Ghost House. L'esposizione riunisce una sessantina di opere pittoriche realizzate dalla meta' degli anni '80 a oggi, in molti casi mai esposte in precedenza e in alcuni realizzate per l'occasione.
Lawrence Carroll, uno dei maggiori rappresentanti della pittura
contemporanea, è protagonista al MAMbo – Museo d'Arte Moderna di
Bologna di una mostra dal titolo Ghost House, che apre al pubblico il 12
dicembre 2014 e racconta un percorso artistico di oltre trent'anni grazie a
una sessantina di opere prodotte dalla metà degli anni Ottanta a oggi, in
molti casi mai esposte in precedenza e in alcuni realizzate per
l'occasione. Riveste particolare rilevanza la contiguità con il Museo
Morandi, la più ampia collezione pubblica di opere di Giorgio Morandi, tra
i modelli dichiarati di Carroll, oltre che maestro della pittura del
Novecento.
Ghost House si dispiega nell'area dedicata alle mostre temporanee senza
seguire un criterio cronologico ma creando degli ambienti che l'artista
stesso definisce come “costruiti sulla memoria”, nei quali opere di diversi
periodi sono messe in dialogo tra loro e con il contesto espositivo, nella
convinzione che un senso possa essere ricercato non solo nei singoli
lavori ma anche nelle relazioni tra di essi, considerati collettivamente e
attraverso il tempo, come gli intrecci narrativi di una storia.
Lawrence Carroll sfugge alle categorie critiche e interpretative legate al
concetto di “avanguardia”, ma lavora sui modi e sui tempi della
percezione, ponendo l'opera e lo spettatore in una costante
interrogazione sul senso del comporre e lasciare apparire un'immagine
pittorica. Diversi sono gli artisti dai quali dichiara di aver tratto ispirazione:
tra questi Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Marc Rothko, Carl Andre,
Donald Judd, Cy Twombly, Sean Scully, ma tra tutti prevale Giorgio
Morandi, con il quale condivide l'amore per una dimensione intima,
privata, così come la costante ricerca finalizzata ad assumere la
complessità del reale attraverso l'epifania di oggetti quotidiani, solo
apparentemente semplici, permeati di inesauribili possibilità interpretative
nelle loro molteplici combinazioni.
Carroll, come usava fare con i suoi oggetti Giorgio Morandi, fin dall'inizio
della sua carriera artistica studia minuziosamente le diverse possibilità di
posizionamento nello spazio delle proprie tele, che diventano non più
superfici ma “corpi” del dipinto, dotati di più facce. I telai assumono
dunque forme e volumi diversi, concavi o convessi, elementi ed oggetti di
vario genere vengono assemblati e aggiunti: il dipinto assume
caratteristiche scultoree e si fa corpo, la tela si fa pelle, la cera è
unguento, i tagli sono linee disegnate ma anche aperture su una
dimensione ulteriore – e interiore – del dipinto stesso.
L'uso del colore da parte di Carroll è apparentemente monocromo:
prevale una particolare tonalità di bianco ottenuto tramite strati
successivi di pittura che lasciano trasparire imperfezioni, trame, tracce di
interventi precedenti, un non-colore portatore di memorie, neutro, che
Carroll definisce “off white color”. Si tratta di un bianco che vuole essere
quanto più possibile vicino a quello della tela, che spesso ricopre una
pittura precedente, che dà la possibilità all'artista di azzerare tutto e di
ricominciare daccapo. Carroll lo sceglie agli esordi senza sapere che
diventerà una costante per i successivi trent'anni e a tutt'oggi non ne ha
ancora esaurito le possibilità.
