Pittore, fotografo, cineasta, grafico, "Americano a Parigi", Klein sfugge ai clichès, alle categorie, alle correnti. Nato a NewYork nel '28, Klein è cresciuto a Manhattan, la lascerà a 18 anni per stabilirsi a Parigi. Nel 1954, dopo sei anni di ricerca pittorica, torna a New York esplorando e catalogando, come nessun fotografo aveva mai fatto, la metropoli dell'assurdo.
Pittore, fotografo, cineasta, grafico, William Klein sfugge ai clichés, alle categorie, alle correnti.
Rompendo con la tradizione, Klein ha imposto un nuovo stile, violento e grafico, dove si mescolano humor nero, critica sociale, satira e poesia.
Il suo è un chiaro rifiuto per l'ossessione dello sguardo oggettivo, per il rapporto tra fotografo e soggetto che stravolge destreggiandosi tra la fotografia amatoriale, il reportage e la foto in posa.
Klein utilizza una pellicola ultra rapida, delle inquadrature e dei metodi di stampa inusuali liberando il formato 35 mm da ogni limite e trasformando irregolarità , grana, contrasto, deformazione e astrazione in un nuovo linguaggio visivo.
"Per la prima volta - scrive il poeta e critico Alain Jouffroy - delle fotografie hanno superato l'evoluzione delle arti plastiche. Klein ha sviluppato tutti i temi trattati in seguito dalla Pop Art e dal Nouveau Réalisme".
Così, in sequenze cinematografiche, scorrono le immagini di New York (1954). Il punto di vista è quello di chi esplora e cataloga: New York, metropoli dell'assurdo, la città con la quale ha sempre avuto un rapporto di odio/amore, abbandonata e ricercata e che descrive con le folle abbrutite, i cortei e le processioni senza senso, le violenze, i muri ricoperti di segni.
Klein dichiara di "raccontare gli abitanti di New York nello stesso modo in cui lo staff di un museo avrebbe documentato gli Zulù". Fotografa un matrimonio come se fosse una sommossa e, viceversa, una manifestazione come se fosse un ritratto di famiglia. Mescola l'album di famiglia col New York Daily News, e poi il dadaismo: umorismo nero assurdo. Ma non solo, ci sono anche gli elementi del divertimento e del caso.
L'esperienza con Léger, la ricerca pittorica perseguita per anni, fanno della fotografia di Klein uno strumento nuovo: la tecnica nasce da immagini sfuocate, inquadrature distorte, incidenti, qualsiasi cosa gli capiti; i contenuti dalla testimonianza, dall'istantanea più cruda, dal grado zero della fotografia.
Per lui il disegno, lo scenario grafico, l'impaginazione sono quasi altrettanto importanti delle fotografie: immagini messe fittamente una vicina all'altra, nello stile delle strip comiche, immagini in contrasto tra loro, tagliate al vivo, parodie di cataloghi, una ventata di Dada.
Lo dimostrano i suoi "contact", immagini fotografiche contaminate da un procedimento grafico dove colore e segno intervengono sulla "età primitiva" della fotografia e la fanno diventare altro.
Anche la moda è avvicinata in modo insolito, grafico, nuovo. Klein introduce l'obiettivo grandangolare, l'open flash, l'esposizione multipla e circonda le modelle di un'aura scintillante di luci in movimento. Crea set con prospettive distorte, produce immagini surreali che hanno influenzato le successive generazioni di fotografi di moda. Le sue innovazioni non sono solo tecnologiche: cambia anche il modo di vedere la donna, incoraggiando le modelle a "recitare" per la macchina fotografica, piuttosto che posare semplicemente, con una gestualità libera. E la sua "estetica da strada" apre una nuova via alla fotografia di moda.
Inaugurazione 8 novembre, ore 19:00
Galleria Carla Sozzani
Corso Como 10 - Milano
Tel. 02.653531