Cyril de Commarque
Johnny Moncada
Pier Paolo Pancotto
Valentina Moncada
Maria Alicata
Daniele Balit
Sylvie Boulanger
Adrienne Drake
Cyril de Commarque in 'Frontiers', espone un'installazione che affronta il rapporto tra l'individuo ed il concetto di 'confine'. 'From Vera to Veruschka. The Unseen photographs by Johnny Moncada' presenta gli scatti di moda di Johnny Moncada. 'Red Swan Hotel' e' il progetto nato dalla residenza di 3 curatori.
a cura di Pier Paolo Pancotto
Frontiers
Cyril de Commarque
Frontiers è il titolo della prima mostra personale in Italia dell’artista francese Cyril de
Commarque, ospitata dal MACRO – Museo d'arte contemporanea di Roma dal 27 novembre 2014
al 15 marzo 2015 e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione
Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
L’esposizione è a cura di Pier Paolo Pancotto, da tempo impegnato in una sua personale indagine
sullo speciale rapporto esistente, ancora oggi, tra artisti stranieri e Roma. Rapporto che individua
in Cyril de Commarque un caso esemplare essendo egli da sempre legato alla città, alla sua storia,
alla sua cultura, come i ripetuti soggiorni dell’artista testimoniano.
Il progetto espositivo è composto da una grande installazione formata da tre
importanti opere ed ha per soggetto il rapporto tra l’individuo ed il concetto di
“confine”, articolato in tutte le sue sfumature semantiche: emotive, culturali e sociali. Queste
ultime, poste in relazione alla nozione di progresso e all’impatto che esso esercita sull’evolversi
della storia, sono da sempre al centro della ricerca di de Commarque.
Ne è un esempio La racine perdue, le père de mon père-Die Verlorene Würzel, die Vater meines
Vaters (2007), una video-installazione sonora che, traendo spunto da un episodio di cronaca
familiare, riflette sull’idea di dolore e di memoria. Oppure Esodo, un ciclo di lavori su carta avviato
nel 2010 incentrato sul dramma dei profughi in viaggio dalle loro terre d’origine.
O ancora Migrants (2012-13), una scultura in vetro, lattice e metallo, liberamente ispirata a Le
radeau de la Méduse di Theodore Gericault, che trasmette in forma sonora i messaggi di esuli in
fuga, e la serie Frontiers (2013) composta da sagome dei territori di Israele, Russia, Turchia in
alluminio placcato in oro ove ciascun strato di metallo corrisponde ad una stagione della storia
recente del luogo.
In particolare, Migrants parte da una riflessione dell'artista sulla condizione di molti migranti al
giorno d’oggi. Più di una persona su cento sta vivendo l'esperienza di una migrazione forzata.
Questo spostamento, sul piano psicologico e fisico, crea una condizione di sospensione in cui la
sfera del passato è inaccessibile, e il futuro incerto. L’esistenza penetra in uno stato di limbo,
tra pericolo e fragilità alimentata da sentimenti estremi. Molte persone lasciano il loro paese
e si gettano come bottiglie nel mare verso una vita nuova e ignota.
Tutti questi individui, che
attraversano oceani su barche instabili, sono la fonte d’ispirazione di questo lavoro che, allo stesso
tempo, si rivolge a tutti coloro che sono stati costretti ad attraversare frontiere a causa di violenza
e distruzione. Migrants è una raccolta di bottiglie di vetro. Ogni bottiglia contiene un cuore che
batte al ritmo di un battito cardiaco. Le voci dei migranti - dove ogni parola esprime solitudine,Red Swan Hotel
angoscia, sofferenza e, talvolta, disperazione - emanano, insieme alle bottiglie, un requiem,
composto da una sovrapposizione caotica di storie di migranti, persi tra passato, presente e futuro.
Frontiers è un lavoro costituito da una serie di sculture in alluminio placcato oro e ottone lucidato
che hanno la forma dei confini di paesi tra cui Israele, Germania, Russia, Turchia, Austria, e che,
attraverso strati sovrapposti di metallo, rappresentano l'evoluzione dei confini stessi nella storia
recente. La riflessione dell'artista parte dal significato attribuito alle frontiere, dalla considerazione
delle stesse come simbolo delle nazioni e di come gli esseri umani combattano da sempre per
esse, attraversandole sia legalmente che illegalmente ed erigendo muri.