La mostra al MAMbo si apre con una sala che riunisce un piccolo gruppo
di lavori degli esordi che hanno valore seminale per gli sviluppi successivi
della ricerca dell'artista e che indirizzeranno i visitatori verso differenti
tematiche che sono esplorate lungo il percorso espositivo con opere di
periodi diversi. Tra i lavori introduttivi: un dipinto sul tema del respiro; uno
incentrato sul tema fondamentale del “cambiare pelle” per dar vita a un
nuovo inizio; un “cut painting”, in cui attraverso tagli sovrapposti e
ricomposti l'artista introduce il disegno nel dipinto e al contempo ne rende
visibile la storia, che anticipa lavori di una ventina di anni dopo, i “table
paintings”, strutture aeree in legno e carta di giornale o cartone, di cui qui
è mostrato un esemplare; un esempio di “stacked paintings”, che vedono
la sovrapposizione di legno e tele dipinte.
Proseguendo dopo la prima sala, oltre a successivi sviluppi di quanto
visto all'inizio, si incontrano altre tipologie di lavori: i “box paintings”che,
come un corpo, esplicitano l'interno oltre che l'esterno del dipinto, con la
tela che è come pelle; i “page paintings”, appesi perpendicolarmente alla
parete, per renderli non inglobabili da un unico punto di vista; i “calendar
paintings” che riprendono la stratificazione degli stacked paintings; gli
“slip paintings”, costituiti da due forme solide rientranti l'una nell'altra; i
“light paintings”, nei quali sono inglobate una o più sorgenti luminose; gli
“erasure paintings”, che traggono spunto dall'esperienza di Carroll come
illustratore e dalla sua volontà di superare questa fase e di andare oltre,
inserendo nei dipinti illustrazioni per poi cancellarle quasi a voler
cancellare se stesso; fino al suggestivo “freezing painting”, in cui
creatività artistica e tecnica ingegneristica si incontrano per generare il
senso di sospensione di una materia - 900 litri d'acqua ghiacciata - , che
può in qualunque momento ritornare allo stato precedente. Il lavoro trae
suggestione dal ciclo delle stagioni, con l'inverno rigido che ricopre tutto
di ghiaccio, ma sotto questo strato la vita è sospesa per poi riprendere
nel divenire della primavera. Tale ciclo, nella visione di Carroll è
assimilabile alla pratica artistica che, in maniera ciclica, prendere
qualcosa da chi precede e lo trasmette a chi verrà dopo. L'opera è stata
esposta alla Biennale di Venezia 2013 nel padiglione della Santa Sede.
Alcuni lavori nuovi, per la prima volta visibili e realizzati da Lawrence
Carroll appositamente per la mostra, si incontrano lungo il percorso.
Tra questi, due dipinti di grandi dimensioni in cui predomina il giallo e altri
che incorporano una fonte luminosa. Ad accomunarli è il tema della luce,
che, nelle sue diverse sfaccettature ha caratterizzato il lavoro di Carrol fin
dagli inizi. Con la metafora della luce che si spegne e poi si riaccende
Carroll spiega anche il rapporto con gli artisti che ama: portare lo spirito
di Giorgio Morandi in un lavoro attuale contribuisce a riaccendere la luce
sulla ricerca del maestro – anche a beneficio del pubblico – dalla
prospettiva contemporanea di un artista del 2014. Un'altra riflessione
dell'artista sulla luce riguarda il suo studio e come questa ne modifichi gli
equilibri: la luce naturale che arriva la mattina, l'illuminazione artificiale, il
buio della notte, che avvolge i dipinti lasciandoli in uno stato sospeso,
dormiente.
I due dipinti gialli trovano corrispondenza in alcuni lavori degli anni '90, in
cui Carroll usa una tela per ricoprire quasi completamente un dipinto
sottostante, come un velo, azione che ha ancora una volta a che fare
con l'idea di cancellarsi per poi andare oltre, trasferirsi in un nuovo spazio
fisico, psicologico, metaforico, darsi il permesso di lasciare se stessi per
ripartire.
