Dalla gloria alla celebrita'. Un termine apparentemente desueto come quello di 'gloria' si rivela dispositivo efficace per mettere a fuoco una questione cruciale dell'esperienza contemporanea: la celebrita'. La XIV Edizione del Festival, in programma in 40 luoghi diversi delle tre citta', prevede piu' di 200 eventi tra lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche.
Da venerdì 12 a domenica 14 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo quasi 200 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche. Tra i protagonisti Bodei, Bauman, Augé, Nancy, Galimberti, Marzano, Severino, Recalcati, Bianchi, Baricco e Bergonzoni.
Un termine apparentemente desueto come quello di “gloria” si rivela dispositivo efficace per mettere a fuoco una questione cruciale dell’esperienza contemporanea: la celebrità. In programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 12 al 14 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città, la quattordicesima edizione del festival prevede lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti sono quasi 200 e tutti gratuiti.
Il festival, che lo scorso anno ha registrato oltre 200 mila presenze, è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, i cui fondatori – ovvero i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Provincia di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena – sono i soci storici che hanno partecipato alla realizzazione del festival fin dalla prima edizione.
Piazze e cortili ospiteranno oltre 50 lezioni magistrali in cui maestri del pensiero filosofico si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee della gloria. Il percorso tematico prenderà le mosse dal suo carattere splendente, che rimanda al potere attrattivo della luce, a un tempo condizione di visibilità e meta di ogni desiderio di elevazione. Quando si associa la gloria alle stelle, si opera dunque qualcosa di più di una semplice metafora. In questa chiave prenderà rilievo propriamente filosofico anche il fenomeno tutto contemporaneo delle “vite spettacolari”, che ha al suo centro la visibilità e la messa in luce di sé. Le trasformazioni dell’ambizione e la riabilitazione dell’onore indicheranno nuove implicazioni antropologiche e morali del riconoscimento sociale, fino a giungere alle nuove sfide della democrazia alla prova del consenso mediatico. Senza dimenticare che la gloria è un tentativo di lasciare una traccia, un’impronta riconoscibile, non solo nei monumenti materiali, ma anche nella rappresentazione immateriale di sé tipica dei social media.
Quest’anno tra i protagonisti si ricordano, tra gli altri, Enzo Bianchi, Roberta de Monticelli, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Giacomo Marramao, Michela Marzano, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Chiara Saraceno, Emanuele Severino, Carlo Sini, Gustavo Zagrebelsky e Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio. Nutrita la componente di filosofi stranieri: tra loro i francesi Jean-Luc Nancy, Miguel Abensour (spagnolo di nascita), Nathalie Heinich e Marc Augé, che fa parte del comitato scientifico del Consorzio; il franco-libanese Milad Doueihi; il tedesco Gernot Böhme; i britannici Zygmunt Bauman ed Ellis Cashmore; lo spagnolo Javier Gomà. In brillanti fuori pista saliranno in cattedra due protagonisti della narrativa e del teatro. Alessandro Baricco (lectio Rotary) leggerà e commenterà le gesta di Achille nell’Iliade, mentre Alessandro Bergonzoni pronuncerà sulla gloria un intervento pirotecnico e sorprendente.
Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: esperti eminenti commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della gloria, dal thymos platonico alla dottrina della magnanimità in Aristotele fino alla teoria dell’onore di Tommaso d’Aquino. Tra gli autori moderni, Guicciardini servirà per mostrare gli effetti dell’ambizione sulla scena politica, mentre con Hobbes emergeranno gloria e vanagloria come passioni del potere. Passando per lo snodo di Hegel, si incontrerà il tema cruciale del riconoscimento, mentre, arrivando alle questioni novecentesche, con Max Weber prende forma l’idea di potere carismatico e con von Balthasar la discussione teologica della Gloria si salderà alla teoria estetica.
Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo, in via di definizione, coinvolgerà narrazioni e performance, musica e spettacoli dal vivo, di cui saranno come d’abitudine protagonisti alcuni beniamini del pubblico. Non mancheranno i mercati di libri e le iniziative per bambini e ragazzi.
Oltre 30 le mostre proposte in occasione del festival, tra cui una personale di Mimmo Jodice, una mostra sull’iconografia di gloria della dinastia estense, una su Jamie Reid e lo schiaffo al potere del Punk inglese (con il sostegno di Gruppo Hera), una sulle celebrità in figurina, una sul ciclo affrescato dei Trionfi petrarcheschi nel Palazzo dei Pio di Carpi, e una dei ritratti Tullio Pericoli.
E, accanto a pranzi e cene filosofici ideati dall’Accademico dei Lincei Tullio Gregory per i circa settanta ristoranti ed enoteche delle tre città, nella notte di sabato 15 settembre è previsto il “Tiratardi”, con iniziative e aperture di gallerie e musei fino alle ore piccole.
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Un nutrito programma di eventi, tutti gratuiti, affiancherà le lezioni magistrali del festivalfilosofia dal 12 al 14 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo.
Luce
La gloria è connessa alla visibilità in un senso preliminare, che non significa semplicemente ricerca di risalto sotto le luci della ribalta, ma fa riferimento a un potere attrattivo che la luce possiede in quanto condizione di visibilità e meta di ogni desiderio di elevazione
“La Gloria del Santo. Vita, culto e immagine di San Geminiano” raccoglie in due sale dei Musei del Duomo di Modena preziosi oggetti di corredo e di culto, codici miniati, dipinti, statue che attestano la vicenda biografica e la devozione popolare per il santo, indicandone la trasfigurazione gloriosa e luminosa nell’Alto dei cieli (Modena, Musei del Duomo, curatrici: Giovanna Caselgrandi, Francesca Fontana, Simona Roversi).
Alla controversia scientifica sulla natura fisica della luce che alla fine del Seicento contrappose Newton e Huygens sono dedicati i laboratori di “Arduo mettersi in luce”, in cui i visitatori potranno replicare esperimenti scientifici e rendersi conto di come la gloria sia risultato della verificabilità delle idee (Modena, Biblioteca Delfini, a cura di Biblioteca Delfini e Università di Modena e Reggio Emilia, venerdì 12, sabato 13 e domenica 14, ore 15-20).
La luce come condizione di visibilità, nel rapporto artistico tra immagine fotografica e immagine video, è al cuore di “Remain in light”, la mostra di video e foto con cui Filippo Luini e Valentina Sommariva, azzerando suoni e temporalità, indagano due contesti di vita quali una discoteca e una piscina pubblica (Modena, Galleria Metronom/Fuorimappa, curatrice: Marcella Manni).
Alla visibilità, alludendo metaforicamente soprattutto a quella sociale, è dedicata anche “Luccicante informe” di Valentina Maddalena Lugli, che allestisce cinque installazioni attorno a una fonte luminosa per giocare sulla dialettica tra il mettersi in luce e l’essere riflesso nello sguardo altrui, suggerendo che l’autenticità sia sempre nascosta dietro la superficie, come qui fanno cinque oggetti collocati sul retro di ciascuna installazione (Modena, Galleria Carteria +, curatrici: Chiara Gibertini, Francesca Novi, Luana Ottani).
Vite spettacolari
Nella società mediatizzata la messa in scena di sé è alla portata di tutte le personalità in cerca d’autore e rende possibile una sempre incompiuta emulazione delle celebrità, modelli tanto effimeri quanto pervasivi che l’industria dello spettacolo, ormai tracimata anche nel mondo dello sport e della politica, mette incessantemente a disposizione
Essendo la celebrità legata soprattutto alla riconoscibilità di un volto (processo in cui la fotografia e la riproducibilità hanno giocato un ruolo determinante), è interessante osservare come, fin dagli inizi del Novecento gli album di figurine con i ritratti di grandi personalità abbiano creato dei veri e propri testimonial ante litteram, fissando un modulo iconico che si è poi enormemente diffuso nel corso del secolo. È questo il tema della mostra “Celebrity. Icone in figurina” realizzata dal Museo della Figurina con la produzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena (Modena, Museo della Figurina, curatrice: Paola Basile).
