Performance di Cristian Chironi. E' un gioco concettuale che unisce una coreografia architettonica a una di vestizione, in due tempi e modalita' diverse ma parallele. Attraverso il corpo e la sua azione nello spazio costruito e delimitato della stanza, si rievocano gesti della memoria, gesti quotidiani, che vengono cuciti ad un presente irreale ed onirico in cui la figura primordiale della donna torna ad essere pancia del mondo.
Extra Rassegna Pantheon 2004
Performance di Cristian Chironi
La performance da stanza dal titolo Il Sarto, è un gioco concettuale che unisce una coreografia architettonica ad una coreografia della vestizione, in due tempi e modalità diverse, ma parallele. Attraverso il corpo e la sua azione, nello spazio costruito e delimitato della stanza, luogo della privacy e laboratorio intimo, ma anche luogo della casa e delle faccende domestiche, si rievocano gesti della memoria, gesti quotidiani e banali, gesti madre, che vengono cuciti ad un presente irreale ed onirico, in cui la figura primordiale della donna torna ad essere pancia del mondo. La performance demarca le dinamiche tra le relazioni che intercorrono tra il proprio corpo, quello di un io individuale, con quello altrui, di un io collettivo, sottolineando il ruolo della Donna/Madre, come veste primordiale e come figura da rivalutare nel panorama maschilista occidentale, per imbastire e cucire un nuova sensibilità morale che dia ordine all’interno della casa sociale.
'[…] I saggi direbbero che ritrovare un posto per la morte è ritrovare un senso all’esistenza. È la condizione per la sopravvivenza della fisicità , dell’affetto, del calore corporeo trasmesso, di tutto ciò che con accanimento ci viene negato. Il corpo, prima di tutto. La prima consistenza fisica, quella della madre, la nutrizione, la vita. Un corpo gratuito, non messo al lavoro, non logorato, non ucciso. Un corpo, singolo e sociale, che reagisce. Questo significa anche ritrovare un posto per l’assenza, ovvero cogliere l’incidenza imprescindibile di ogni vita presente e passata, al di là della biologia e senza bisogno di alcun Aldilà .
Si dice che prima dei Patriarchi e dei Guerrieri, prima di tutti i secoli, vi fosse il Regno delle Madri. Grasse, tonde, corporee madri che gli antenati scolpirono su statuette di pietra. Riavere la madre, averla presente, riavere il corpo e l’anima che il mondo post-umano pretende di cancellare, condannandoci a essere perennemente orfani di noi stessi, significa smettere di esorcizzare la morte e acquisire il coraggio di essere. Coltivando una debole consapevolezza che attraverso i millenni ci raggiunge ogni volta che nasciamo, che vediamo la luce del mondo. Un’intuizione elementare affidata ai cromosomi di chi ci genera, ridotta a un sussurro che attraversa la Storia dei Forti. Tra uccidere e morire c’è una terza via. Vivere'. (estratto da Corpo di Madre, di Wu Ming 4).
Suono/luci Luca Piga
Durata 30 minuti circa
Luogo: Orani (Nu), Auditorium Comunale, piazza Convento, ore 18.00 / 20.00 / 22.00