Il titolo della mostra, Ghost House, trae spunto dall'omonimo scritto
poetico di Robert Frost: è lo stesso Carroll a dichiarare come la poesia
accompagni il suo lavoro in studio, a volte influenzandolo. Ghost House è
sembrata subito adatta a fornire un titolo a un'esposizione che riporta
alla luce i lavori degli esordi, sorta di “fantasmi” positivi della ricerca di
Carroll, che si riverberano sulle opere che li hanno seguiti e su quelle
future.
In concomitanza con Arte Fiera e ART CITY Bologna 2015 sarà pubblicato
un catalogo con testi di Gianfranco Maraniello e Angela Vettese e
un'ampia documentazione fotografica della mostra.
Lawrence Carroll è nato nel 1954 a Melbourne, Australia. Nel 1958 la sua
famiglia emigra negli Stati Uniti e si stabilisce in California. Dal 1976
frequenta l'Art Center College of Design di Los Angeles, dove si diplomerà
nel 1980 e in questa fase lavora come illustratore e insegnante di disegno.
Per ovviare alla scarsità di risorse da investire in materiali per la pittura
impara ad assemblare da sé le proprie tele, pur senza utilizzare materiali
di recupero, come spesso erroneamente si pensa, prassi che permarrà e
si svilupperà nel suo lavoro anche in seguito.
Nel 1984 si trasferisce a New York, dove nel 1987 si tengono le sue prime
esposizioni museali al Bronx Museum e al Queens Museum. Nel 1990
espone al al Musée des Beaux Arts di Bruxelles e nel 1992 partecipa alla
IX Documenta di Kassel, dove tornerà anche nel 2005, ormai come uno dei
più affermati artisti contemporanei. Fondamentale per Carroll è l'incontro
negli anni Novanta con Giuseppe Panza di Biumo, importante
collezionista che acquisirà numerosi suoi lavori e gli fornirà la possibilità
di esporre in spazi dalla particolare valenza architettonica: Villa Panza a
Varese, Palazzo Ducale a Gubbio, Palazzo della Gran Guardia di Verona,
Karmelitenkirche a Monaco, S. Agostino a Bergamo.
Nel 2013 è stato uno degli artisti invitati ad esporre nel Padiglione della
Santa Sede alla Biennale di Venezia.
Numerosi musei internazionali annoverano nelle loro collezioni opere di
Lawrence Carroll. Tra questi il MOCA di Los Angeles, il Guggenheim di New
York, il National Museum of Modern Art di Tokyo, il MART di Rovereto, la
Galerie der Stadt Stuttgart di Stoccarda.
L'artista ha insegnato pittura allo IUAV di Venezia. Vive e lavora tra gli USA
e l'Italia.
Mercoledì 10 dicembre, alle ore 12.00, nella Sala Conferenze si terrà la conferenza stampa della mostra
A seguire visita riservata ai giornalisti e ai fotografi.
Interverranno alla conferenza stampa:
Gianfranco Maraniello, Direttore Istituzione Bologna Musei | MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna e curatore della mostra;
Lawrence Carroll, artista;
Carla Mainoldi, Responsabile Group Giving, Events & Art Management di UniCredit, sponsor della mostra.
Ufficio Comunicazione/Stampa
Elisa Maria Cerra tel. +39 051 6496653 - fax +39 051 6496600 ufficiostampaMAMbo@comune.bologna.it
Inaugurazione aperta al pubblico giovedì 11 dicembre 2014 h 19.00
MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
via Don Minzoni 14 - 40121 Bologna
Orario:
martedì, mercoledì e venerdì h 12.00 - 18.00 giovedì, sabato, domenica e festivi h 12.00 - 20.00
Chiuso il lunedì
Festività di fine e inizio anno: 25 dicembre chiuso, 26 dicembre aperto h 12.00 - 20.00, 1 e 6 gennaio 2015 aperto h 12.00 - 20.00
Biglietti: intero € 6,00, ridotto € 4,00