Tra i personaggi che nel Novecento sono ascesi a una celebrità senza confini vanno annoverati certamente gli eroi del calcio, di cui “Futbòl. Canzoni e racconti da “Storie di calcio” di Osvaldo Soriano”, nell’interpretazione di Peppe Servillo, Natalio Luis Mangalavite e Javier Edgardo Girotto, narra sogni di gloria ed epiche imprese, gioie e delusioni, spirito di squadra e assoli dei fantasisti (Sassuolo, Piazza Garibaldi, venerdì 12, ore 21,30)
La costruzione pianificata della celebrità mediante strategie di marketing, alla base non solo del mondo del spettacolo, ma anche di quello dell’arte, è il tema di “Gloria P. Dispositivo di visibilità”, la mostra di Mauro Barbieri in cui, mediante l’utilizzo di strumenti che vanno dalla fotografia alla pittura, dalla grafica ai video, includendo la creazione di gadget ad hoc, di un sito internet e di profili personalizzati sui social network, una donna realmente esistente viene tramutata in personaggio (Modena, Galleria ArtEkyp, curatore: Fulvio Chimento).
Medesima trasformazione di persone comuni in “celebrità” è quella operata da “2B a… Star”, il percorso sensoriale lungo un red carpet allestito dalle superpremiate costumiste Francesca e Roberta Vecchi: il pubblico percorre la passerella fino al palco in cui riceve la proprio statuetta, in un’atmosfera da notte degli Oscar, immersi tra costumi e materiali da set cinematografici, con un gioco di video che mischia premiazioni reali dell’Academy a quelle finte della serata (Modena, il posto).
La transitorietà della celebrità contemporanea, nella sua forma autoreferenziale diffusa soprattutto dai social network, è al centro anche di “Salone Gloria”, la mostra a più voci e a più media realizzata dal Collettivo Temporaneo per l’Eternità della Gloria (Modena, Galleria Mies).
Ambizione e onore
Motore potente e ambivalente dei destini individuali e collettivi, l’ambizione conosce in epoca contemporanea una nuova legittimazione, mentre il principio della dignità, corredo inviolabile della persona umana, fertilizza una nuova concezione dell’onore e del riconoscimento civile
Reputazione, riconoscimento e racconto di sé sono al cuore di “Volti di volti”, la mostra di Tullio Pericoli che presenta venticinque suoi ritratti a olio di scrittori, autori, filosofi, sorretti tutti dall’idea che fare il ritratto di un volto è come raccontare un’avventura, ricostruire le infinite tracce che la vita vi ha depositato, in cerca della specialissima forma individuale di ognuno (Sassuolo, Galleria Paggeriarte).
In “Scatti di dignità” Franco Fontana, uno dei principali protagonisti della fotografia contemporanea, porta in primo piano un gruppo di visitatori disabili all’interno degli ambienti sontuosi di un grande museo: la fotografia li blocca in un istante rivelatore e li restituisce in dignità viva, senza la maschera della cornice e degli ori, mostrando come essi affrontano in eroismo quotidiano il deficit loro imposto dalla lotteria della vita (Modena, Bottega Consorzio Creativo).
Una storia di ambizione e merito, gloria e successo, vittorie e sconfitte è quella portata in scena da Andrea Zorzi con Beatrice Visibelli in “La leggenda del pallavolista volante”, lo spettacolo che, ripercorrendo la carriera del grande campione della Nazionale di Julio Velasco, costituisce anche un affresco di paesaggi italiani e di aspettative di una generazione (Modena, Piazza Pomposa, venerdì 12 settembre, ore 21,30).
