Guidi e' considerato il fotografo italiano che piu' d'ogni altro, a partire dalla fine degli anni '60, ha esplorato i confini e i margini del paesaggio contemporaneo evitando ogni romanticismo nostalgico e ogni forma di spettacolarizzazione. In contemporanea una mostra fotografica di Claudia Pozzoli a cura di Silvio Wolf
Da Vicino
mostra a cura di Gigliola Foschi
Guido Guidi è considerato il fotografo italiano che più d'ogni altro, a partire dalla fine degli anni Sessanta, ha esplorato i confini e i margini del paesaggio contemporaneo evitando ogni romanticismo nostalgico e ogni forma di spettacolarizzazione. Come l'americano Lewis Baltz egli ha sovente concentrato la sua attenzione sugli spazi intermedi, sui luoghi marginali, 'restanti', esclusi da ogni significazione forte e anche dal nostro stesso sguardo cosciente. Vicino alla ricerca fotografica di Luigi Ghirri - con cui ha più volte lavorato in analoghe ricerche sul territorio (come ad esempio l'Archivio dello spazio a cura della Provincia di Milano, Viaggio in Italia e Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio) ha fatto parte di quel gruppo di autori (tra cui, ad esempio, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Giovanni Chiaramonte, Vincenzo Castella e Olivo Barbieri) che agli inizi degli anni Ottanta ha rinnovato la tradizione fotografica italiana aprendola a un linguaggio discreto, sommesso, interrogativo.
A distanza di anni da quella densa stagione è ormai però giunto il momento di osservare la ricerca di Guido Guidi non più - come spesso è accaduto nel passato - all'interno di quella 'tendenza' ma quale ricerca autonoma. Una ricerca complessa - definita di 'vertiginosa coerenza' da un critico attento come Paolo Costantini - che questa mostra si propone di evidenziare attraverso alcuni frammenti significativi. Si potrà quindi osservare che i lavori di Guido Guidi, fin quasi dai suoi esordi alla fine degli anni Sessanta, hanno sempre affiancato, a una lettura problematica e sospesa del paesaggio contemporaneo, una modernissima, complessa, e spesso anticipatoria riflessione sul linguaggio fotografico, sul visibile stesso. Una riflessione che lo ha portato ad esempio, già a partire dagli anni Sessanta, a mettere in discussione le certezze della visione fotografica utilizzando sottili scarti linguistici: diacronie, leggere inclinazioni dell'inquadratura altrimenti ortogonale, ombre dell'obbiettivo che oscurano i bordi delle immagini o, ancora, messe a fuoco selettive. Un procedimento visivo quest'ultimo che, con le sue ''anomale'' sfocature, da una parte comunica la presenza della macchina fotografica che sta osservando la realtà , dall'altra rende il visibile incerto, provvisorio, enigmatico. Sia che fotografi il paesaggio instabile e problematico della contemporaneità , sia che osservi i volti di chi vive in quei luoghi, la ricerca di Guido Guidi non diventa però mai una fredda riflessione sul visibile. In ogni sua immagine, infatti, si avverte sempre una sorta di pietas trattenuta, una pudica prossimità a quei minimi indizi che ci possono raccontare le memoria sedimentata nelle cose. La sua è quindi una fotografia capace di accogliere e rendere visibile anche il dissonante, il ripudiato, il non-visto. In altre parole una fotografia dell'esperienza, che non osserva il mondo dall'esterno, ma che è disponibile a farsi attraversare da esso.
Guido Guidi è nato a Cesena nel 1941. Ha partecipato alla ricerca Archivio dello spazio promossa dalla Provincia di Milano e ha esposto al Guggenheim Museum e al Whitney Museum di New York, al Centre Pompidou di Parigi e alla Biennale di Venezia. Il suo lavoro è stato pubblicato in molti libri e cataloghi, tra i quali Varianti (Art&, Udine 1995); e SS9. Itinerari lungo la via Emilia (Linea di Confine, Rubiera 2000); inoltre, per il Canadian Centre for Architecture di Montréal, ha realizzato: Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History (CCA - Monacelli Press, New York, 1999); e Mies in America (CCA - Whitney Museum of American Art,New York 2001). Le sue più recenti pubblicazioni sono: In Between Cities (Electa, Milano 2003) e Le Corbusier, Scritti (Einaudi, Torino 2003). Insegna fotografia all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia e all'Accademia di Belle Arti di Ravenna.
catalogo: Galleria San Fedele, Milano
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Claudia Pozzoli
Still lives / Nature Immobili
mostra a cura di Silvio Wolf
In occasione della mostra di Guido Guidi, Claudia Pozzoli presenta la sua nuova mostra fotografica a Punto San Fedele.
Vincitrice del premio ''Giovani artisti si incontrano'' nel 2003, la Pozzoli espone in Galleria sei/sette fotografie di medio/grande formato che raccontano il percorso interiore dell'artista. Opere a fondo bianco vengono concepite come paesaggi del ''nulla'' attraversati da segnali grazie ai quali è possibile dare inizio a un cammino di senso.
La fotografia, spesso strumentalizzata dai media, apre qui a un'intensa contemplazione del mondo, meditativa e densa di riflessioni.
Claudia Pozzoli nasce nel 1981 a Lecco.
Si è diplomata presso l'Istituto Europeo di Design.
Vive e lavora a Milano
Immagine: Guido Guidi
San Fedele Arte
via hoepli 3a-b Milano
orario: 16 - 19.00 (mattino su richiesta) chiuso lunedì e festivi
ingresso libero