'Bal' mette in scena una cerimonia fantasmatica. Questi corpi vestiti a festa non hanno piu' braccia, e non si toccano che inavvertitamente.
"Caroline mi ha dato appuntamento al Louvre per mettermi a parte delle opere che avrebbe presentato al Ballo organizzato a Pistoia. Ci siamo incontrate sotto "Lo scambio delle due principesse di Francia e di Spagna" di Rubens. Ed è proprio qui che, inondate di luce divina, sotto una cornucopia che riversa gocce d’oro, perle e rose, mimeremo il gesto di accordo delle due principesse e giungeremo alla conclusione della scrittura di questo testo.
"Bal" mette in scena una sorta di cerimonia fantasmatica.
I “corpi” di Caroline, ultimamente raffigurati nudi, in estasi o euforici, ritagliati in assenza di gravità nel metallo, o incisi al bulino come un messaggio d’amore o un insulto anonimo su una panchina pubblica, sono stati rivestiti per l’occasione di costumi molto più solenni.
Questi corpi, forse stanchi per le ore passate a ballare nel locale notturno di "Camping", sembrano essere venuti a raccogliersi. Sono usciti dalla forma dei “pigri” animali che strisciano al suolo, per mettersi in piedi e drizzarsi verso il cielo. L’ottone ricoperto di foglia d’oro non imita più il corpo delle scimmie ma quello degli uomini. Le donne non portano minigonne né tacchi alti per questa strana messa, ma vesti con corsetto e maniche a sbuffo ispirate allo stile del XVI secolo.
I capelli arruffati sono stati pettinati e acconciati con gioielli. I colli, cinti di gorgiere e nastri. La figura maschile è accessoriata di elementi che evocano l’uomo di chiesa: mitra, ferula, casula e altri attributi religiosi. Sulle vesti e gli abiti di ottone sono impressi, come marchiati da un ferro al calor bianco, i simboli della nobiltà e del potere: gigli, medaglie e altri segni riconoscibili di ricchezza presi a prestito per il Ballo dai pittori di corte, da Tiziano a Velazquez.
È in questa messa in scena teatrale e drammatica che interviene il barocco. Poiché a me sembra che, camuffata sotto i simboli dell’etica sociale, non sia l’incoronazione di una regina o di un re che viene celebrata, ma piuttosto la consacrazione di un amore. Grandioso e doloroso. Immersi nel chiaroscuro, “spolverati” di una colonna sonora degna dei cartoni animati di Disney, i personaggi potrebbero essere sul punto di fare una riverenza, di allacciarsi e di danzare il valzer fino all’ultimo rintocco di mezzanotte, poiché la magia è là, sublimata. Tuttavia, questi corpi vestiti a festa non hanno più braccia, e non si toccano che inavvertitamente. I preti, specie di simboli della buona coscienza, hanno corone che si staccano, pronte a frantumarsi a terra. I visi di ottone sono arrossiti di turbamento o di collera.
I loro cosmetici sembrano essere colati e aver sgocciolato sui loro abiti sontuosi, come in "Morte a Venezia". Respingono tutti quei marchi simboleggianti un ascendente che traduce il desiderio e le vestigia della passione. Li indossano, tatuati come una maledizione.
Lacrime di ossido macchiano le vesti “color di sole” delle belle principesse.
I motivi multicolori intervengono a involgarire, rendere isterico, umiliare. E se si sollevano quelle vesti, non mi sembra che le principesse di Caroline siano calzate di scarpette di vaio, e credo perfino di sentirle mormorare: «Amore, Amore non è affatto saggio! Amore, Amore mi ha reso folle!»."
testo di Lucile Littot
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Caroline Mesquita (*1989, Brest, FR). Ha conseguito il Master of Fine Arts all’École des beaux-arts di Parigi e ha poi frequentato la Mountain School of Art di Los Angeles. Tra le mostre personali recenti segnaliamo: Sloths, Pavillon du Centre d’art du Parc Saint Léger, Pougues-les-Eaux, FR (2015); Windsurfers, Carlier Gebauer, Berlin DE (2015); Camping, Union Pacific, London, UK (2015); Les Bains-Douches, Les Bains-Douches, Alençon, FR (2014). Le ultime mostre collettive a cui ha preso parte sono: Explore, FRAC Ile-de-France, Le Château de Rentilly, Bussy-Saint-Martin, FR (2014); Europe, Europe, a cura di Hans Ulrich Obrist, Gunnar B. Kvaran e Thomas Boutoux, The Astrup Fearnley Museet, Oslo, NO (2014); Possibles d’un Monde Fragmenté, a cura di Enrico Lunghi, Palais des Beaux-Arts, Paris, FR (2014); The Space Between Us, Flax Fondation, Fahrenheit, Los Angeles, US (2014); La Vie Matérielle, a cura di Yann Chateigné, 15ème Prix Fondation Ricard, Paris, FR (2013). L’artista vive e lavora a Parigi.
Inaugurazione sabato 23 maggio, 2015, alle ore 18
Spazio A
via Amati, 13 Pistoia
mar - sab 11-14 e 15-19 o su appuntamento
ingresso libero