Domenico Baccarini
Gino Barbieri
Antonello Moroni
Giovanni Guerrini
Angelo Biancini
Giannetto Malmerendi
Umberto Folli
Alberto Sughi
Giovanni Cappelli
Maceo Casadei
Angelo Fabbri
Silvano D'Ambrosio
Nedo Merendi
Lucia Baldini
Angela Maltoni
Domenico Baccarini
Giuseppe Ugonia
Domenico Rambelli
Ercole Drei
Giovanni Guerrini
Francesco Nonni
Giovanni Romagnoli
Franco Gentilini
Giannetto Malmerendi
Roberto Sella
Angelo Biancini
Antonello Moroni
Pietro Angelini
Giovanni Marchini
Carlo Stanghellini
Gino Mandolesi
Gianna Nardi Spada
Bertozzi e Casoni
Nicola Samori'
Piero Dosi
Alberto Mingotti
Luca Freschi
Davide Reviati
Erich Turroni
Federico Guerri
Dioscoride Dal Monte
Massimiliano Fabbri
Lucia Baldini
Nedo Merendi
Aldo Rontini
Pietro Lenzini
Claudio Montini
Danilo Melandri
Cesare Reggiani
Innokentij Fateev
Miria Malandri
Alfonso Vaccari
Nicola Vaccari
Silvano D'Ambrosio
Marco Neri
Angelo Fabbri
Ivo Gensini
Stefano Gattelli
Angela Maltoni
Enrico Lombardi
Matteo Lucca
Matteo Sbaragli
Cristiano Tassinari
Franco Bertoni
Aspetti figurativi del Novecento in Romagna. 80 artisti e 180 opere, tra pittura, scultura, grafica e ceramica mettono in rilievo figure e momenti di un lungo percorso che ha caratterizzato la regione, segnata da una singolare adesione al filone figurativo e verista.
a cura di Franco Bertoni
La Fondazione Cassa di Risparmio di Imola con la mostra “arte dal VERO. Aspetti della figurazione in Romagna dal 1900 a oggi” realizza un grande allestimento sulle arti figurative in Romagna dal primo Novecento, in collaborazione con il Comune di Imola (www.mostrefondazioneimola.it).
80 artisti e 180 opere, tra pittura, scultura, grafica e ceramica mettono in rilievo figure e momenti di un lungo percorso che ha caratterizzato una Romagna artistica segnata da una singolare adesione al filone figurativo e verista. La cura della mostra è stata affidata a Franco Bertoni sotto la direzione di Andrea Emiliani.
Le opere, esposte in mostra, non secondo un criterio cronologico, ma proponendo invece occasioni di rapporto e di confronto tra modernità e contemporaneità, enucleano una sorta di racconto sulla condizione umana: tra documentarismo e finzione, tra vita quotidiana e teatralità, tra ordinario e meraviglioso, tra apparenze e segreti nascosti sotto la superficie.
Pur messa di fronte alle sollecitazioni delle avanguardie e delle neo-avanguardie, la Romagna artistica ha sotterraneamente coltivato una propria specificità che la contraddistingue, per qualità e quantità degli esempi, da altre aree geografiche e culturali italiane.
Oltre a presentare una selezione di quanto espresso in Romagna per oltre un secolo dalle arti figurative, la mostra intende anche proporsi come un contributo - volutamente circoscritto e limitato - a una più generale inversione di tendenza in atto rispetto alle traiettorie generate dal vizio di base del Moderno: l'allontanarsi da un umanesimo impegnato sul concreto presente e il suo conseguente, algido, rifugiarsi nelle sfere dell'astrazione, in linguaggi formali autoreferenziali, criptici e quasi iniziatici, in enfatici manifesti e in ideologizzati programmi, in goliardiche provocazioni e, in sostanza, in una intolleranza per le esigenze umane. Binario morto per certa critica e per le sue schematizzazioni, l'arte figurativa, con la rivalutazione internazionale di tanti suoi esponenti europei ed extra-europei del Novecento, impone, ora, un'opera di riconsiderazione e di revisione storiografica.
In Romagna, forse, non sono da considerarsi episodiche le presenze concomitanti o susseguentesi di Domenico Baccarini, Gino Barbieri, Antonello Moroni, Giovanni Guerrini, Angelo Biancini, Giannetto Malmerendi, Umberto Folli, Alberto Sughi, Giovanni Cappelli, Maceo Casadei, Angelo Fabbri, Silvano D'Ambrosio, Nedo Merendi, Lucia Baldini o Angela Maltoni, solo per citarne alcuni.
Sfuggendo alla “accademia del moderno” e alla “tradizione del nuovo per il nuovo” che hanno portato al paradosso di una “avanguardia di massa”, le arti figurative in Romagna hanno inoltre confermato con forza una concezione dell'arte come un indissolubile (anche se misterioso) nesso tra poesia, visionarietà e alto sentire con precise tecniche e calcolati mezzi espressivi, secondo una definizione, in fondo, non ancora esautorata. Corollario, non trascurabile, di questo atteggiamento per troppo tempo definito come inattuale è stato il mantenimento di un rapporto con la grande tradizione dell'arte, con le sue ricerche estetiche e con il “fatto ad arte”.
Sono mille i volti e le storie di quella preda sfuggente che è il reale e gli artisti moderni e contemporanei presentati in mostra, al di là delle diverse connotazioni stilistiche e dei vari periodi storici, sono stati accomunati proprio in base a una dimostrata apertura a vedere quello che non si sospetta di vedere, a scorgere il meraviglioso e il terribile nell'ordinario e nel famigliare, a cogliere l'inaspettato nella quotidianità, a sapere sigillare, con i mezzi e le tecniche più idonee, l'istante perfetto: un momento da afferrare e preservare.