Diverso eroismo, civile in questo caso, è quello del bambino testimone di un omicidio che sfida a modo suo il codice dell’omertà. Tratto dal fortunato Io, dentro gli spari di Silvana Gandolfi, “Dentro gli spari” è un monologo di Giorgio Scaramuzzino del Teatro dell’Archivolto rivolto non solo ai ragazzi (Modena, Biblioteca Delfini, domenica 14, ore 11 e 16).
L’ambizione a un’immane e rapida scalata, un’ascesa fatta di onori e azioni insigni destinate a una fama imperitura, è il tema delle pitture e installazioni di Massimo Lagrotteria, che in “In excelsis homo” mostra come nell’uomo odierno questo motore spirituale sia rimasto maceria di un’icona che un tempo era grandiosa (Carpi, Galleria Darkroom Silmar, curatore: Andrea Saltini).
Democrazia
Costitutivamente votato alla durata, e sempre nella necessità di guadagnare l’obbedienza degli uomini, il potere politico ha espresso il proprio carattere glorioso in liturgie e cerimoniali, autorappresentazioni e propaganda, di cui anche la contemporaneità conserva traccia, pur esponendosi in forme inedite allo sberleffo dell’anarchia
Focalizzandosi su quattro sovrani estensi di diverse epoche la mostra “Gli Este e la gloria. Ambizioni e rinunce", a cura dei Musei Civici, esporrà dipinti, disegni e bozzetti per indicare i diversi modi di conseguire la gloria e i più alti valori connessi al governo, mostrando il ruolo dell’iconografia pubblica nell’esercizio del potere (Modena, Musei Civici).
Non diversamente, nei suoi stendardi e nelle sue opere su carta vetrata Massimo Dalla Pola compie con “Il sole dei morti” una mappatura sintetica dei luoghi del potere, una sorta di “mappamondo” dei monumenti e degli strumenti di propaganda che punteggiano la trasmissione della gloria nella storia (Carpi, Galleria Spazio Meme).
Il volto grottesco e furibondo di un autoritarismo borioso e plurigallonato emerge nei libri d’artista e nei fogli sciolti di Enrico Baj che la Biblioteca Poletti mette in mostra con “Dames et généraux” (curatrice: Carla Barbieri). Tra i gioielli esposti, il libro (con falso frontespizio opera di Marcel Duchamp) che dà il titolo alla mostra e il celebre Punching general del 2003, un pupazzone/pallone gonfiato traballante in effigie generalesca multidecorata da prendere (metaforicamente) a pugni come un punching ball (Modena, Biblioteca Poletti).
Analoga vena anarchica e libertaria, incarnata in uno sberleffo sistematico del potere, si rintraccia nelle opere grafiche di Jamie Reid nella mostra “Ragged Kingdom. Lo schiaffo al potere del Punk inglese”, che propone tra le altre le celebri immagini della Regina Elisabetta con le spille da balia sulle guance o le svastiche sugli occhi, assoluto contraltare della gloria ad opera del geniale ideatore di uno stile di comunicazione pubblica che ha caratterizzato fortemente soprattutto l’esperienza dei Sex Pistols (Modena, Galleria Civica, curatore: Marco Pierini).
In “Re (e Regine) per una notte. Sfilata di moda riciclata in pompa magna” operatori e utenti dell’associazione Porta Aperta di Modena daranno vita a una sfilata con indumenti di riciclo durante la quale si trasformeranno in imperatori, sovrani, dignitari, divi, per mostrare che nell’altalena della vita tutto può accadere e che il re è sempre nudo (Modena, Piazzetta dei Servi, sabato 13, ore 21).
