Villa Orsini
Scorze' (VE)
via Roma, 53

Axial Ages
dal 27/11/2015 al 12/12/2015
mer, ven, sab 16-19.30, dom 10.30-12.30 e 16-19.30
348 5443851
WEB
Segnalato da

Gaetano Salerno




 
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27/11/2015

Axial Ages

Villa Orsini, Scorze' (VE)

Un percorso di analisi incentrato sull'arte dell'assenza: forme espressive ermetiche la cui valenza comunicativa e' celata dall'oggetto artistico stesso.


comunicato stampa

a cura di Gaetano Salerno

Si inaugura sabato 28 novembre 2015, alle ore 19.00, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzè (via Roma, 53; vedi scheda evento allegata), Axial Ages, collettiva degli artisti Tiziano Bellomi, Christian Gobbo, Enrico Minato e Paolo Pavan, a cura del critico d’arte Gaetano Salerno.

La mostra, visitabile fino a domenica 13 dicembre 2015, è realizzata da Segnoperenne in collaborazione con il Comune di Scorzè e con il Circolo Culturale Scorzè; l’appuntamento espositivo costituisce il terzo capitolo di un progetto culturale declinato in sei distinti episodi (Società Alternate | Verso nuove società dell’arte, ideato e curato da Gaetano Salerno), ispirato alla filosofia della decrescita e incentrato sulla ricerca e analisi dei fenomeni artistici e sociologici della contemporaneità. Nella costruzione di un processo di decrescita anche l’arte rinuncia a linguaggi aulici, a forme iperboliche ma vacue, per riorganizzarsi in strutture più concrete di comunicazione, verso produzioni calate all’interno di un percorso formativo vicino alle contraddizioni e alle peculiarità di una realtà odierna complessa e sfaccettata, apparentemente incomprensibile, necessarie per evidenziarne le incongruenze, i limiti e – se possibile – fornire spunti concreti di cambiamento.

Dopo le collettive e.t.w.a.s. (aprile 2015, ricerca sull’arte del riciclo) e Lumìna Sòlis (maggio 2015, ricerca sull’arte della luce), il terzo dei sei appuntamenti previsti sviluppa un percorso di analisi incentrato sull’arte dell’assenza, intendendo con questa definizione forme espressive ermetiche la cui valenza comunicativa è celata dall’oggetto artistico stesso, privato delle connotazioni di autoreferenzialità e di ieratico iconismo entro i quali sovente l’arte contemporanea si trincera, sublimandosi nell’estetismo, nell’istantaneità del compiacimento visivo, assolvendo erroneamente la propria funzione.

Axial Ages presenterà al pubblico un’eterogenea e ragionata selezione critica dei lavori di quattro artisti (lontani tra loro per linguaggi e ricerche) attraverso i quali istruire scambi biunivoci e sintonie nel tentativo di individuare pretesti d’indagine verso nuove significazioni del gesto creativo, oltre l’immediata e superficiale sua decodifica: i libri-oggetto (blocchi di sapere inerti, libri depotenziati della funzione d’uso primaria, contenitori di culture inevitabilmente elitarie alle quali l’artista, incollando le pagine, nega il libero accesso, costringendo il lettore a intuire percorsi autonomi, alternativi e sperimentativi, verso la conoscenza e l’apprendimento) e l’azione performativo - didattica di Enrico Minato, ragionamento sul valore delle parole, ricomposte attraverso azioni guidate alla decrittazione del messaggio e alla sua compiutezza; le sculture al neon di Christian Gobbo, attraverso le quali la parola - diffusa e trascesa in metafisici bagliori che smaterializzano l’oggetto nel concetto - diventa pretesto riflessivo per percepire presunte forme d’illuminazione simili a scoperte iniziatiche; l’apparizione epifanica e inattesa – apparentemente effimera - di elementi archetipici negli oli su tela di Paolo Pavan le cui composizioni cromatiche, in perenne disfacimento e trasformazione, ridiscutono la certezza dell’oggetto ritratto, negata dalla metamorfosi stessa in atto e dalla netta e inevitabile simbiosi tra la forma compiuta e la sua speculare incompiutezza, visualizzazione pittorica del dubbio intellettivo; le sculture di cemento, minimali e materiche - anch’esse eternizzazione di un archetipo - di Tiziano Bellomi, i cui oggetti artistici (selezionati tra le opere prodotte da altri artisti), cementificati e imprigionati dentro l’oggetto-manufatto, rifuggono un’immediata quanto parziale fruizione visiva e ridiscutono - intraprendendo molteplici digressioni concettuali tra apparenza ed essenza - i principi di verità e di autorevolezza di forme d’arte onnipresenti e onniscienti.

