Galleria Nuova Artesegno
Udine
via Grazzano, 5
0432 512642 FAX 0432 229442
WEB
Tre mostre
dal 18/3/2005 al 9/4/2005
0432 512642 FAX 0432 229442
WEB
Segnalato da

Anna Sanna




 
calendario eventi  :: 




18/3/2005

Tre mostre

Galleria Nuova Artesegno, Udine

Antonio Bardino spoglia spazi solitamente affollati da ogni presenza umana e li immerge in un silenzio irreale. Giorgia Beltrami abbina immagini familiari con ambienti che denunciano il cambiamento epocale. La ricerca minimalista di Aldo Ghirardello si centra soprattutto nell'impianto cromatico


comunicato stampa

Tre mostre

La direzione di Artesegno Centro d’Arte è lieta di invitare la S.V. all’inaugurazione presso la sua sede di Udine – Via Marangoni 28/30 – delle tre mostre personali degli artisti Antonio Bardino, Giorgia Beltrami e Aldo Ghirardello curate dal critico Enzo Santese.

“...L'indagine di Antonio Bardino si muove in antitesi rispetto al mondo contemporaneo, dove tutto è frastuono e clamore e le affermazioni di principio vengono urlate perché abbiano ascolto. L'artista, in una pittura raffinata e corposa, mummifica gli spazi solitamente interessati alla densa frequentazione di miriadi di persone, li tira a lucido, li spoglia da ogni presenza umana e li immerge in un silenzio irreale. Una vera e propria operazione chirurgica sul paesaggio (in questo caso, interno), dove l'artista, più che registrare i battiti di una cronaca che nelle sue fasi di sviluppo si sussegue in maniera frenetica, fissa un'istantanea emblematica: qui anche i carrelli del supermercato - solitamente ricolmi e in movimento - giacciono in uno stato di riposo assoluto, diventando spunti visivi di linee geometriche che si rincorrono nella sequenza prospettica, dando all'immagine un ritmo di fraseggi e di luci di sicuro effetto. Bardino elimina le file ai banchi del check in dell'aeroporto, ferma le scale mobili, svuota i saloni dove il luccichio dei pavimenti, lo splendore delle pareti o la brillantezza delle cose amplifica l'idea del silenzio, come se tutto fosse in attesa d'esordio, preludio d'inaugurazione. Mentre i quadri segnaletici dei punti d'imbarco scandiscono un tempo assoluto, quello di una pace ideale e fantastica, capace di proiettare le cose della nostra quotidianità in una fissità anche inquietante...”

“...La mancanza di coordinate costringe talvolta l'individuo a prelevare dal suo passato cose, persone e vicende da proiettare nel presente e renderle punti di riferimento anche per il tempo a venire. Abbinando immagini familiari degli anni andati con quelle più vicine, Giorgia Beltrami le innesta in ambienti che denunciano il cambiamento epocale, segnato talora dalla simbologia del colore, l'arancione innanzitutto. Il lavoro dell'artista parte da un'analisi puntuale del proprio album di famiglia o da quello di conoscenti, in cui va a reperire motivi da trasporre poi sulla tavola. Qui, dopo un lavoro paziente fondato sulla tecnica del restauro, fa entrare la grafite e l'olio in una simbiosi operativa, capace di conciliare la tradizione del fare e un certo gusto minimale, che crea effetti dialettici di straneamento e affetto, di partecipazione e di lontananza, con una logica compositiva che congiunge ieri e oggi in un'unica dimensione temporale. Giorgia Beltrami è consapevolmente radicata nell'ambiente in cui vive, l'Emilia, di cui analizza i risultati prodotti dal progresso sul paesaggio (per lo scatto evolutivo da rurale o industriale a residenziale), stravolgendo per molti versi un'identità che va sfumando i connotati di natura umana, sociale, architettonica. Il dittico mostra proprio, a livello di didascalia provocatoria, i due volti di realtà che dialogano in un confronto anche conflittuale. Il taglio dell'immagine all'altezza degli occhi rinvia lo sguardo dell'osservatore su vari elementi del quadro, che diventano icone di un'era o simboli di un sentimento d'appartenenza. Ma il volto mantiene intero il suo carico espressivo e richiama a questa funzione anche gesti e atteggiamenti delle persone ritratte....”

“...L'approdo minimalista nella ricerca di Aldo Ghirardello si incentra soprattutto nell'impianto cromatico, teso su una liturgia di sequenze che danno vita alla figura, illudendo un'idea di velo che ricopre in trasparenza il soggetto dell'opera. La pittura si connota da tempo per una consistenza fondata su più pellicole di colore, portate a creare una voluta ambiguità dell'immagine, ridotta spesso a una presenza diafana. Il disegno a matita è il nucleo generatore dell'evento, avvolto poi da una sottile membrana bianca che distanzia concettualmente il motivo senza fargli perdere definizione. Adesso il ritratto deriva da una focalizzazione frontale o dall'alto e sottrae al volto quelle caratteristiche che lo rendono vero, per indurlo apparentemente a un esito da cartellone pubblicitario. Qui peraltro l'artista produce una virata concettuale molto prima di arrivare a un simile approdo. Dopo aver determinato l'espressione fisionomica, spinta fino al limite di una consistenza incorporea e traslucida, Ghirardello, secondo una ritualità a lui congeniale, agisce con un rullo per decorazioni murali che, con passaggi cadenzati, crea un'altra immagine sul biancore del volto; in tal modo fonde in un'unica visione individualità dei lineamenti e serialità del motivo grafico sovrapposto e produce una doppia immagine: da una parte la realtà fisionomica che rimanda a una determinata identità, dall'altra il fregio che la omologa con le altre...”

Inaugurazione sabato 19 marzo ore 18,30

Artesegno Centro d'Arte
Via Marangoni n. 28/30 - Udine
Orari: dal martedì al sabato 17,00-19,00 Ingresso libero

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