Impronte di gloria
Tra eternità gloriosa e transitorietà mondana, la gloria è sempre una sfida al tempo, tentativo di lasciare traccia durevole che si inscrive in monumenti dal complesso statuto pubblico, fino alla sua deriva effimera e accidentale, come nei selfies contemporanei
Riflessioni sul tempo della gloria, contesto cortese e riferimento letterario nell’opera omonima di Francesco Petrarca si legano in “Trionfi. Il segno di Petrarca nella Corte dei Pio a Carpi”, la mostra sul ciclo di affreschi nella Camera dei Trionfi di Palazzo dei Pio a Carpi, dove dipinti, cassoni nuziali, oggetti di corredo, manoscritti, cinquecentine, stampe antiche aiutano a inquadrare l’iconografia dei Trionfi, contribuendo a sciogliere i quesiti sulla presenza del ritratto dello stesso Petrarca nel Trionfo della Fama (Carpi, Musei di Palazzo dei Pio).
La grandezza della lotta contro il tempo pervade anche le tavole di Giovanni Battista Piranesi, tratte prevalentemente dalle serie delle Vedute e delle Carceri, in cui i resti dell’architettura romana esprimono la magnificenza che ne caratterizzava l’intera civiltà, segno di nobiltà d’animo impressa in ogni loro costruzione (“Magnificenza delle rovine”, Modena, Galleria Artbroking, a cura di Arialdo Ceribelli e Patrizia Foglia).
Una nuova personale di Mimmo Jodice, “Arcipelago del mondo antico”, presenta la grande ricerca sul Mediterraneo. Nella mostra, prodotta da Fondazione Fotografia e a cura di Filippo Maggia, in cinquanta opere fotografiche, in parte inedite, l’autore ricompone la persistenza del mito, di cui vengono restituiti frammenti in un’operazione di de-contestualizzazione temporale che ce lo presenta come pieno contemporaneo (Modena, Foro Boario).
Sempre Fondazione Fotografia, ancora per la cura di Filippo Maggia, presenta anche “Territori dello spirito” di Kenro Izu: esplorando luoghi sacri in molte parti del mondo, egli mette in risalto la caducità intrinseca ai siti archeologici, e lo fa mediante il recupero di tecniche della fotografia ottocentesca, mettendo così doppiamente a tema lo statuto del passato e della durata (Modena, Foro Boario).
Nella collettiva “Fotografia de los Andes, 1897-1950”, prodotta da Fondazione Fotografia e curata da Jorge Villacorta, i siti archeologici e la temporalità della gloria assumono un significato ulteriore, in un contesto nel quale la distanza dei reperti del passato è cancellata attraverso la loro totale compenetrazione col presente della vita quotidiana delle comunità locali (Modena, Foro Boario).
Resti di altro genere, ossia frammenti sopravvissuti alle devastazioni delle recenti trasformazioni territoriali, sono quelli fotografati da Giancarlo Pradelli in “Mirabilia. Architetture e luoghi di pianura”, che testimoniano l’intimo legame tra l’architettura, la terra e il fiume e la peculiare bellezza della provincia emiliana (Modena, Orto Botanico, curatore. Matteo Agnoletto).
In “Vanitas” di Figura/sfondo, la transitorietà mortale che mina la durata della gloria è incarnata dal cartone ondulato di cui è fatto “Le Crane”, una riproduzione della scatola cranica che esprime tanto la sede del pensiero che aspira all’eternità, quanto la deperibilità del suo materiale, con il paradosso che la carta è il supporto su cui si inscrivono le tracce della scrittura, che si vogliono durevoli (Modena, Galleria La Darsena, curatori: Matteo Crespi e Fede Lorandi, Siro Leonelli).
Impronte di un passato concepito come origine sono quelle che Fernanda Veròn lascia sui feticci e le maschere da lei realizzati: la mostra “Mistero dell’apparente” ne ricrea la mitologia (Modena, Studio Vetusta, curatore: Giovanni Cervi).
Nelle immaginette sacre presentate in “Gloria in cielo, verde sulla terra”, emerge come l’impronta terrena del santo assurto alla gloria dei cieli prenda, nelle sue costanti iconologiche, forme metamorfiche scaturite dal mondo vegetale (Modena, Orto Botanico, Curatori: Marta Mazzanti, Giovanna Bosi, Daniele Dallai, I. Ansaloni).
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