L'urgenza della Pittura. "La pittura di Capitani incontra ora qualche recondito presagio: s'innalza la temperatura, ardono di nuova vampa i colori".
a cura di Deborah Petroni
Amo i colori, tempi di un anelito inquieto, irrisolvibile, vitale,
spiegazione umilissima dei cosmici,
« perchè» del mio respiro.
ALDA MERINI
Dopo decenni costellati da successi e ampi riconoscimenti della critica, Mauro Capitani continua a stupire e ad affascinare per quella sua stringente fedeltà agli ordini della pittura nonché per l'incessante e tumultuoso rapporto con la materia e il colore, che conserva, schietto, nobili affinità con l'opera di alcuni illustri maestri italiani del Secondo Novecento. L'amore viscerale che egli nutre per la natura, il paesaggio, i gabbiani, i pesci, le nature morte in genere, risulta tuttavia al solito pervaso da un realismo lirico vicino agli intendimenti mostrati da Guttuso negli anni Quaranta, estendendo così la prospettiva di un complesso pittorico divenuto nel tempo sempre più solido e indipendente, al cui interno una magnifica consuetudine di incanti e abbandoni echeggia ovunque apertamente.
La nitida inclinazione naturalistica di Capitani risalta peraltro palese in alcuni dipinti portati a compimento fra il 2009 e i giorni a noi più prossimi. I leggiadri scenari del suo Valdarno, del Casentino (Sera d'Agosto - 2013) e delle Marche, accesi da idilli cromatici che suscitano, in chi guarda, repentine fascinazioni, diventano ribalte emozionali per un intimo racconto dell'autore: vi convergono ansie malcelate, oscure trepidazioni, il senso, profondo, di una realtà edenica nella quale tutti noi vorremmo essere, accarezzati da brezze leggere e fragranze di muschio e pino silvestre che risvegliano sopiti ricordi e una memoria, diresti, persino ancestrale (Isole-2008). Le stagioni, in simili luoghi, si susseguono complici in nome della bellezza. Capitani che è oggi, uno dei maggiori coloristi in ambito italiano, ne ricerca febbrile il misterioso archetipo, scoprendo toni e cromie evanescenti fra le onde del mare di Romagna (Nevicata in Adriatico-2012) come nelle torbide acque dell'Arno. Che sia la primavera o l'estate, l'autunno o l'inverno, a offrirgli così invitanti pretesti di pittura, non importa: conoscendolo, siamo certi che la sua immaginazione feconda gli consenta di vedere il sole in una grigia giornata di pioggia. Se Rosai fu azzurro per Palazzeschi, Capitani ci pare soprattutto verde per due distinte ragioni:è, questo, il colore cardine in tante suggestive composizioni; allude verosimilmente alla speranza di un pittore rimasto tonico e ispirato, come dimostra l'emblematica rilevanza dei suoi esiti. A colpire, è dunque la versatilità e, insieme, il coraggio di un artista che ha guardato con apprezzabile spirito critico a gruppi, tendenze e sperimentazioni partoriti, e spesso subito fagocitati, dall'arte mondiale dell'ultimo mezzo secolo. Tant'è che, in una pur meritoria sintonia stabilita, in particolar modo, con talune esperienze europee - tedesche e francesi, in primis -, Capitani si è ugualmente distinto per le peculiarità mediterranee di un linguaggio informato a valori autentici: quelli, naturalmente, della bella pittura.
Un variare di temi, da (Un pappagallo e un pettirosso-2006), (Apuane-2011), (I calanchi di Chiusure-2014) al sontuoso e improvviso Toro (2013) scelto per la copertina del Catalogo dell'Arte Moderna Mondadori- N° 49. Capitani meritava una simile consacrazione: oltre quaranta anni di attività, costellati di successi, hanno incontrato il definitivo sigillo di quella che è la «bibbia» dell'arte. Ed ecco, infine, inserirsi subitaneo un Gufo (2013) che fa pensare curiosamente a Munch: terrorizzato dall'ascolto di quel grido che ha attraversato l'intero Novecento, scuotendo menti, anime e cuori di donne e uomini sparsi ad ogni latitudine, il rapace rabbrividisce con sguardo attonito verso un ipotetico futuro. Nasce così un bestiario che ha preso forma nella sua stagione creativa più recente, ove collimano quelle inquietudini manifeste del nostro tempo. La pittura di Capitani incontra ora qualche recondito presagio: s'innalza la temperatura, ardono di nuova vampa i colori. Il silenzio che essa infonde è suggello, ultimo, della sua toccante poesia.
Dott. Giovanni Faccenda
Presentazione critica:
a cura del Dott. Giovanni Faccenda
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Inaugurazione Sabato 1 novembre ore 18.00
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dal mercoledì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 con orario continuato
martedì e domenica dalle 15.00 alle 19.00
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ingresso libero