All'inizio del secolo scorso Faenza, tra le città romagnole, può vantare un certo primato di cui sono testimonianza le presenze di Domenico Baccarini, Giuseppe Ugonia, Domenico Rambelli, Ercole Drei, Giovanni Guerrini e Francesco Nonni: tutti artisti destinati a carriere di livello almeno nazionale nei campi della pittura, della scultura e della grafica.
Sulla loro scia si formeranno Giovanni Romagnoli e Franco Gentilini ma è con Giannetto Malmerendi e Roberto Sella che l'indagine del vero soprassiede a particolari cifre stilistiche per aprire un capitolo non ancora totalmente apprezzato.
Uno scultore come Angelo Biancini dimostra, proprio negli anni del regime fascista, una particolare sensibilità nei confronti del reale che si costituisce (tra Faenza e Laveno) come una delle punte della scultura di quegli anni.
A Forlì si può parlare di una locale scuola che, dopo Antonello Moroni, vanta i nomi di Pietro Angelini, Giovanni Marchini e Carlo Stanghellini prima di giungere alla generosità creativa di Maceo Casadei e di suoi emuli come Gino Mandolesi e Gianna Nardi Spada.
A Cesena la figura di riferimento, fin quasi alla seconda guerra mondiale, rimane Gino Barbieri, mentre a Cotignola è attivo in maniera poliforme il politecnico Luigi Varoli, dalla cui scuola sono usciti tanti artisti destinati a godere di maggiori attenzioni del comune maestro stesso (Umberto Folli, Ettore Panighi, Gaetano Giangrandi, Giulio Ruffini, Francesco Verlicchi). A Imola, Tommaso Della Volpe per molto tempo è stato ingiustamente relegato a rappresentare la declinazione locale di trascorsi movimenti.
Vari e complessi sono stati i motivi per cui le avanguardie storiche e le tendenze più effrattive, pur manifestandosi anche in Romagna, non hanno qui trovato sedimentazione e rimane il fatto che la tensione figurativa rimane sempre ad alto livello.
E lo stesso si può dire per le vicende artistiche romagnole del secondo dopoguerra dove campeggiano, almeno, Alberto Sughi, Giovanni Cappelli, Umberto Folli e Mattia Moreni.
Questa persistenza ha conquistato, poi, maggiore rilevanza e notorietà a seguito dei fenomeni nazionali e internazionali che, a partire dai primi anni ottanta, hanno riconsegnato all'arte i tradizionali mezzi espressivi. Si apre così il capitolo, non certo avaro, degli artisti romagnoli contemporanei dediti alla figurazione.
A Imola Bertozzi e Casoni; a Bagnacavallo Nicola Samorì; a Lugo Piero Dosi; a Castel Bolognese Alberto Mingotti; a Meldola Luca Freschi; a Ravenna Davide Reviati; a Gambettola Erich Turroni; a Cesena Federico Guerri; a Zattaglia Dioscoride Dal Monte, a Bagnacavallo Massimiliano Fabbri, a Traversara Lucia Baldini; a Faenza Nedo Merendi, Aldo Rontini, Pietro Lenzini, Claudio Montini, Danilo Melandri, Cesare Reggiani, Innokentij Fateev; a Forlì Miria Malandri, Alfonso e Nicola Vaccari, Silvano D'Ambrosio, Marco Neri, Angelo Fabbri, Ivo Gensini, Stefano Gattelli, Angela Maltoni, Enrico Lombardi, Matteo Lucca, Matteo Sbaragli, Cristiano Tassinari, e tanti altri, sono gli attuali protagonisti di una vicenda lunga un secolo e foriera di ulteriori sviluppi.
Mostra realizzata in collaborazione con:
Pinacoteca Comunale di Faenza
Pinacoteca Comunale di Forlì
Pinacoteca Comunale di Cesena
Provincia di Forlì
Ravenna Museo d’Arte della Città
Camera di Commercio di Ravenna
Museo Civico “Giuseppe Ugonia” Brisighella (RA)
Museo Civico “Luigi Varoli” di Cotignola (RA)
Biblioteca Comunale Manfrediana Faenza
Galleria d’Arte Contemporanea “Vero Stoppioni” Santa Sofia (FC)
Archivio Guerrini
Con il Patrocinio di:
Provincia di Bologna
Istituto dei Beni Culturali di Bologna
Regione Emilia Romagna
Soprintendenza dei Beni Artistici di Bologna
Informazioni e materiali stampa: www.mostrefondazioneimola.it
Immagine: Bertozzi e Casoni, Grottesca con fenicottero. Ceramica, 2014. Collezione privata
Ufficio stampa:
Giovanni Vignazia g.vignazia@fondazionecrimola.it tel: 0542 32573
Tatiana Tomasetta ufficiostampa@tatianatomasetta.it 338 9179905
Inaugurazione venerdì 7 novembre 2014
ore 17.00 al Centro Polivalente Gianni Isola
ore 18.30 al Museo San Domenico Imola
Fondazione Cassa di Risparmio di Imola-Centro Polivalente Gianni Isola
piazza Matteotti, 4 Imola
Museo San Domenico
via G. Sacchi 4, Imola
Orario
martedì e giovedì: 10-12 e 16-19
mercoledì e venerdì: 16-19
sabato e domenica: 10-12 e 16-19
ingresso libero