Associazione Culturale La Roggia
Icone del Moderno. In mostra ritratti di protagonisti del 900 che, staccandosi dal loro nome, tendono a mostrare di se' solo la nuda ed impersonale contingenza. Contemporaneamente essi sono esposti al destino comune delle immagini del nostro tempo, alla cattura del mercato o a quella della tecnologia.
Icone del Moderno. Ritratti di protagonisti del Novecento: Baudelaire, Benjamin, Duchamp, Duse, Freud, Kafka, Cvetaeva, Magritte
Di tre esposizioni qui si (ri)tratta. Tre diverse esposizioni qui s’infamigliano e confliggono ad un tempo.
La prima è l’esposizione dell’assenza della profondità , in qualunque senso si voglia intenderla. I volti e gli sguardi non sono che superfici e queste nient’altro che linee che, nel loro continuo piegarsi e ripiegarsi, producono l’immagine di quei volti e di quegli sguardi. Si passa così dalla mono-dimensionalità della linea alla bi-dimensionalità di superfici che, a loro volta, rappresentano in pittura la terza dimensione. Non c’è alcuna profondità . Non c’è altro che avviluppo di linee, tratto continuo, ri-tratto.
La seconda esposizione è quella del Nome del Personaggio. Ciò che viene esposto è un Nome-Icona: Baudelaire, Freud, Duse, Proust, Benjamin, Magritte, Lou Salome, Cvetaeva, Duchamp, Kafka, Rilke. Benché siano ritratti da fotografie, la loro vera fonte è l’industria culturale dell’icona d’autore. È lì che Luigi Filadoro va a riprendere queste immagini. Esse non sono già più fotografie, anche se qualcosa del noema fotografico (l’è stato, secondo Roland Barthes) ancora in esse sembra rimanere. Queste immagini non sono più fotografie ma non sono ancora divenute icone-merce come la Marilyn Monroe di Andy Warhol. Esse sono immagini che transitano dall’è stato fotografico alla simulacralità dell’icona-merce. Cogliendole nel loro transitare sembra che Filadoro ne tenti un salvataggio. Esponendole, le dis-trae momentaneamente dal loro più probabile destino. Esponendole nel loro transitare dal fotografico alla merce, egli dà a vedere anche un loro possibile movimento contrario. Movimento che non ci restituisce una “persona†che non è mai esistita ma l’impersonale singolarità di un accadere nudo ed esposto al rischio dell’esistere.
È questa la terza esposizione, che è quella che immediatamente s’impone al nostro sguardo ma che è anche la più difficile da sostenere, in tutti i sensi, perché indifendibile. Questi ritratti, infatti, sono anche volti che, staccandosi dal loro nome, tendono a mostrare di sé solo la nuda ed impersonale contingenza (solo il loro sguardo). Contemporaneamente essi sono immagini esposte al destino comune delle immagini del nostro tempo, esposti alla cattura del mercato o a quella della tecnologia. Ma l’ambivalenza del loro essere esposti – da un lato la loro nuda contingenza, dall’altro il loro essere in balia di un destino di cattura – li rende, ad un tempo, indifendibili e indistruttibili. Indistruttibili nella loro indifendibilità .
Vincenzo Cuomo
Luigi Filadoro (1967) ha frequentato Il liceo Artistico Statale di Napoli. Ha esposto in numerose collettive e personali, a partire dal ‘92. Vive e lavora tra Napoli e Roma.
Associazione Culturale La Roggia
v.le Trieste, 19 P.B. 167 - Pordenone
Orario di apertura: dal martedì al sabato h 16 -19.30