Kafoo Matsui
Suifoo Sato
Shofoo Suetomi
Setsufoo Yoshida
Hiroki Okabata
Sachie Watanabe
Junko Tada
Katsumi Fujiwara
Shikifoo Tomaru
Gioia per gli occhi, cibo per l'anima. L'Ikebana e' l'antichissima arte di comporre cio' che appartiene al mondo vegetale, in artistiche creazioni ricche di significati simbolici.
La mostra che abbiamo il piacere e l’onore di ospitare presenta sedici Artisti giapponesi rappresentativi delle nuove tendenze artistiche del loro Paese con un moderno e, almeno per noi, insolito connubio tra arti figurative, quali la pittura e la fotografia, e l’ikebana.
L’Ikebana, o Kado come fu chiamato alle origini, è l’antichissima arte di comporre non solo i fiori ma tutto ciò che appartiene al mondo vegetale, in artistiche creazioni ricche di significati simbolici. La tecnica del KADO SOOFO-KAI in particolare valorizza il concetto di “Cammino interiore” che caratterizza la cultura giapponese e che si esprime appunto con l’impiego di qualsiasi tipo di pianta e la libertà di utilizzarne ogni parte.
Il Maestro di IKEBANA SOOFO-KAI Kafoo Matsui insegna come questa libertà di scelta creativa possa aiutare a scoprire caratteristiche di noi stessi che non conoscevamo e guidarci verso la conoscenza del proprio Io più profondo. L’opera presentata è “Ohtotsu” ossia Concavo e Convesso, simboli delle due entità da cui si origina la vita dell’essere umano.
Suifoo Sato presenta l’opera dal titolo “Sei” (Puro). Da tredici anni Sato utilizza semi diversi e spezie per realizzare le proprie opere che rappresentano, per simbologie, lui stesso, la sua famiglia, gli amici, e in cui il colore è elemento assai importante ma fondamentale è l’equilibrio tra forma, colore ed utilizzo dei semi; per l’opera esposta ha utilizzato arachidi dipinte di un rosso brillante.
Shofoo Suetomi nella sua opera “Blue Bird” ha utilizzato materiali quali una base acrilica, fusione di stirene e un cespuglio di carta per rappresentare, con l’illustrazione, le piante e una poesia francese il paesaggio lungo la strada del viaggio di ricerca interiore.
Setsufoo Yoshida presenta due opere dalla grafica essenziale in bianco e nero, “Aruku” che significa Cammina, e “Miru” (Sguardo). Shufoo Endo con la sua composizione vuole significarci come si possa sentire l’esistenza dell’aria e il senso di libertà dalla vicinanza di un contenitore riempito solo d’acqua e di altri recipienti con piante. Chafoo Ohe esprime un concetto di amore e di pace da lui stesso ritrovate dopo un periodo di grandi turbamenti e riflessioni sui rapporti tra le persone (uomo e donna, genitori e figli, ecc.) e tra la natura e l’essere umano. La forza della vita è rappresentata dal fiore scolorito che ha perso splendore e idratazione ma, sebbene sfiorito, domina ancora ritto con la sua dignitosa imponenza.
OKABATA (Hiroki Okabata) pone l’accento sui contrasti, le differenze e le relazioni che le generano. Tutto nasce dalle relazioni interpersonali, che esistono anche durante i conflitti; successo e fallimento, speranza e disperazione, che noi stessi creiamo e che ci coinvolgono. L’artista è particolarmente attratto dagli opposti e dai contrasti e presenta due opere: “Shiho-happoh” (Tutte le direzioni): tutti hanno gioie, dolori e insoddisfazioni da sputare fuori, non tenere dentro di sé, e “Jibuniro” (Il proprio colore) ovvero tutti i colori che l’artista sente dentro di sé.
Sachie Watanabe coglie col suo occhio attento di abile fotografo l’aspetto umano nel suo scenario quotidiano, casuale e istantaneo, quando la personalità appare più spontanea e senza pose. Kayoko Ohyane per “Fuka”(la Schiusa) utilizza un contenitore metallico ovoidale da cui spuntano fiori e germogli, come dalla schiusa di un uovo nasce una nuova vita .
Koufoo Akita con “Cool Afternoon” (Freddo pomeriggio) esprime il suo concetto del susseguirsi di vita e morte nel tempo, e le sue opere ci comunicano che la bellezza dura dal momento in cui la pianta germoglia sino a dopo che la sua vita è finita. La scelta di un contenitore in vetro vuole mostrare quanta bellezza possa esserci anche in luoghi generalmente non visibili.
Shifoo Sako presenta l’immagine di un puro fiore che sboccia da una cascata e si riflette in un gioco di specchi. La caratteristica di questo artista è di dare il senso di movimento utilizzando piante sia fresche che pressate assieme a tessuti e filati.
Junko Tada ha realizzato la sua opera con piante aeree in sfere di delicata carta giapponese color terra, appese a rami di ciliegio. La loro leggera oscillazione e il colore richiamano il profumo della terra portato dal vento.
Masako Moriwake presenta due opere “The Prayers” (Preghiere) e “Tranquillo” (Serenità). L’ispirazione per la prima gli è derivata da una gigantesca arancia (Banpeiyu in giapponese) posta al centro dell’opera come un’offerta devozionale, una preghiera che si alzava spontanea da tutti i cuori dopo il terremoto del 2011. Attorno a questa offerta iniziale si sono aggiunti vari simboli rappresentativi della cultura nipponica: i colori rosso e bianco utilizzati nelle cerimonie, il bianco e il nero simboli del lutto, la gru simbolo di festa e di buon augurio: si pensa che realizzare 1000 gru di carta (origami) possa far realizzare un desiderio. La seconda opera è nata come espressione di connubio tra cose apparentemente opposte, da un lato un semplice e povero secchio di latta e dall’altro una superficie in lacca ne3ra e lucida che evoca l’Urushi con cui vengono confezionati i manufatti più raffinati, ed il feltro rosso usato nei templi e per la cerimonia del tè.
Gen (pseudonimo di Katsumi Fujiwara) propone una moderna interpretazione del concetto di Tokonoma. Nella cultura giapponese il tokonoma è un importante angolo del salotto destinato ad accogliere ikebana, foto o altre decorazioni, sempre essenziali, che si differenziano in base alle stagioni o a particolari ricorrenze. L’opera presentata rappresenta l’inverno mediante l’utilizzo di rami e di un kimono.
Shikifoo Tomaru presenta due opere: “After date” (Dopo la data) e “Sin is sin” (Il Peccato è peccato) con cui intende esprimere il proprio rapporto con il Redentore e come gli esseri umani non possano esistere senza il suo sangue e il suo sacrificio.
Rufoo Sato utilizza una delicata composizione floreale dal titolo “Enishi” (Connessione) per rappresentare tutte le connessioni possibili, tra le persone e con la cultura, rispettarsi e collaborare l’uno con l’altro, a volte intensamente e altre dolcemente.
L’insieme dei diversi stili ci regala un’armonica visione d’insieme della sensibilità artistica giapponese e di come pochi, essenziali elementi, possano esprimere una molteplicità di concetti e sentimenti; come anche un fiore o un semplice ramo possano servire a scandagliare l’animo umano.
Inaugurazione 10 giugno ore 18,30
Chie Art Gallery
viale Premuda, 2 Milano
Mar-Dom 11,30-19
Ingresso libero