Galerie Davide Di Maggio
Berlin
Sophienstrasse, 21
+49 30 24781498 FAX +39 0286915631
WEB
Francesca Woodman
dal 18/3/2005 al 10/5/2005
0049.30.24781498 FAX 0039.02.86915631

Segnalato da

Davide Di Maggio



 
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18/3/2005

Francesca Woodman

Galerie Davide Di Maggio, Berlin

Photographs 1973 – 1981. Esposte una scelta di fotografie in bianco e nero dell'intera opera-performance dell'artista: dagli inizi del precoce esordio (1971-72), fino agli ultimi scatti di se stessa tra le betulle del 1981 e alla serie con i 'blue prints', realizzata al suo ritorno da Roma a New York.


comunicato stampa

Photographs 1973 – 1981

Testo di Jade Vliestra

La Galerie Davide Di Maggio inaugura il suo nuovo spazio a Berlino, presentando l’opera di Francesca Woodman, ripercorrendo cronologicamente dal 1973 al 1981, le tappe fondamentali del suo lavoro. Sono esposte una scelta di fotografie in bianco e nero dell’intera opera - performance dell’artista, seguendo il suo percorso artistico dagli inizi del precoce esordio (1971-72), fino agli ultimi scatti di se stessa tra le betulle del 1981 e l’ultima serie con i “blue prints” realizzata al suo ritorno da Roma a New York.

Francesca Woodman nasce a Denver nel 1958, le sue prime foto sono scattate nel 1971-72 all’età di tredici anni, e la sua arte continua fino al 1981, quando si suicida gettandosi dalla finestra del suo appartamento nell’East Village di New York.

In una delle sue prime opere un autoritratto, la Woodman tredicenne, ha il volto coperto dai capelli e la mano sinistra è intenta a tendere una corda, verso la macchina fotografica è l’ inizio dell'attrazione fatale.

Francesca ci sorprende, occulta la propria posizione che si confonde con l’ambiente circostante, le pareti, il camino, le stoviglie come per sviare la mira del possibile predatore. A volte muove la testa o le braccie mostrando i contorni del suo corpo, e una serie di indizi correlati, o un’ombra fuggevole permettono di captarne l'origine, raramente mostra il volto. Diceva di fotografare se stessa per convenienza perché è sempre disponibile. L’azione scenocrafica è preparata con accurata meticolosità e con una sorprendente percezione matematica punta l’obbietivo su stessa mostrando il suo personale intimo, vita e morte si avvicendano in un ciclo continuo. La sua capacità di manipolare dati e segnali si riunifica in questi due estremi, stabilisce un contatto tra queste sfere altrimenti inconciliabili. Neutralizza il trauma della morte, che divienta uno scambio reversibile. Il suo linguaggio è contrastato da due forze opposte che si attraggono e si respingono, la celebrazione di se del proprio corpo e contemporaneamente il tentativo di uscirne rendersi poco visibile all’interno dell’ambiente in cui vive, le sue fotografie suscitano fantasie, curiosità, contengono il mistero della trasformazione, la metamorfosi del bruco che diviene farfalla, che grazie alla morte, si libera del suo grigio involucro terreno.

Francesca Woodman utilizza il suo corpo femminile nudo che non è mai oggetto sessuale. Quando è in movimento l’immagine rende percepibile la sua presenza che diviene sfuocata: anche la sua ombra sfuggevole lascia il segno del suo passaggio sulla fotografia, permettendo di captarne l’origine. i diventa un riconoscimento, mette in scena con meticolosità una perfetta, naturale, meta
Se decide di rimanere immobile, l’identificazione di le morfosi di se stessa con l’ambiente che la circonda, che le fa da sfondo cromatico, e suscita nello spettatore stupore meraviglia. Sporca il corpo con colore, con colle per assomigliare alle pareti scrostate dal tempo degli ambienti in cui si trova, indossa indumenti come fossero appesi al muro.

Nella serie “House” (1975-76), a Providence, Rhode Island, e nel periodo Italiano, si nasconde fino a voler entrare sotto le pareti coprendosi con la tappezzeria, entrando ancora più profondamente in mimesi con ciò che la circonda.

Francesca mette in atto un comportamento di delicatissimo mimetismo criptico, imita la forma degli elementi inanimati presenti nell’ambiente in cui vive, oppure il colore del substrato, talvolta imita la forma e ne assume il colore contemporaneamente riuscendo a costruire una combinazione perfetta di occultamento visivo.

Lo scopo di questo mimetismo criptico è per Francesca quello di nascondersi all’occhio di un sociale con il quale non ha dialogo, rispetto al quale è indifesa, la capacità mimetica rappresenta per lei artista tormentata dall’identità differente, l’unica possibilità di sopravvivenza. La capacita' di mimetizzarsi diventando tutt'uno con il paesaggio che la circonda e' l' unica via di salvezza. Prendendo in prestito dalla natura forme e colori si rende poco visibile alla vista di prede e predatori oppure come la farfalla dai colori variegiati, talvolta ha disegnati sulle ali come degli occhi che possono assomigliare a quelli di un animale molto più grande.
La sua è una strategia. Mette in atto una difesa inconsapevole che avviene con forte naturalezza. Nel periodo della MacDowell Colony nel New Hampshire nell’estate del 1980
le sue braccia diventeranno tronchi di betulle e faranno parte del bosco, si adatta alla natura.

“Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anzichè cancellare confusamente tutte queste cose delicate”. (F. W.)

Opening: sabato 18 marzo, 2005, dalle ore 18,30 alle 21,30

GALLERIA DAVIDE DI MAGGIO - MUDIMADUE - Sophienstrasse 21 - 10178 Berlino (Mitte)
Orari: dal martedì al sabato dalle 12,00 alle 18,00.

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