Nero su Bianco. L'artista svedese, il cui lavoro si divide tra la fotografia d'arte e quella di moda, porta in questa mostra un'interpretazione tanto originale quanto raffinata del nudo femminile, frutto di una singolare collaborazione con il pittore, suo amico e conterraneo, Anders Ornberg.
Nero su Bianco
La Galleria 70 inaugura mercoledì 17 Marzo, alle ore 19.00, la personale della fotografa Ewa-Mari Johansson, dal titolo Nero su Bianco.
L'artista svedese, il cui lavoro si divide tra la fotografia d'arte e quella di moda, porta in questa mostra un'interpretazione tanto originale quanto raffinata del nudo femminile, frutto di una singolare collaborazione con il pittore, suo amico e conterraneo, Anders Örnberg.
I corpi che la Johansson ritrae sono infatti dipinti da questo artista, con motivi di campiture geometriche nere tipici della sua opera. La fotografa, poi, quasi lavorasse con dell'argilla, plasma queste forme e quelle del corpo e delle ombre, combinandole nelle posture che fa assumere alle modelle e fissandole infine in un nitido, elegante bianco e nero. Ponendo sempre la massima attenzione nell'escludere dalla scena i lineamenti del volto, che vi porterebbero un peso destabilizzante, la Johansson tramuta così i suoi nudi in rigorose composizioni astratte dove ogni elemento è chiamato alla determinazione di un equilibrio perfetto: si tratti delle diverse parti del corpo, dei motivi dipinti, dei rapporti di contrasto, o persino del margine nero del fotogramma, che, lungi dal costituire un vezzo estetizzante o una concessione alla moda, come molto spesso accade di vedere, svolge qui un'interazione assai delicata con l'immagine, e ne diviene, in assenza di significativi aspetti di discontinuità nello sfondo, indispensabile termine di paragone. Le opere dell'artista svedese rimarranno in mostra fino al 15 Maggio.
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Nata a Sölvesborg, in Svezia, Ewa-Mari Johansson si è formata alla New School (FIT) di New York ed alla UCLA di Los Angeles, studiando regia, produzione televisiva, fotografia e tecnica della camera oscura, e poi lavorando come assistant director presso Arnold Eagle, collaboratore di Man Ray. Ha realizzato servizi per numerose riviste di moda e di fotografia, quali Vogue, Amica, Harper's Bazaar, Cosmopolitan, Donna, Elle, Scanorama, Foto, Kodak's Photo. In Italia ha già esposto alla galleria Il Diaframma di Milano (1992), alla Biennale di Fotografia nel Museo di Fiesole (1995), alla Galleria Sabatino di Roma (1998), ed al Museo dell'Arte e della Stampa di Rovereto (1998). Da segnalare, di recente, le mostre al Museo di Malmö (2001) e, nella stessa città , alla Galerie Rose Marie (2003).
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La sfida di Pigmalione
Il corpo nudo dell'uomo è sempre stato il soggetto più normativo di tutta la storia dell' arte. Le sue misure e proporzioni hanno da tempi antichissimi definito il codice sia per la rappresentazione grafica e per quella plastica, che per l'architettura. Gran parte dell'arte astratta del secolo scorso si fondava,
consapevolmente o no, proprio su di queste misure. Mondriaan disse che la sua rigida geometria era la vera faccia dei principi maschile e femminile che reggono la natura. Il notissimo diagramma di Leonardo da Vinci - l' uomo iscritto in un cerchio e in un quadrato - ci è servito già da 500 anni come
memento sempre presente del canone umano. Il corpo dell' uomo non è soltanto geometria, ma anche organica morbidezza dei movimenti. In effetti, la danza ha sempre costituito un ponte tra la geometria e la libertà del corpo. La danza possiede una relazione con queste immagini firmate da Ewa-Mari Johansson. Sono foto di giovani donne nude, "spezzate"con tracce crude di colore nero che sembrano inchiostro da stampa. Per la nettezza delle tracce che fa risaltare la dolcezza fisica femminile e l'obiettività clinica delle parti sezionate, nasce un certo brivido guardando queste immagini, in cui si potrebbe cogliere un'allusione spiritosa alla celebre fotografia che Man Ray fece nel 1934 a Meret
Oppenheim davanti alla macchina tipografica, con la mano e parte del braccio tutti spalmati d'inchiostro...
Il movimento prima di ogni scatto della Hasselbladh dilata e trasforma la pelle, così da produrre una nuova sintesi fra geometria e sensualità . Il corpo viene messo in risalto mentre noi restiamo testimoni del processo irreversibile di trasformazione della vita in arte. Processo che, fin dall' inizio dell'epoca moderna, all' incirca cento anni fa, ha costituito uno dei temi di discussione più in voga in estetica.
Quando i segni neri sulle ragazze si armonizzano con i loro movimenti, riescono a mettere in rilievo tutta la gamma del linguaggio del corpo, dal fuoco vivo fino al riposo tranquillo, dall'ossessione carnale fino al noli me tangere.
Qui si racconta la favola di Pigmalione - che sposò una statua di Afrodite - però nel senso contrario, dal momento che in questo caso è la ragazza viva a diventare oggetto d'arte.
Questa conclusione comporta anche una riflessione sul nostro tempo, e forse una disillusione, in quanto la vecchia storia di Pigmalione rimane soltanto una favola. Ciò che una volta è entrato nel mondo dell'arte, rimane lì per sempre come prova del nostro desiderio di fermare il tempo e di giungere al di là di ogni ostacolo del presente.
Olle Granath
Orario: 10.00 -13.30 / 16.00 - 19.30. Chiuso domenica e lunedì
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