Assimilando l'idea di Baudrillard, secondo cui le immagini di sintesi trasformano il processo di comunicazione dall'uno all'altro in un processo di reversibilità dallo stesso allo stesso, Irene Andessner mostra se stessa - il proprio volto - mentre si trasforma o, meglio, si immerge nell'Altro. Nondimeno, in virtù della mutazione tecnologica, l'alterità viene annullata, svelando quello che sempre Baudrillard chiama: "il segreto dell'interfaccia".
Opere di Irene Andessner.
"In un'intervista di qualche anno fa, sulle possibilità estetiche del virtuale, Derrick De Kerckove - guru del pensiero mass-mediologico - ha dichiarato: "La specificità del virtuale è data da almeno tre campi distinti: i mondi virtuali, generati dal computer, le interfacce e il ruolo implicito dell'utilizzatore. Ciò che molti artisti hanno compreso è che il virtuale, al contrario della rappresentazione puramente bidimensionale, che li elimina, tende a invocare e anche a "convocare" i sensi. Il virtuale riporta al primo posto il corpo, come centro. (.) Ma il pericolo che si corre è quello di esaltare l'interattività o la virtualità fini a se stesse, mentre da sole non bastano; è sempre importantissimo il contenuto, il messaggio altrimenti esse restano soltanto esercitazioni tecniche."
Irene Andessner, già da alcuni anni, lavora sul corpo o, più precisamente, sull'autoritratto, utilizzando la fotografia, il video ed altri linguaggi tecnologici. Andessner analizza e sovverte i criteri che sottendono al genere artistico della rappresentazione di sé, stabilendo dei nuovi parametri che si fondano principalmente sull'uso estetico del digitale; un uso che non si limita ad una scelta tecnica, ma diviene una dichiarazione di senso.
Nella serie Cyberface tale senso diviene ancora più esplicito e, contemporaneamente, ripropone la centralità della riflessione sul concetto di identità .
Assimilando l'idea di Baudrillard, secondo cui le immagini di sintesi trasformano il processo di comunicazione dall'uno all'altro in un processo di reversibilità dallo stesso allo stesso, Irene Andessner mostra se stessa - il proprio volto - mentre si trasforma o, meglio, si immerge nell'Altro. Nondimeno, in virtù della mutazione tecnologica, l'alterità viene annullata, svelando quello che sempre Baudrillard chiama: "il segreto dell'interfaccia" e che consiste nel fatto che "l'Altro vi risulta virtualmente lo Stesso".
Lo spettatore, dunque, non è soltanto passivo testimone della metamorfosi che avviene sotto i suoi occhi, ma partecipa a questa trasformazione, stabilendo un punto di contatto - virtuale - tra sé e l'artista/opera. Mostrando che l'opera non è semplicemente il luogo del vedere, ma un evento a cui partecipare, Irene Andessner, come molti altri artisti contemporanei, riafferma la centralità del ruolo dello spettatore, inteso come colui che dà vita all'immagine stessa scegliendo i percorsi della narrazione. L'immagine è, innanzitutto, frutto di un'attività , il cui soggetto è colui che guarda. O forse il suo riflesso"
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con un testo critico di Cecilia Casorati.
Parallelamente alla mostra nello Studio Casagrande, altre due opere dell'artista saranno visibili presso l'Istituto Austriaco di Cultura a Roma tutti i giorni tranne sabato e domenica dalle 9.30 alle 18.00.
Inaugurazione:
martedì 17 ottobre, ore 19.00.
Aperto dal lunedì al venerdì ore 17 - 20.
Studio di arte contemporanea Pino Casagrande - Via degli Ausoni 7/A - 00185 Roma - tel. & fax. 06 4463480.