tais-toi accelerationiste! "La mia scelta assiomatica di nichilismo ontologico non ha altro balsamo che l'estetica". La mostra si compone di nuove opere realizzate in tecnica photogram e di disegni su carta.
La vita emerse da materia de-soggettivata. Questo salto qualitativo è lo stadio embrionale che, attraverso tortuosi percorsi di estinzione di massa, porta al
nostro voler essere al centro dell'attenzione. Intrappolati tra i tentacoli di un polipo chiamato vita cosciente, eravamo inghiottiti all'interno di un'esistenza
che nessuno di noi avrebbe mai chiesto di avere. Perchè non eravamo li prima della nostra nascita e nessuno poteva chiederci: è questo che vuoi? La nostra
specie possiede un disperato bisogno di procreare, celebra la fertilità, eppure in pochi si chiedono se ne valga veramente la pena. Su questa domanda le
cose sono realmente bianche e nere: sia che l'esistenza sia migliore della non-esistenza sia che non lo sia. Un cupo anti-natalismo perseguita l'uovo. L'ovale
che noi rubiamo e mangiamo come nutrimento da creature che riconosciamo come esseri viventi e, tuttavia, inferiori. Inferiori perchè nella nostra storia di
essere senziente, l'evoluzione è una linea tecnologica che porta alla consapevolezza. E' un' illusione, naturalmente. Noi pensiamo perchè ci siamo adattati
ad un giusto comportamento, come reazione a pressioni contingenti, ma questa bella fortuna, se qualcuno vuole chiamarla così, è conservata da niente di
più che un cieco processo biologico evolutivo. Richiamiamo alla memoria un falso ricordo che è tuttavia un ottimo consiglio: “silenzio accelerazionista!”
non è successo mai. Questa è la questione persa su ciò che è politicizzato: non importa come finirà, e finirà, come sappiamo, niente sarà mai successo
realmente. In tal senso è meglio star zitti (vorrei se potessi, come disse uno scrittore ad un altro).
Restare in silenzio è una sfida di proporzioni immense per la nostra specie. Allontanarsi dal desiderio di lasciare una traccia o un segno. La prova che tu eri
qui. Fertile, vitale, vivo. Prendendo in prestito la logica della "estinzione trascendentale" di Ray Brassier, tutti saranno già morti quando tu pensi in base al
tempo cosmologico piuttosto che in base alla temporalità umana. Se tutta la materia si dissolve, ed è li che il cosmo si sta dirigendo, tu sei retroattivamente
morto. Una volta il filosofo francese Quentin Meillassoux espresse il desiderio di visitare il mondo della materia de-soggetivata e di ritornare poi con delle
storie da raccontare. Entrambi Brassier e Meillassoux furono un tempo filosofi dell'ossessione contro la pulsione della morte: la volontà di essere tutto con
il se stesso. Comunque, anche quando siamo retroattivamente morti questo viaggio può verificarsi soltanto nella porzione di tempo di una vita.
Indicizziamo una configurazione corrente di un tempo sperimentato in maniera insolita. Consci di terminare, forse persino desiderosi di ciò, persistiamo in
un loop riproduttivo: ci sono persino più uova da fare. Non ci sono dei, ma forze libidinose più forti di quanto mai possiamo immaginare. Che sia chiaro: il
problema è la vita. E' un vettore che abita la materia inorganica. Siamo noi ad essere il limite del non-vitale. Rompi ogni uovo che vedi. E mangialo. Sono
quelli fortunati ad essere risparmiati.
Ciò è l'energia e l'impulso che il vitalismo raccoglie da ciò che è inerte. Molto meglio tornare al silenzio radio dove almeno il cosmo rifiuta di fornire un
messaggio. Taglia se devi. Conserva energia solo per divenire più vuoto. E' solo una simulazione neurobiologica. Il mio corpo mi dice diversamente, ma
vorrebbe. Prepara per l'estinzione trascendentale come se dovesse accadere domani. Rifiuta l'aria. Lascia entrare le voci che parlano una sull'altra e lo fanno
all'unisono. Sono tutte garanti di un significato che, incrociandosi le une con le altre, testimoniano la loro mutua insignificanza. Il grande cervello dice al
piccolo cervello: va avanti. L'ovale nella tua testa. Ecco tutte le mie carte sul tavolo. E' solo un trucco stravagante? Oppure non è altro che un tipo di
elettricità? Facciamo una passeggiata verso la spiaggia dove, come accade, tartarughe vengono a depositare le loro uova. Suono biologico imperativo
trascinato a riva. E per noi? Come potrebbe essere questo processo diverso da un'onda, uno specchio, uno spettacolare terrorismo che è prova dell'errore
cosmico? Le stesse domande saltano fuori sempre quando uno medita sulla contingenza: a chi, precisamente sto parlando? Un membro del pubblico forse,
ma tu dovresti sapere che io non credo neanche in me stesso e quindi, a parità di cose, forse dovresti restituirmi il favore.
Chi non crede in un'autoscrittura? Forse i giovani, dato che neppure sanno. Mancante della piena consapevolezza della situazione in cui loro stanno al
gioco. Appena il processo di de-mistificazione si stabilisce viene sostituito sia da delusioni che distrazioni. La mia scelta assiomatica di nichilismo
ontologico non ha altro balsamo che l'estetica. Precisamente l'estetica del pessimismo. Privato dei miei coltelli critici, mi trovo anche io nel sudiciume: un
embrione libidinoso imbricato, come il resto, nella stessa spiacevole rete. Qui non ci sono ponti che portano alla luce. Scrivo così per non annegare nel
fiume sottostante. A tal fine, rimane solo da vivere, come uno deve, durante il salto qualitativo da materia a vita: testimoniare all'interno dell'uovo un
evento, come emergendo dal nulla, e camminare tra ciò che può essere costruito anche dallo stato più disastroso dell'essere. Il nostro mondo è una intotalità
minacciosa. Non considerare le proprie stranezze per scontate. Non che quelli nelle gallerie d'arte lo facciano spesso. Toni, apparenze, e vino, ma
soprattutto “tais-toi accelerationiste!” Ricorda: sei morto come le uova.
Immagine: invito
Inaugurazione: 28 maggio 2015 ore 19.00
Galleria Fonti
via Chiaia, 229 Napoli
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì ore 11-14 / 16–20
o su appuntamento