Simboleggiano l’egemonia
ma anche le nostre paure. I confini cambiano, nel corso di un secolo la fisionomia del mondo
si è costantemente evoluta. A causa dei conflitti, i confini si sono spostati e sono simili a strati
sovrapposti. Gli effetti sono migrazioni forzate, umiliazione, lotte, senso di frustrazione, minoranze
etniche e anche riconciliazione, pace.
Migrants e Frontiers-Israel sono ora esposte al MACRO. Le due opere, selezionate tra
numerose altre per la loro singolare capacità di testimoniare efficacemente il percorso creativo
dell’artista, sono idealmente e concretamente congiunte tra loro da una terza creazione,
concepita appositamente da de Commarque per l’occasione, che l’artista ha voluto
chiamare analogamente Frontiers, in continuità con la serie realizzata nel 2013 di cui il
MACRO espone solo la scultura relativa a Israele, e che fornisce il titolo della mostra a Roma.
Si tratta di un insieme di fili rossi distribuiti orizzontalmente lungo le pareti dello spazio espositivo, i
quali, oltre ad enfatizzare emblematicamente temi e contenuti delle opere in mostra, conferiscono
loro un impianto visivamente omogeneo dando luogo ad un’unica, grande installazione.
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From Vera to Veruschka.
The Unseen photographs by Johnny Moncada
Mercoledì 26 novembre 2014, nella prestigiosa sede del Museo d'arte contemporanea MACRO di Roma, verrà inaugurata la mostra “From Vera to Veruschka”, scatti inediti del fotografo di moda Johnny Moncada, che si inserisce nell'ambito della XIII edizione del FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma, dal titolo “PORTRAIT”. In mostra saranno infatti presentati 43 ritratti e fotografie che hanno come protagonista la giovanissima modella tedesca Vera von Lehndorff-Steinort, presto nota come la mitica Veruschka, che indossa abiti dell'alta moda italiana. FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma, posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promosso e prodotto dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con Zètema Progetto Cultura e con la direzione artistica di Marco Delogu.
Dopo il grande successo ottenuto la scorsa primavera presso Somerset House a Londra, la mostra approda a Roma con una nuova selezione, presentando per la prima volta al pubblico italiano gli scatti realizzati da Johnny Moncada (attivo proprio nella capitale tra il 1955 e il 1970) durante gli anni 1963 e 1964. Siamo a via Margutta, strada degli artisti per eccellenza, dove Johnny Moncada ha il suo studio fotografico, nel cuore della città, a pochi passi dal Caffè Rosati e la Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis, punto di riferimento della nascente Scuola di Piazza del Popolo. Lo studio rappresenta un ritrovo di grande fermento culturale, frequentato da importanti personaggi della cultura e della moda italiana: da Cy Twombly a Gastone Novelli e Achille Perilli, Federico Fellini, gli stilisti Emilio Pucci, Valentino, Roccobarocco, per citarne alcuni, e le famose modelle dell'epoca come Jean Shrimpton, Barbara Bach, Ali McGraw, Joan Whelan, che il fotografo sposerà nel 1956, le italiane Mirella Petteni, Isa Stoppi, Alberta Tiburzi, Iris Bianchi. Espressione di una forza estetica e melanconica e, nello stesso tempo, di un sorprendente taglio moderno che li rende straordinariamente attuali, questi scatti inediti, dimenticati in vecchi bauli per circa cinquant’anni, vengono riportati solo oggi alla luce dall'attento lavoro di restauro, archiviazione e ricerca dell’Archivio Johnny Moncada operato da Valentina Moncada, figlia del fotografo. Grazie al sostegno della Nando Peretti Foundation, questo lungo e attento lavoro ha avuto inizio in occasione dei preparativi della prima mostra personale del fotografo alla Galleria Valentina Moncada, Roma, nell'aprile 2012, proseguendo con l'esposizione a Somerset House, nell'aprile 2014, e successivamente al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma, con “Made in Italy. Una visione modernista. Johnny Moncada, Gastone Novelli, Achille Perilli”, Luglio 2014. Il volume omonimo edito da Rizzoli International, vanta il contributo dell'Art Director Antonio Monfreda e i testi di grandi personaggi della moda di oggi.