Pittura, scultura, installazioni, video, neon e azioni performative invaderanno lo spazio espositivo senza soluzione di continuità, evitando logiche curatoriali consuete, per sviluppare invece un complesso percorso enunciativo ed escatologico, privo di evidenti e aprioristiche direttive, nel tentativo di condurre lo spettatore a rivelazioni posteriori, sospendendone il giudizio e la comprensione in un limbo d’indefinitezza e di dubbi condivisi, necessari per la riscoperta di verità non più individuali, inferite dai propri saperi pregressi ma riconducibili a esperienze esistenziali collettive di una società in formazione.

“Il progetto AXIAL AGES” spiega il critico e curatore della mostra Gaetano Salerno “ rilegge e interpreta visualmente una teoria formulata da Karl Jaspers e incentrata sui dubbi esistenziali dell’uomo e sulla loro valenza “nel tempo e oltre il tempo”, rimasti cioè invariati nei secoli.

Secondo il filosofo, infatti, in un periodo della storia dell’umanità collocabile tra l’800 e il 200 a.C. e in un’area geografica estesa, compresa tra Asia ed Europa, pensatori di grandi civiltà culturalmente lontane tra loro iniziarono a ragionare su argomenti comuni, sviluppando atteggiamenti auto-riflessivi e cercando contestualmente risposte ai medesimi dubbi esistenziali ai quali l’uomo, nonostante il progresso tecnologico e scientifico raggiunto in un breve lasso di tempo, non è stato (e non è) in grado di pervenire. Jaspers denomina questo lungo momento, fondamentale per la nascita e lo sviluppo di un pensiero moderno e per la formazione di una coscienza collettiva morale ed etica, periodo assiale.

Come allora, quando nuovi pensieri prodotti dalla speculazione filosofica soppiantarono le vecchie mitologie e credenze nelle quali l’uomo si era rifugiato, così l’arte dovrebbe oggi invertire la propria attitudine allo sviluppo di linguaggi disorganici e autocratici, elaborare nuove e strategiche visioni condivise, sostituendo ai molti idiomi per mezzo dei quali si esprime una sovra-scrittura, retta da nuove logiche sintattiche, per la formazione di un registro (densamente parlato e densamente compreso) in grado di individuare, esprimere ed evidenziare i limiti (e i dubbi) di una civiltà ancora incompleta, testimone passiva dei molti e frammentati saperi acquisiti.

Il messaggio insito in ciascun atto artistico, subordinato alla sua evoluzione, concorrerebbe così al conseguimento di un obiettivo partecipato, la ri-semantizzazione cioè dell’oggetto artistico il cui valore (etico e didattico), nell’epoca odierna, dovrebbe essere inversamente proporzionale alla certezza evocata dallo stereotipo nel quale è racchiuso, la negazione della sostanza aristotelica della quale l’opera è prigioniera ma che contemporaneamente ne garantisce l’esistenza e la cui sola esistenza sopravvive oltre ogni ragionevole dubbio.

Tra certezza e suggestione, Axial Ages costruisce un dialogo speculativo sopra i due massimi sistemi del mondo, prima contemplando e poi negando verità palesate da strutture assiomatiche e da pensieri mistificati; un ulteriore ed evocativo moto intellettuale alla scoperta poiché nella perpetua assenza di definitive certezze è indicato il solco della crescita, le linee guide che il codice sincretico dell’arte (oltre a ciò che sembra essere) avrebbe il compito di tracciare e definire, rifuggendo dirette ed esaustive risposte quanto piuttosto ritrattando e confutando accomodanti ma parziali verità”.

