da una pittura che, abbandonata la politezza iconica dei lavori prece-denti, arriva a un carattere maggiormente espressivo, nel quale la certezza visiva della riproduzione fotografica subisce una rilettura condizionata da una visione partecipata e soggettiva.
Miano costruisce così una straordinaria galleria di ritratti, ispirati a personaggi celebri della nostra storia più re-cente, come artisti, poeti e musicisti, scelti dal pittore attraverso una emozionata sintonia visiva, che però sot-tende anche una affinità esistenziale: e così ogni ritratto, oltre a definire un catalogo di miti della modernità, rac-conta una parte della biografia dell’artista, che in questi nuovi eroi, dalla vita spesso incerta e tormentata, rico-nosce una parte di se stesso.
Le fisionomie dei volti cominciano adesso a sfumarsi e a decantarsi in una visione sintetica, nella quale prendo-no il sopravvento sulla mimesis pittorica colori innaturali e segni decisi, generati da una approfondita rivisita-zione mentale.
Dai ritratti Miano passa quindi alle opere più recenti, la cui genesi compositiva trova la sua ragione ancora nel realismo dell’immagine fotografica, che però muta e si declina in narrazione densa di venature più esplicitamen-te autobiografiche.
Le dimensioni dei dipinti cambiano, arrivando a misure notevoli, che permettono il complicarsi del messaggio, arricchito da elementi diversi, che diventano frammenti di un racconto interpretabile solo intuitivamente, al di là di ogni logica o consuetudine narrativa.
Nella grande tela intitolata 22 febbraio, vediamo riunite varie immagini, quali il ritratto di un bambino, quello di una donna, un quasi intellegibile marinaio, un cervo, un polpo, una camicia di forza: ogni icona allude un signi-ficato simbolico legato alla biografia dell’artista, qui evocata attraverso il ricordo di un’infanzia trascorsa tra in-quietudini assimilate a piovre dai tentacoli giganteschi e fierezze tipiche di animali nobili e solitari. La forma pit-torica concorre alla dimensione espressiva della narrazione, rendendola partecipata attraverso una pennellata che descrive il percorso creativo dell’artista e che pare dettata da un’urgenza comunicativa placata solo dal risul-tato finale fissato sulla tela.
Altri frammenti di una memoria visiva che si intride di ricordo esistenziale emergono nella Moto di Lawrence d’Arabia e nei due impermeabili di Humphrey Bogart e di Jack Kerouac, opere che valgono come esempio del meccanismo poetico messo in atto da Miano, segnato dalle affinità elettive con le vite di questi personaggi. Coerente in tutta questa serie di lavori è poi l’effetto finale della composizione pittorica, che vive di atmosfere caliginose e plumbee, ottenute con una tavolozza che frequentemente attinge al grigio, sul quale possono però squillare, come in una pausa vitale, timbri contrastanti.
Non mancano poi citazioni più colte, come nei quarti di bue ispirati all’arte di Francis Bacon o come nella rivisi-tazione del Fauno Barberini di Monaco di Baviera, testimonianze di come la memoria di un artista risulti sempre segnata, oltre che dai ricordi della vita vissuta, anche dalle immagini che lo sguardo incontra nel tempo dell’esistenza. L’opera di Antonio Miano, pittore che nel nostro liceo ha lungamente insegnato scultura, si propone quindi at-traverso un interessante percorso, che riflette le temperie dell’arte più recente, dall’ultimo novecento a oggi”.
Francesca Pensa
Antonio Miano nasce a Roccafiorita (Messina) nel 1949, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ha insegnato al Liceo Artistico di Brera di Milano e si è occupato di pittura, xilografia e mosaico. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all’estero, tra le quali si segnalano: X Quadriennale di Roma nel 1975, Salon de la Jeune Peinture a Parigi nel 1976 e nel 1978, Arte in Permanente alla Permanente di Milano nel 1990, Memorie di porte mai attraversate a Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1991, Triennale dell’incisione alla Permanente di Milano nel 1990 e 1994, XXXII Biennale d’Arte Città di Milano alla Permanen-te nel 1994, Venature a Berlino nel 1995, Metropoli a Lacchiarella nel 1996, Geliehte Sachen, Mailand Kunstler alla Galleria Bertan Grass di Innsbruck nel 1997, Atelier a La Posteria di Milano nel 1998, Figurazione a Milano alla Posteria di Milano nel 2000, Nove cantieri d’immagine a Milano sul tema dell’arte pubblica allo Spazio Venti Corren-ti di Milano nel 2001, Naturarte a Lodi dal 1998 al 2002, Europe Art Laguages in varie sedi tra 2002 e 2003, Cinque artisti a Milano alla Cascina Roma di S. Donato Milanese nel 2003, 5 in volo alle Officine del volo di Milano nel 2005, Cinque artisti a Milano a Jorge Alcolea Arte Contemporaneo a Madrid sempre nel 2005, Venature 1988-2008 allo Spazio Guicciardini di Milano nel 2008, Magenta e il suo rosso alla Casa Brocca di Magenta nel 2009, Infinito naturale alla Chiesa dell’Angelo di Lodi nel 2010, Premio Morlotti a Imbersago nel 2010 e Premio Maccagno a Maccagno sempre nel 2010.
Ha tenuto varie personali, alla Galleria Camille Renault di Parigi nel 1975, alla Galleria Amnesia di Alessandria nel 1986, al Nord-Est Caffè di Milano nel 1998, a Villa Pomini di Castellanza (VA) nel 1999 e alla Galleria Fon-tana di Milano nel 2002.
Inaugurazione mercoledì 4 giugno alle ore 18
Arianna Sartori Arte and Object Design
via Cappello, 17 Mantova
lun-sab 10-12.30 e 16-19.30. Chiuso festivi
Ingresso libero