Modulazioni Geometriche. L'opera di Russo si radica nelle esperienze vissute durante la sua formazione artistica e professionale nel campo della grafica.
Luisa Russo
“Modulazioni Geometriche”
L’opera di Luisa Russo si radica profondamente nelle esperienze vissute durante la sua formazione artistica e professionale nel campo della grafica. È fondata, infatti, su un rigoroso metodo operativo, sull’abilità nel governare la forma astratta e gli elementi linguistici che la compongono.
La procedura metodologica è, al contempo, un omaggio chiaro all’Op Art (Arte Ottica), un filone artistico di portata secolare che ha mirato alla formazione di un linguaggio del tutto innovativo, e una rilettura originale dei temi classici dell’arte astratta.
A essa ci si approssima per passaggi graduali, attraverso esercizi visivi che si pongono in continuità strettissima con l’opera dei grandi maestri che negli anni sessanta diedero inizio alla corrente che fece della pura visualità e della sua natura intrinsecamente complessa il nucleo di un’attività formante rivoluzionaria, ancora del tutto attuale. Ed è una metodologia che lascia intuire la sua evoluzione virtuosa.
L’opera Modulazione cubica è emblematica, sia per la sua iconicità classica, che ben chiarisce lo scopo destabilizzante delle sperimentazioni volte alla creazione di illusioni ottiche, sia per come questa stessa iconicità sia stata abilmente reinterpretata.
L’opera centrale, Modulazioni auree, è il punto di approdo temporaneo di questa ricerca visiva che sperimenta le ulteriori possibilità scaturite dallo studio di quelle sperimentazioni. Lo schema della crescita esponenziale, fondata su un progressivo incremento dovuto all’applicazione della sezione aurea, è associato al sapiente decremento dell’intensità cromatica, tale da ricordare la struttura di alcuni organismi biologici presenti in natura, come la ali delle libellule, la disposizione dei semi di alcune piante e le conchiglie.
Ci sono tutti gli elementi per ricostruire una genealogia coerente alla sua opera e attribuire la giusta continuità critica alla sua scelta artistica: il lavoro paziente sulle infinite possibilità compositive nate dalle forme pure della geometria euclidea, le articolazioni nello spazio tridimensionale, il gioco di instabilità percettiva che crea il paradosso visivo, il tentativo di stimolare il coinvolgimento attivo e consapevole dello spettatore e l’ambiguità provocatoria dell’illusione sapientemente controllata.
È inoltre implicito l’interesse dell’artista per gli aspetti didattici connessi a questa particolare pratica artistica.
L’Arte Optical (ma anche l’Arte Programmata e Cinetica che ha dato vita alla parte più estrema e complessa di quel genere di sperimentazione artistica) è infatti fondata sulla chiarezza intelligibile del progetto, contribuendo così, in maniera determinante, a diffonderne la cultura, fino a radicalizzare l’identità di arte e design.
Non è da sottovalutare, inoltre, l’influenza della Gestaltpsychologie, ovvero di quel settore della psicologia che si basa sui processi formativi. Il problema centrale non è solo l’organizzazione della forma ma anche lo studio e la comprensione di come la mente tenda ad attribuire una forma alla percezione, organizzandola secondo degli schemi fondati sull’esperienza e che, per questo, tendono a risultare illusori.
Oggi assistiamo a una grande rivalutazione di quelle esperienze poetiche che hanno posto al centro un’elaborazione critica e culturalmente consapevole della conoscenza tramite i canali percettivi. Le sperimentazioni di Luisa Russo raccolgono l’aspetto più astratto e rigoroso del lavoro sulla forma e si collocano emblematicamente in questo ambito della creazione artistica contemporanea.
Così come la musica è una lirica muta ricchissima di senso, allo stesso modo la sua opera è priva di qualunque valenza narrativa o funzionale o rappresentativa. È forma, nella purezza misteriosa che basta a se stessa. Ognuno degli oggetti esposti è una variante, un’articolazione, una modulazione, una possibilità espressiva fondata su una regola compositiva precisa, una matrice genetica chiara ed essenziale, accentuata spesso dal ritmo alterno del bianco e del nero. Così, semplicemente, ma con estrema cura, come accade ai petali di un fiore disposti attorno alla corolla, alle falangi di una mano, alle venature delle foglie e agli strati minerali. Perché da sempre l’arte è lo specchio di un ordine superiore che solo ci è dato, sensibilmente, sfiorare.
Inaugurazione 7 novembre ore 19.30
Gino Ramaglia
Artisti in Vetrina
Via Broggia, 10 Napoli
ingresso libero