Da una brillante introduzione di Franca Sozzani, Editor in Chief di Vogue Italia, al raffinato testo di Hamish Bowles, autorità internazionale nel mondo della moda e del design e Editor di Vogue USA, ma soprattutto della leggendaria Veruschka, che per la prima volta ricorda il suo viaggio in Italia e il lavoro svolto con Johnny Moncada per le riviste Harper's UK e The Tatler. Inoltre, il contributo significativo del giornalista Massimo di Forti, l'unico che nell'arco della sua carriera ha avuto l'occasione di incontrare e intervistare i due protagonisti del volume, di Antonio Monfreda, che con sguardo moderno e originale ha sapientemente selezionato gli scatti pubblicati tra i più di 100.000 ritrovati, e infine di Valentina Moncada, storica dell'arte e gallerista italiana, che insieme al padre ha riportato alla luce questa incredibile storia.
L'esposizione, che si inaugura contemporaneamente all'apertura di “Bellissima” a cura di Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi al MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, contribuirà in maniera significativa alla storia della moda italiana rappresentando un viaggio tra le principali firme del Made in Italy, come ad esempio Antonelli, Biki, de Barentzen, Sorelle Fontana, Forquet, Irene Galitzine, Lancetti, Tricò e Valentino. In mostra anche il video a cura di Giorgio e Chiara Horn per devisualclinic.com realizzato a partire dall'idea che un'immagine possa riportare in vita l'esperienza vissuta tra il fotografo e la modella, il loro viaggio in Italia, la magia della camera oscura. Una dimensione in cui le scansioni fotografiche sono montate e composte tra di loro in un processo poetico-onirico di grande impatto visivo, ricalcando la scelta operata nella pubblicazione.
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Red Swan Hotel
Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma presenta, dal 27 novembre 2014 al 15 marzo 2015, la mostra Red Swan Hotel, a cura di Maria Alicata, Daniele Balit e Adrienne Drake, in collaborazione con Sylvie Boulanger, direttore del Cneai = Centre National Édition Art Image. Il progetto espositivo, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, si inserisce nell'ambito di PIANO, piattaforma preparata per l'arte contemporanea, Francia-Italia 2014-2015, concepita da d.c.a / association française de développement des centres d’art, in partnership con l'Institut français d’Italie, l'Ambasciata di Francia in Italia e l'Institut français, con il sostegno del Ministère des Affaires étrangères et du Développement international, del Ministère de la Culture et de la Communication e della Fondazione Nuovi Mecenati.
La mostra nasce dalla collaborazione tra il MACRO e il Cneai = Centre national édition art image, a Chatou (Parigi), centro d’arte francese dedicato alle pubblicazioni d’artista e piattaforma per la diffusione dell’arte. Il progetto è iniziato con una residenza dei tre curatori presso il Cneai = per una ricerca sul suo vasto archivio FMRA (la cui pronuncia in francese è éphéméra), un’estesa collezione che include edizioni di artista, pubblicazioni, dischi, e materiale di documentazione. Dopo la mostra al MACRO, il progetto si sposterà ad aprile 2015 al Cneai =, per indagare questa volta il concetto dell’archivio e le sue forme di attivazione. Red Swan Hotel è incentrata sul lavoro di artisti la cui ricerca elabora tematiche quali l’autorialità dell’artista, l’unicità dell’opera, la sua diffusione e l’informazione open source, e che in alcuni casi scelgono di lavorare tangenzialmente rispetto ai parametri tradizionali del mondo dell’arte. La loro pratica infrange infatti le frontiere tra le tradizionali categorie (visivo, sonoro, letterario) e forme (oggetti, performance, immagini), prediligendo produzioni che richiamano tanto espressioni poetiche che letterarie, musicali, filmiche, scientifiche. Sono esposte sia le opere di artisti più storici, quali Pascal Doury (Parigi, 1956-2001) e Michel Journiac (Parigi, 1935-1995), sia lavori più recenti di artisti come Ben Kinmont (nato nel 1963 a Burlington, Virginia, USA), Pierre Leguillon (nato nel 1969 a Parigi), Seth Price (nato nel 1973 a East Jerusalem), Yann Sérandour (nato nel 1974 a Vannes, Francia), Samon Takahashi (nato nel 1970, Francia) e il collettivo Continuous Project (fondato nel 2003 da Bettina Funcke, Wade Guyton, Joseph Logan e Seth Price), tutte figure accomunate dall’impiego di strategie meno convenzionali rispetto alle tradizionali forme dell’arte contemporanea. Il titolo della mostra, Red Swan Hotel, trae ispirazione dal romanzo At Swim-Two-Birds del 1939 (in italiano Una pinta di inchiostro irlandese – edito da Adelphi) dello scrittore irlandese Flann O’Brien. Il protagonista è un autore di racconti in cui le storie dei personaggi si intrecciano l’una con l'altra, in una serie di rimandi incrociati.
