The dreams of Rocky. Figure che sembrano ricavate da un universo fantastico. Un immaginario fanciullesco, sospeso tra la sensibilita' artistica e la liberta' del bambi-no.
Dal 7 al 19 febbraio la Galleria Arianna Sartori di Mantova in via Ippolito Nievo 10, ospita una nuova mostra personale dell’artista Valter Davanzo intitolata “The dreams of Rocky”.
L’artista di Treviso torna per la sesta volta nella galleria mantovana: vi ha esposto nel maggio 2006, nel maggio 2007, nel gennaio 2009, nel gennaio 2010 e nel marzo 2013.
Ha conquistato sempre più ampi successi e consensi in Italia e all’estero, in Spagna (Ma-drid), Germania (Berlino), Slovenia (Ljubjana) e Olanda (Maastricht).
La personale si inaugurerà sabato 7 febbraio alle ore 17.30 alla presenza dell’artista e resterà aperta al pubblico fino al 19 febbraio 2015.
“Tra l’adulto e il bambino”
Walter Davanzo è artista che propone un personale linguaggio figurativo che è solo l’ultima tappa della sua articolata ricerca. Ha infatti realizzato per anni opere astratte, dove il segno e il gesto erano “attori protagonisti” della sua espressione. Esaurito quel pe-riodo, passando attraverso gli autoritratti è giungo ad
una linea neo-figurativa, quasi sensibile all’Arte Cifra internazionale. Opere che elaborano varie tematiche, lavorando a cicli. Di spicco i lavori dedicati all’Olanda, ai Cani e agli aerei, solo per citarne alcuni. Dipinti in cui studia attentamente un soggetto, cercandone peculiarità e sfaccettature. In ogni tema però compaiono degli
elementi “retorici” del suo lavoro come la mano, o la tazzina. Un’arte quella di Davanzo che è particolarmente di impatto, con figure che sembrano ricavate da un universo fantastico. Un immaginario fanciullesco, sospeso tra la sensibilità artistica e la libertà del bambi-no, dove sa trasporre appieno le sue emozioni e stati d’animo. Ho incontrato l’artista nel suo studio, cercando attraverso un colloquio di far emergere le peculiarità del suo lavoro.
Perché sei diventato artista?
Per un’esigenza interiore, un bisogno fisico. Ho fatto tanti altri lavori in aziende, ho insegnato, ma dentro di me ho sempre portato avanti il discorso della pittura. Un’esigenza che maturava, una spinta. Il gusto di toccare il colore, di vedere uscire sulla tela un’immagine, un segno fatto da me con le mani.
Nell’irrequietezza che porto dentro, c’è sempre stato il sogno dell’arte.disgregata della famiglia e quindi mi rivolgo al bambino da solo che deve arrangiarsi e sogna l’arte e la famiglia. Sogna di essere in un bosco, di avere un triciclo e di essere felice. Una sospensione tra l’adulto e il bambino.
Ho letto in un tuo catalogo: “i Bambini sono i veri artisti”, cosa ti affascina del loro mondo?
La spontaneità. Un bambino, ad esempio, se lo porti ad una Biennale ti dice: “questo fa schifo, quello è bello, quello e un qua-dro con dei bei colori, quello mi fa paura”. Lo stesso succede a me, una spinta interiore che mi fa apprezzare un tipo di insegno ri-spetto ad un’altro. Mi piace avere questo segno grottesco, ovviamente
con l’immagine dell’adulto, quindi elaborato in un certo mo-do. Forse perché ho avuto un’infanzia particolare avendo il padre che è morto quando io ero adolescente. Sono stato in collegio, un po’ con gli zii perché la mamma non mi poteva tenere. Ho questa immagine disgregata della famiglia e quindi mi rivolgo al bambino da solo che deve arrangiarsi e sogna l’arte e la famiglia. Sogna di essere in un bosco, di avere un riciclo e di essere felice. Una sospensione tra l’adulto e il bambino.
Perché ti interessano gli aerei?
Gli aerei sono una delle tematiche che ho affrontato. Lavorando a cicli prima ho fatto un discorso sul cane. Una figu-ra emblematica, può essere il lupo cattivo, ma anche l’animale che difende la tua casa e l’amico dei giochi. Può essere colorato, nero, bianco o a chiazze. Il discorso degli aerei è una memoria del papà che ha lavorato in aeroporto con gli inglesi nella seconda guerra mondiale. Ho idealizzato attraverso la pittura le sue foto, portando avanti un discorso di memoria per partorire queste immagini.
Parlami delle tue opere riguardanti l’Olanda…
Sono stato quasi un mese in Olanda con degli amici. Quel luogo con la sua gente ed i suoi colori mi ha entusiasmato. Nella musica, nel design e nelle gallerie ho trovato un grande gusto per l’arte. Ho “portato” a casa con me tutto questo, e ho voluto subito realiz-zare dei quadri. La prima opera è stata un mulino molto colorato. Da lì è nata la voglia di dedicare una mostra a questo paese.