Il progetto Axial Ages è concepito, per volere del curatore, come cortocircuito sensoriale tra aspettative e risultati dell’indagine artistica; l’assenza di verità pre-definite e pre-definibili - espresse dai lavori dei quattro artisti esposti - rappresenta così il vuoto, il luogo delle incertezze in cui l’oggetto artistico sconfina oltre i limiti della sua fisicità, della sua contingenza spaziale, della sua sussistenza materica per diventare prodotto spirituale, non più vincolato alle allusioni della forma espressiva bensì contenitore di un’idea originaria e originante che indaga la genesi umana muovendo dalla contemporaneità, ripercorrendo a ritroso le molte epoche assiali per porre in relazione ciò che l’uomo è con ciò che l’uomo è stato e pervenire a nuove analogie dell’essere.

BIOGRAFIE ARTISTI

Tiziano Bellomi
Verona, 1960; vive e lavora a Verona. Diplomato presso il Liceo Artistico Statale di Verona e in Discipline Pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti G.B. Cignaroli di Verona. Espone in numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Con i lavori dal titolo Concrete, indaga il concetto di autorialità dell’arte. L'operazione artistica consiste nel creare un blocco di cemento il quale contiene, al suo interno, un'altra opera donata da amici artisti. Un’iscrizione su piastra di ferro informa sul contenuto, indicando il nome dell'autore, il titolo e l'anno di esecuzione dell'opera contenuta. In questo modo il lavoro finito è composto di più opere: l'operazione artistica, il manufatto e l'opera che esso contiene. Concettualmente tende verso la negazione dell'opera poiché l'opera è presente ma non visibile. Tutti i lavori sono accompagnati da un video che presenta le fasi della creazione del blocco di cemento e ne mostra il contenuto, svolgendo una funzione documentativa. Idealmente si collega alla tradizione in uso nei tempi passati di celare importanti documenti nelle fondamenta di costruzione di cattedrali, chiese e fortezze.

Christian Gobbo
Treviso, 1971. Vive e lavora a Casale sul Sile (TV). Diplomato presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ha compiuto uno studio attento sull'uso della luce e del suo influsso sul colore, stato emotivo e luogo eletto delle riflessioni, mai fine a se stesso ma funzionale alla comprensione del tutto. Prende parte a numerose esposizioni personali e collettive. Nel 2009 viene insignito dalla giuria internazionale della Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Firenze con il quarto premio nella categoria “installazioni” con le opere Maternità e Icaro e nel 2010 l’opera Icaro vince il Premio Installazioni presso la Mostra Internazionale Italia Arte a Villa Gualino, Torino. I suoi lavori racchiudono tutto ciò che, nascosto dentro di sé, trova espressione e sfogo tramite forme semplici e ampie gamme cromatiche. Dopo aver lavorato su immediati e forti contrasti tra materiali (vetro e metalli) ha intrapreso una ricerca incentrata unicamente sul neon e sulla luce, la cui poetica trascende il dato fisico dell’oggetto per elevare il messaggio insito nell’opera verso nuove forme di spiritualità.

