Horizon, need to dream. Set fotografici ricreati con tecnica teatrale
'Horizon, need to dream' e' la mostra personale del fotografo coreano Hyung Geun Park presentata dalla galleria Paola Meliga e curata da Patrizia Bottallo. Il titolo esprime la poetica che lega la ricca selezione di opere presenti in mostra, l'orizzonte inteso come luogo immaginario del sogno. L'orizzonte e' la linea apparente che separa la terra e il cielo, una sottile linea immaginaria che divide il visibile dall'invisibile, un limite tra il campo visivo, e quindi mentale, e l'oltre, una linea teorica che separa il mondo da quel necessario e rarefatto, intangibile bisogno di sognare. Questa necessita' di affrancarci dalla severa realta', di ritrovare luoghi sereni, incontaminati, sicuri o di inoltrarci attraverso paesaggi sconosciuti ma familiari, ci avvicina alla ricerca di Park, le cui opere traboccanti di natura trasmettono un'intensa sensazione di straniamento onirico. Luoghi isolati, lirici e surreali. Atmosfere sospese, set distanti dalla confusione delle metropoli in cui viviamo. Paradisi lontani, luoghi idealizzati e romantici, porzioni di mondo ai margini della realta'. Sono spazi mentali rappresentativi di una sfera del subconscio ma al contempo luoghi reali rimanipolati che riflettono il mondo interiore dell'artista, al confine tra un mondo reale e un mondo recondito. I luoghi ritratti da Park sono veri e propri set fotografici ricreati con magistrale tecnica teatrale dall'artista che ne e' insieme attore, regista e fotografo. L'artista, infatti, interviene spesso materialmente nella scena inserendo o togliendo degli elementi, facendo interventi cromatici e, alcune volte, entrando fisicamente come protagonista nella scena, in questo modo la narrazione rimane flessibile e mutevole, aperta a molteplici possibilita' di interpretazione. L'equilibrio compositivo rivela una cura maniacale nella preparazione del set, le opere potrebbero essere definite in parte performance cristallizzate in uno scatto. La relazione tra l'atto performativo e gli oggetti inseriti sono la chiave della narrazione, nuovi protagonisti, esseri non-esistenti nella realta' ma che rappresentano l'artista nella scena. Inaugurazione 30 ottobre alle 18. Ingresso libero.