Come nasce un tuo ciclo di lavori e quando lo senti esaurito?
Di solito nasce da una serie di immagini fotografiche che realizzo. Poi faccio alcuni disegni, e man mano che vengono fuori li ela-boro, mettendoci le solite immagini che possono essere la tazzina o la mano. Elementi che richiamano la mia pittura, uniti a imma-gini che riguardano la tematica che affronto, ad esempio un paese come l’Olanda o il Marocco. Un’altra tematica che andrò ad af-frontare sono le turbine, le macchine, la grande tecnologia.
Come definiresti la tua ricerca?
Un lavoro improntato sull’esistenza dell’uomo. Cosa stiamo facendo, perché viviamo e cosa costruiamo.
Sei passato da una pittura astratta alle attuali ricerche più figurative…
E’ stato un ciclo in esaurimento. Mi sono trovato ad un certo punto a fare delle immagini di forte gestualità che però iniziavano a diventare ripetitive. Tutt’ora le ho dentro, nei miei quadri c’è ancora gesto e segno. Però mi sentivo quasi anonimo, e così si è esau-rito. Ho cominciato a fare una serie di autoritratti, facendoli uscire pian piano e deformando la figura. Un pensiero sulla realtà arti-stica che ti circonda…
Purtroppo c’è tanta gente che dipinge ma… Sono disgustato, vedo persone che fanno mostre in determinati spazi e non capisco come vengono promossi. Dovrebbe esserci da parte del critico e del gallerista una selezione e non vendersi. Al-trimenti crei confusione nella gente. Il quadro è qualcosa di importante, non
un semplice arredo. Non è solo un buco da riempire, devi viverlo.
Una soddisfazione?
Di riuscire a dipingere e di portare avanti questi lavori. Con molte difficoltà, perché non è facile vivere avendo una pittura con un certo tipo di “nervatura”. In una mia opera c’è una figura ben precisa che “grida”. Ha una sua proprietà e immagine.
Un rimpianto?
Di non aver fatto delle scuole adatte a questa attività. Ma forse neanche questo. Quando studiavo al D.A.M.S. dopo un po’ ho la-sciato perdere. Mi sembrava di fare esami su cose già viste sui libri. Dal punto di vista tecnico anche interessanti, ma adatte più al critico d’arte o all’insegnante.
Un sogno?
Pur vivendo a Treviso di fare grandi mostre all’estero. Penso sia il sogno di tutti gli artisti.
Progetti per il futuro?
Una mostra in Marocco. Un posto meraviglioso dove l’immagine è sospesa tra la realtà e il sogno. Il tempo è molto diluito, non c’è la nostra frenesia.
Carlo Sala
WALTER DAVANZO
La vita è ricerca. Cercare la parola giusta, il colore che dona, la nota che non stona, la forma che imprigiona. Se poi chi cerca è un artista, tutta la ricerca assume un significato diverso, come se alla fine non ci fosse un traguardo ma un consapevole punto di par-tenza. Alcuni di noi credono che aver trovato la strada sia una cosa buona; gli artisti che hanno trovato la strada hanno appena ini-ziato a prendere coscienza del loro ruolo nella vita. Manca loro ancora tutto il percorso da fare. Solo pochi di loro hanno raggiunto la meta, alcune mete o addirittura molte mete. Sanno che la strada è una ma che il risultato da ottenere è molteplice.
Walter Davanzo ha percorso molta strada. Negli anni i suoi lavori si sono definiti sempre di più individuando uno stile personalis-simo, indistinguibile. Uno stile dove sia la composizione nel suo insieme che un piccolo dettaglio possono ricondurre agilmente al riconoscimento della sua mano. Le pitture di grandi dimensioni che fanno parte di quei brani artistici come la stazione di Berlino oppure la Gente, i lavori eseguiti su carte geografiche, carte usate, spartiti musicali hanno un fil rouge che tiene tutto sotto una grande luce uniforme. La sua infanzia, i suoi genitori, la classe e gli amici, ritratti d'istinto, poeticamente interpretati a partire da una fotografia della quale rimane solo ciò che di interessante ed emotivamente significativo vi si trovava. Pulisce il quadro dai dettagli che la fotografia inesorabilmente restituisce, svuota i particolari realistici dalla loro pesante referenzialità e ci lascia davanti ad un ricordo. Così come quando si pensa ad un volto, conosciuto e amato in un passato più o meno remoto, così i dipinti di Davanzo si dimostrano fedeli all'emozione, infedeli al dettaglio realistico. Ogni sfondo perde importanza dal suo vero contesto e ne può acqui-sire una nuova, può appunto diventare melodia, può simulare un viaggio che vede nella mappa i suoi possibili snodi e le sue possi-bili fughe. I suoi lavori partono dall'idea che la mano è molto più vicina al cuore che alla mente: una donna nuda, disegnata con un solo tratto continuo, sicuro, chiuso ma talmente perfetto nella sinuosità delle curve che potrebbe ingannare l'osservatore scambian-dosi per ombra di un corpo reale. Un'ombra però lieve, fatta di frasi, di parole sussurrate che diventano i titoli dei suoi lavori, brevi poesie, quasi degli haiku che dentro a ogni singolo lavoro amplificano l'effetto estetico nel versante linguistico.
