Trame alchemiche. Il retaggio classico e l'arte contemporanea; l'arte antica della tessitura e il gesto contemporaneo del decollage. Una mano che tesse, l'altra che strappa.
In esposizione nella galleria romana situata a metà strada tra il Colosseo e via Merulana, una ventina di opere, ovvero una selezione significativa della produzione degli ultimi anni dell’artista calabrese, con opere a parete e “soft sculture” sospese a mezz’aria, tutte incentrate sulla cosiddetta “Fiber Art” e sulla tecnica del “Défilage” (derivazione del “Dècollage” di Rotella, di cui la Spina è stata amica e allieva). Presenterà la mostra Virgilio Patarini. Interverranno Carmela Costanzo e Massimiliano Ferragina.
Nota critica introduttiva. Rosa Spina, Penelope contemporanea
L’arte di Rosa Spina incarna il mito di Penelope. In tutta la sua ambiguità archetipica: Penelope che tesse la tela, e Penelope che la disfa. Non è un caso, credo, che l’artista sia nata in una terra che un tempo avremmo chiamato Magna Grecia. E non è un caso, per altro verso, che sia della stessa città di Mimmo Rotella (di cui Rosa Spina è stata amica e allieva). In fondo la chiave per interpretare questa artista è tutta qui, compresa tra questi due estremi: il retaggio classico e l’arte contemporanea; l’arte antica della tessitura e il gesto contemporaneo del dècollage. Una mano che tesse, l’altra che strappa.
Il ricordo e la rimozione. L’artista di Catanzaro ha definito la sua arte dèfilage, riassumendo così, brillantemente, in una sola parola, l’ambivalenza della sua azione artistica e, con la stessa semplice parola, rendendo omaggio ai suoi ideali maestri: gli antichi tessitori ellenici e il campione italiano del Nouveau Realisme. Ma è a Penelope che dobbiamo tornare, se vogliamo intuire qualcosa dell’arte di Rosa Spina. Alla straordinaria modernità di Penelope. Proviamo a pensare a Penelope, a questa figura del mito, come se fosse un’artista contemporanea. Penelope è una performer! Penelope è la prima performer della storia dell’arte. Il senso del suo fare non risiede nell’opera compiuta, ma nell’azione stessa del fare, nel momento stesso del fare. La sua azione contiene in sè il seme della negazione.
Ella dice e contraddice al tempo stesso. E vive grazie alla sua azione ambivalente in un tempo sospeso. Nel tempo circolare di un eterno ritorno. Un eterno presente, in cui passato e futuro diventano un gioco, l’ombra di un sogno, un film in bianco e nero visto alla tivù. Tutto ciò non sembra estremamente post-moderno, contemporaneo? Arcaico-contemporaneo, per la precisione. Di tutto questo ci parlano, in silenzio, le tessiture sfilacciate di Rosa Spina appese nel vuoto, su reti al soffitto, sospese in un tempo senza tempo...
Virgilio Patarini
(dal volume “La materia è il colore”, a cura di V. Patarini e P. Levi, ed. Giorgio Mondadori, 2010)
Inaugurazione 11 novembre ore 18,30
Galleria Muef Artstudio
via Angelo Poliziano, 78/b Roma
mar-sab 17,30-20
ingresso libero