Enrico Minato
Fonte (TV), 1960; vive e lavora a Crespano del Grappa (TV). Si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Qui sperimenta le sue attitudini con la Land Art e l’Arte Concettuale. Fin dalle prime esperienze si avvale delle performance come strumento per un coinvolgimento più diretto del pubblico. Prende parte a numerose esposizioni personali e collettive, in Italia e all’estero. Poeta visivo, lavora dai primissimi anni ottanta, concentrandosi soprattutto sulla parola. Espone in numerose La sua ricerca ha come oggetto il pensiero coltivato attraverso la parola e il suo valore simbolico, in rapporto alle cose che essa rappresenta, va alle radici stesse della comunicazione e ci induce alla riflessione sul valore della conoscenza che nel pensiero è potenzialmente racchiusa. Con il suo lavoro ha sperimentato tutte le tecniche artistiche, con una costante preferenza per il libro - oggetto, per le installazioni, per la performance, per il multiplo, per il video. Quattro sono gli ambiti principali in cui si esercita la sua capacità creativa: l'uso del codice verbale come mezzo essenziale della comunicazione visiva, l'attenzione alle situazioni socio-politiche della realtà, l'ironia come strumento di presa di coscienza della propria e altrui condizione, la ferrea convinzione della perfezione formale ottenuta solo con la manualità garantita dal lavoro dell'artista stesso. Tanto la potenzialità comunicativa quanto il potere evocativo della parola sono oggetto costante della sua ricerca. L’artista attraversa lo spazio delle emozioni con ironia o con estrema serietà, fino a toccare la soglia del dolore…l’emozione è punto di arrivo e punto di partenza del suo percorso di ricerca, l’emozione è motore della conoscenza e a sua volta riconduce la conoscenza al suo valore più alto.

Paolo Pavan
Treviso, 1987; vive e lavora a Venezia e a Nerbon (TV). Diplomato presso il Liceo Artistico Statale di Treviso, consegue il diploma in pittura e successivamente in decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2011 partecipa alla mostra collettiva “Peli Superflui” presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2012 partecipa a una serie di mostre collettive: “Treviso 2012 – Seconda rassegna di arte contemporanea – Casa dei Carraresi” a Treviso; “Più forte dello sporco” svoltasi durante l'Art Night ancora all'Accademia di Belle Arti di Venezia; e infine una sui Giovani Artisti Accademia di Belle Arti di Venezia presso la Galleria San Vidal a Venezia. Nel 2013 partecipa alla mostra “Squibb” presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia in occasione dell'Art Night. Successivamente ha partecipato al Festival delle Arti tenutosi a Venezia tra la Giudecca e Sacca Fisola dal titolo “Isole in Movimento” e al Silart Festival a Quinto di Treviso. Sempre nello stesso anno viene scelto per partecipare alla mostra collettiva del X Premio Nazionale delle Arti svoltosi a Bari. Nel 2014 partecipa alla mostra “Guerra e Pace” del collettivo La Qasba a Vicenza. Nella primavera dello stesso anno la rivista Areaarte pubblica un articolo sui suoi lavori a cura di Tazio Cirri: “Paolo Pavan – Diario di un mondo in dissolvenza”. Nel 2015 partecipa alla mostra “L'Abito del male” presso il Centro di Cultura La Medusa di Este e alla collettiva “In silenziosa assenza” presso il Forte Mezzacapo di Zelarino (Venezia).

Gli artisti Tiziano Bellomi, Christian Gobbo, Enrico Minato e Paolo Pavan saranno presenti a Villa Orsini di Scorzè sabato 28 novembre 2015 (presentazione ore 19.00), introdotti da Gaetano Salerno, critico d’arte e curatore della mostra Axial Ages.

In occasione della vernice della mostra e del finissage (domenica 13 dicembre 2015, ore 18.30; seguirà comunicato stampa) l’artista Enrico Minato presenterà al pubblico le performance INCERTEZZA SICURA e NOSTALGIA.

Il progetto espositivo verrà poi sviluppato e presentato in occasione di ArteFiera Bologna 2016, con nuovi artisti che si uniranno al primo nucleo, nella collettiva OGNI STRADA E’ UN RITORNO, nel circuito Art City White Night del Comune di Bologna (Museo del Baraccano del Quartiere Santo Stefano di Bologna, Sala Espositiva Giulio Cavazza, dal 29 gennaio al 1^ febbraio 2016; seguirà comunicato stampa).

Inaugurazione sabato 28 novembre 2015, ore 19

Villa Orsini
via Roma, 53 Scorze'
mer, ven, sab 16-19.30, dom 10.30-12.30 e 16-19.30
ingresso libero

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