Davanzo ha una strada precisa da percorrere ma nelle sue opere sentiamo la consapevolezza dei mezzi e la conoscenza delle strate-gie per percorrerla. Una strada che lascia da parte il superfluo, non sente brusio, scioglie i nodi dell'interpretazione con parole sem-plici ma, soprattutto, eleva il ricordo di un momento a protagonista indiscusso di una produzione artistica, di una vita e di una meta.
Chiara Casarin
Walter Davanzo nasce a Treviso il 1° marzo. Si è dedicato fin dagli anni giovanili alla pittura iniziando l’attività espositiva nel 1970 nella propria città. Vive a Treviso. Dopo la maturità tecnica industriale, si iscrive al D.A.M.S. di Bologna, dopo due anni si dedica prevalentemente alla pittura e fotografia, le vere passioni dei suoi anni giovanili. Si interessa soprattutto all’espressionismo tedesco, sia di pittura che di cinema. Diversi viaggi lo portano a visitare famose gallerie di capitali Europee, in Francia soprattutto in Bretagna e in Normandia, altri viaggi studio lo portano in Africa nell’area mediterranea soprattutto il Marocco rinforzando così il suo interesse per i segni primitivi, per il grafismo infantile. All’inizio numerose sono le mostre personali fotografiche in varie città italiane, poi solamente mostre di pittura. Collabora anche come Art Director all’Asolo film Festival. Le sue opere si trovano nei musei e collezioni private, la documentazione dell’attività artistica presso l’ASAC della Biennale di Venezia e presso Ludwing forum für internationale Kunst Bibliothek- Aachen.
Mostre personali recenti:
2003 – “Cave Canem”. Casa dei Carraresi, Treviso.
2004 – “Figure”, Casa Gaia da Camino, Portobuffolè (Tv), mostra promossa dalla Provincia di Treviso.
“Volare con il cuore”, Edificio ex-Gil, Biblioteca, Treviso, mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune.
2005 – “Figure”, Istituto Italiano di Cultura in Slovenia, Ljubjana (Slovenia).
“Made in Holland”, Fondazione Villa Benzi Zecchini, Caerano di S. Marco (Tv).
“Figure”, Galerie Dis 6211 JD Maastricht (Olanda).
“Figure”, Laboratorio 2 Art Gallery, Udine.
“Immagini”, Easychic spazio Arte, Spresiano (Tv).
2006 – “Die Berliner Bahnhofe”, Palazzo Piazzoni, Vittorio Veneto (Tv).
“Immagini”, Galleria Arianna Sartori, Mantova.
2007 – “Gente” opere 2005-2007, Perché spazio arte, Roncade (Tv).
“Spiagge”, Art Way Gallery, Treviso.
“Stazioni di Berlino”, Casa Decor, Madrid (Spagna).
“Dipinti”, Galleria Arianna Sartori, Mantova.
2008 – “Las estaciones de trenes de Berlìn”, Istituto Italiano di Cultura, Madrid (Spagna).
“Stazione di Berlino Ovest”, Home landscape, Studio Emozioni, Milano.
“Cani”. Spazio ex Albergo Paradiso, in concomitanza con XXVII AsoloArtfilm Festival, Asolo (Tv).
2009 – “Nudi a Fiume”. Spazio MAVV. Vittorio Veneto (Tv).
“People Portfolio”. Galleria Arianna Sartori, Mantova.
“Album”. Galleria Polin, Treviso.
“Il muro invisibile”. Cantine Fasol Menin, Valdobbiadene (Tv).
2010 – “Beach Pictures”, Galleria Arianna Sartori, Mantova.
“Dentro Berlino”, Galleria SIPAM Arte Contemporanea, Cesena.
2011 – “Fotoricordo”, Galleria Nera, Bologna.
“In colonia”, Galleria Comunale S. Croce, Cattolica (Rn).
“Fotoracconto”, Palazzo La Loggia, Motta di Livenza (Tv).
2012 – “Selection 2012”, YvonneArtecontemporanea, Vicenza.
2013 – “Help i’m happy”, Galleria Arianna Sartori, Mantova.
Inaugurazione 7 febbraio ore 17.30
Arianna Sartori Arte and Object Design
via Ippolito Nievo, 10 Mantova
lun-sab 10-12.30 e 15.30-19.30
ingresso libero