Galleria Alberto Peola
Torino
via della Rocca, 29
011 8124460 FAX 011 19791942
WEB
Gulsun Karamustafa
dal 4/2/2004 al 20/3/2004
011 8124460 FAX 011 8396467
WEB
Segnalato da

Alberto Peola




 
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4/2/2004

Gulsun Karamustafa

Galleria Alberto Peola, Torino

Galata: Genova (scavare finestrini). La liaison che annoda la citta' ligure e il quartiere turco


comunicato stampa

La mostra e' a cura di Teresa Macri'.

Gulsun Karamustafa e' una artista speciale perche' appartiene ad una categoria esclusiva e rara: quella degli imprescindibili. Quelli che, nello sterminato orizzonte artistico, collimano con le fondamenta di un pensiero, saldano le perimetrie del progetto, strutturano e rafforzano l'idea. La Karamustafa, infatti, e' una di quegli artisti che incanta ripetutamente, che spiazza per la variazione narrativa e che continua a sorprendere senza mai deludere.
Parallelamente Gulsun Karamustafa declina sul tempo la sua ricerca, sfibrandone la rapidita' con cui esso metabolizza, deglutisce e accantona, sempre piu' ineluttabilmente, la sempre piu' breve vita dell'artista. Sorvola le mode e le tendenze, depista i simulacri effimeri del gusto e le temperanze del gesto. Gulsun Karamustafa ha una freschezza intuitiva data dalla stessa intensita' con cui vive la sua vita e che riesce a translitterare in rappresentazione con un impeto congenito, attingendo ad una sorta di realismo radicale. Gulsun, infatti, si interroga, in una variazione costante di opzioni rappresentative, su quel limine incauto e prismatico dell'identita'. Un limine su cui ancora incombono rischi di retorica ed equivoci nazionalistici. Un limine che riesce a convogliare in quella che, giustamente, Zygmunt Bauman definisce ''modernita' liquida'', dato che e' proprio il suo stato di ''liquidita''' a farne scorrere un concetto cosi' fluido. ''L'identita' e' un concetto fortemente contrastato'' scrive sempre Bauman poiche', effettivamente, viene usato per ghettizzare e claustrofizzare uno stato d'essere che e' inenarrabile e incasellabile. L'identita' di un essere e' sostanzialmente la sua costruzione continua culturale e geografica, la somma delle multi-appartenenenze che tendono a giustapporsi fra loro.
Questo impetuoso campo che Bauman assimila ad un campo di battaglia: ''L'identita' nasce solo nel tumulto della battaglia e cade addormentata e tace non appena il rumore della battaglia si estingue'', combacia con la ellisse rappresentativa di Gulsun Karamustafa poiche' su quel limine arduo e fragile l'artista assomma le sue problematiche, svariatissime e immaginifiche. Su quella soglia poco confortevole, l'artista impegna tutta la sua leggera ragionevolezza, per rinnovare il suo sentire, irriverendo a quella monolitica e fuorviante significazione etnocentrista che esclusivizza l'identita' all'etnos, anzi, costruendone i suoi segmenti attraverso differenti allusioni: il gender, la religione, la classe, le differenze, la quotidianeita', la citta', lo svago, la politica, l'economia libidinale. Soglie d'appartenenza che si sciolgono come rivoli di rugiada per formare la stessa e inscindibile goccia d'acqua. Cosi' come le sue polimorfi pratiche artistiche si irrelano in quell'oggetto assoluto che e' costituito dalla rappresentazione del pensiero, senza la precostituzione di categorie di intervento: l'installazione, la fotografia, il video, l'audio intervengono, infatti, come strumenti desideranti nel suo ordito intellettuale, quello, appunto, che sostiene l'idea.

Galata: Genova (Scavare finestrini) titolo della mostra torinese ruota come un prisma sfaccettato e ibridante, appunto, sulla liaison che annoda la citta' ligure e il quartiere turco, una comunanza che deriva dalla storica colonizzazione di Galata (uno dei piu' antichi quartieri di Istanbul situato sulla riva settentrionale del Corno d'Oro) da parte dei genovesi nel secolo XIII. Una comunanza che si ritrova ancora nei due prospetti urbani ma che, soprattutto, riaffiora come memoria storica e come testimonianza di un assoggettamento. I postcolonial studies hanno rigorosamente certificato quanto la costruzione dell'identita' di una nazione, di un popolo e di un soggetto deambuli attraverso il mosaico culturale e socio-economico degli eventi storici che lo hanno segnato. Quanto questo mosaico tragga origine da specifiche storiche di spostamenti e violente sostituzioni culturali accompagnate da ambizioni territoriali. La Karamustafa riattraversa il connubio tra Galata e Genova sul piano della soggettivita' contemporanea, attraverso dispositivi rappresentativi che si accentrano sui processi di similitudine architettonica e di interazione culturale. Ma, in una piu' sottesa interpretazione, tale raccordo non puo' che confluire in quei fenomeni di integrazione e di esclusione che l'occupazione di un territorio da parte di forze coloniali proiettano sulla ''costruzione'' e della coscienza nazionale e della soggettivita'. In realta' la Karamustafa, simile ad una archeologa, non fa che ''scavare'' dentro le pieghe del tempo per riportarne alla luce i resti che, sia pure nella loro fragile consistenza, reificano l'intangibilita' della memoria. E, l'atto di restituzione, avviene per sintagmi: l'oggetto trovato, le foto rubate, il video infinito in un tempo sospeso tra l'opalescenza del passato e l'effervescenza del presente. In questo viaggio simbolico che e' soprattutto uno ''scavo'' interiore, l'artista riattraversa un frammento della sua appartenenza, recuperando e risollecitando uno di quegli incunaboli che costituiscono l'architettura identitaria. Poiche', come ha scritto Amin Maalouf: ''L'identita' di una persona non e' una giustapposizione di appartenenze autonome, non e' un patchwork, e' un disegno su una pelle tesa; basta che una sola appartenenza venga toccata ed e' tutta la persona a vibrare''.

Teresa Macri'

Inaugurazione: giovedi' 5 febbraio 2004 alle ore 18

Peola Arte Contemporanea
via della Rocca 29, 10123 Torino
Orario: da lunedi' a sabato dalle 15.30 alle 19.30 - mattino su appuntamento

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