Fogola Galleria Dantesca
Torino
piazza Carlo Felice, 15
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Marco Ramasso
dal 10/3/2004 al 4/4/2004

Segnalato da

Elisabetta Tolosano



approfondimenti

Marco Ramasso



 
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10/3/2004

Marco Ramasso

Fogola Galleria Dantesca, Torino

La sua pittura appartiene a una moderna concezione idealistica del vero, non racconta l'alienazione, il brutto, la violenza ma ritrae gli aspetti incontaminati della natura che si possono ritrovare nella fierezza solitaria di un animale selvatico, in un paesaggio innevato ...( Elisabetta Tolosano)


comunicato stampa

Il pensiero e l’immagine.

Il bello, il piacere estetico, la poesia, l’amore per le cose, la contemplazione del silenzio sono sentimenti senza tempo, assoluti, frutto di una ricerca interiore non facile da raggiungere.
Il desiderio continuo di frenesia, di frastuono, di iperdinamismo sono frutto di horror vacui, rifugio per chi ha paura di riconoscere la forza segreta e semplice della natura.
La pittura di Marco Ramasso rispecchia una nobiltà di sentire, di guardare e di esprimere per immagini gli aspetti sublimi della realtà.
La sua pittura appartiene a una moderna concezione idealistica del vero, non racconta l’alienazione, il brutto, la violenza ma ritrae gli aspetti incontaminati della natura che si possono ritrovare nella fierezza solitaria di un animale selvatico, in un paesaggio innevato, in una fanciulla che veleggia in un mare tranquillo.
E’ riduttivo definire Marco Ramasso un pittore “animalista”. E’ ben vero che i suoi soggetti più noti riguardano lupi, volpi, orsi, volatili d’ogni specie, felini, animali esotici e tanti altri protagonisti del suo raffinato bestiario.
La sua tecnica pittorica, inoltre, rivela una grande perfezione formale, un calibrato uso dei colori e delle luci da abile professionista al limite del virtuosismo.
Talvolta i suoi dipinti sono talmente veritieri che pare di poter toccare il pelo vellutato di un animale; altre volte sembra d’intrecciare un rapporto di sguardi con gli occhi intensi e umidi di una leonessa che avanza con passo felpato e sicuro verso lo spettatore. Al disegno preparatorio, effettuato sul luogo, segue un’accurata esecuzione in studio. Oltre all’uso del colore ad olio, come in un rituale d’altri tempi, l’artista prepara le tele e impasta i pigmenti colorati con l’uovo per ottenere un colore più caldo e naturale rispetto al comune acrilico in commercio. Le sue metodologie richiedono tempi lunghi, serenità interiore, quasi zen.
Nell’epoca della riproduzione multimediale, l’abilità tecnica, la pittura minuziosa e la preparazione artigianale del colore come nelle antiche botteghe, sembrano virtù superate, lontane da una contemporaneità dominata da immagini fluide, veloci, manipolate al digitale. Ma proprio nell’epoca della molteplicità dei linguaggi visivi, un posto di rilievo deve essere deputato alla buona pittura.
E’ una tecnica antica, una preziosa tradizione da non perdere.
La pittura va guardata senza pregiudizi in positivo o in negativo, non deve essere anteposta come valore ai metodi più recenti ma non deve nemmeno essere considerata superata come avvenne nel periodo dell’esaltazione dell’arte installativa.
Ogni linguaggio artistico ha la sua dignità, il suo valore poetico se affrontato con serietà e sensibilità artistica. L’importanza sta nella qualità espressiva e nella coerenza di chi lo affronta.
Marco Ramasso si dedica al disegno e alla pittura perché ama i soggetti che dipinge. Li osserva a fondo, li fotografa quando è il caso, come per gli sfuggenti animali selvatici, o li disegna stando fermo per ore in un parco o in una foresta.
Anche la figura umana – per lo più persone di famiglia o amici- ritorna nel suo universo pittorico, come vediamo anche in opere recenti.
Può essere una donna assorta nei pensieri, seduta in un interno quasi spoglio, dove un letto semisfatto e un telefono bianco sono illuminati dalla luce azzurra di una porta spalancata sull’orizzonte infinito dell’oceano.
Può essere anche una figura femminile, a piedi scalzi, con un lungo abito scuro che si solleva nella brezza marina, mentre contempla un paesaggio in cui il cielo carico di nubi si rispecchia sulla superficie del mare al tramonto. La donna è di schiena, non vediamo il suo volto, la sua espressione. Non sappiamo se gioisca di fronte all’immensità della natura o se ne provi smarrimento. Ma è proprio questa ambiguità che aumenta il fascino dell’opera, come se la figura fosse un tramite tra noi e il paesaggio, stimolando la nostra fantasia, la nostra immaginazione, la nostra capacità di rapportarci alla natura.
L’abilità di Marco Ramasso nel rappresentare la figura umana emerge già dai suoi disegni preparatori nei quali si può notare la semplice eleganza di una gamba o di un piede; molti dei suoi disegni preparatori sono talmente intensi da acquistare una loro specifica autonomia che può andare al di là del quadro dipinto.
Possiamo anche imbatterci in paesaggi puri, privi di uomini e animali dove, ad esempio, i sassi in riva all’acqua diventano il soggetto dominante di una tela.
Talvolta il paesaggio è talmente selezionato, privato di dettagli e di colori da sfiorare l’astrazione, come in “Nero su bianco”.
Scriveva nel 1830 il pittore romantico Caspar David Friedrich che
“il compito dell’artista non è la rappresentazione fedele dell’aria, dell’acqua, delle rocce degli alberi: la sua anima e la sua sensibilità devono rispecchiarsi nella sua opera. Il compito di un’opera d’arte è di riconoscere lo spirito della natura, comprenderlo registrarlo e renderlo con tutto il cuore e il sentimento.”
La sensibilità individuale è ciò che differenzia una rappresentazione oggettiva da una soggettiva e il vero artista sa farsi interprete di emozioni universali.
Naturalista, realista, romantica, paesaggista, la pittura di Marco Ramasso può accostarsi a tutte queste definizioni. Una sensibilità romantica in chiave contemporanea è senza dubbio presente nelle sue opere. I lavori più recenti riflettono una continua ricerca d’essenzialità, le immagini apparentemente più semplici hanno una forza sorprendente che può suscitare analogie con i soggetti del grande realista americano Andrew Wyeth, che ama ritrarre il suo mondo circostante, gli interni, le case dei vicini, i volti di donna, le lande sperdute, gli effetti delle stagioni che mutano i paesaggi familiari.
Alcune marine, alcuni interni o ritratti di Marco Ramasso possono ricordare le atmosfere del naturalista tedesco Gerhard Richter, il settantenne artista, pittore e fotografo che lascia aperto il dibattito critico sulla modernità o antimodernità delle tecniche utilizzate.
Al di là della tecnica, si tratta sempre di una questione di sguardo, di percezione del vero, di come l’artista vede ed interpreta la realtà.
Elisabetta Tolosano


Fogola Galleria Dantesca
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