Così come nel romanzo – in cui i vari protagonisti tramano al Red Swan Hotel contro l’autorità dello scrittore – anche i lavori in mostra propongono una riflessione intorno al concetto di “autorialità dell’artista” e di “unicità dell’opera”, e su come esso sia stato storicamente determinante nell’evoluzione dei processi di produzione e distribuzione dell’arte. Al centro del progetto espositivo vi è la continua ridefinizione dei confini dell’arte. Pratiche di sovversione e marginali come quelle di Michel Journiac (storico pioniere dell’arte concettuale in Francia) e di Pascal Doury (vero e proprio “trafficante” d’immagini) sono testimoniate dagli ephemera, dalle edizioni, dalla documentazione e dagli scritti esposti, appartenenti all’archivio FMRA del Cneai =. Di Ben Kinmont vengono presentati e “attivati” il progetto Congratulations, iniziato nel 1995, e l’opera Promised Relations, del 1996 una riflessione sul contratto dell’artista. Ben Kinmont ha fondato la sua ricerca estetica sui campi di relazioni e sull’idea di diventare qualcos’altro, principio legato alla stessa condizione del soggetto contemporaneo sottoposto a una continua mobilità fra discipline e settori diversi. Yann Sérandour s’interessa alle forme di migrazione delle opere, ai cicli di appropriazione, di citazioni e di trasmissione che danno forma a veri e propri corsi paralleli della storia dell’arte. E’ il caso dei lavori presentati in mostra, che sottolineano e proseguono un’alternanza di vuoti e pieni messa in atto da Yves Klein e da Arman. Le Plein (2008), l’inventario degli oggetti con cui Arman aveva riempito la vetrina della galleria Iris Clert nel 1960, è un ulteriore avvicendamento fra presenza concreta dell’oggetto e lo spazio smaterializzato della parola. Giustapponendo Polar Praxis, un’opera inclinata secondo i gradi dell’asse terrestre, e un display realizzato in situ che permette di attivare un oggetto editoriale storico e raro come AXE, Samon Takahashi mostra come l’estrema libertà dei giochi linguistici che definiscono l’arte sia la stessa con cui si possono praticare, mettendole sullo stesso piano, ricerca, collezionismo e forme curatoriali.
Se l’opera di Pierre Leguillon è un commento sulla transitorietà dell’idea di autore, il lavoro del collettivo Continuous Project si fonda su forme povere di edizione in grado di rimettere in circolo un sapere rimasto fossilizzato dal processo d’inflazione che ne ha trasformato il supporto in oggetto da collezione. Infine, i paragrafi di Dispersion di Seth Price, testo chiave d’inizio millennio sull’opera d’arte nell’epoca dei media distribuiti - per l’occasione tradotto in italiano e reso disponibile al pubblico di Red Swan Hotel - articolano sul piano teorico alcune di queste riflessioni, offrendo un possibile spartito attraverso cui leggere la mostra.
Ufficio stampa ZETEMA
+39 06820771, info@zetema.it
Inaugurazione 26 novembre alle 19
Museo d'Arte Contemporanea Roma - MACRO
via Nizza, 138 - Roma Lazio Italia
Orario:
da martedì a domenica, ore 11.00-19.00 / sabato: ore 11.00-22.00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Da martedì a domenica dalle ore 11.00 alle ore 21.00 apertura dei cancelli (via Nizza 138 e via Reggio Emilia 54) per accedere agli spazi liberi: foyer, hall, ristorante, caffetteria, terrazza e spazio Area.
Ingresso: intero 13.50 euro, ridotto 12.50 euro.