Shirine Aliabadi
Farhad Moshiri
Kaoru Arima
Joe Duggan
Samuel Fosso
Laurent Grasso
Toma Muteba Luntumbue
Aurora Reinhard
Soap televisive, fili per la corrente, manichini dismessi, identita' riciclate... L'estetica in gioco e' quella della fragilita', della modestia e della vulnerabilita', spinta a volte verso l'assurdo. In mostra opere di artisti: Shirine Aliabadi & Farhad Moshiri, Kaoru Arima, Joe Duggan, Samuel Fosso, Laurent Grasso, Toma Muteba Luntumbue, Aurora Reinhard
Shirine Aliabadi & Farhad Moshiri, Kaoru Arima, Joe Duggan, Samuel Fosso
Laurent Grasso, Toma Muteba Luntumbue, Aurora Reinhard
La poetica degli 8 artisti in mostra scaturisce dalla loro capacità di creare
contenuto a partire da quasi niente.
Soap televisive, fili per la corrente, manichini dismessi, identità riciclate...
L'estetica in gioco è quella della fragilità , della modestia e della vulnerabilità ,
spinta a volte verso l'assurdo.
Strategie leggere, strutture agili, idonee a rendere questi artisti, come chiede
Stuart Hall, "gli agenti reali di una specie di globalizzazione dal basso legata
alla differenza, all'eterogeneità , al pluralismo, che non intende sottostare a una
forma artistica, che non viene inglobata da alcun linguaggio artistico né da un
paradigma politico, da una forma di Stato o da uno stile economico".
La collettiva quasi niente è una sorta di rito di passaggio estivo tra la
prima e la seconda stagione espositiva di extraspazio.
Partecipano, con lavori non ancora visti in Italia, Farhad Moshiri (che propone un
video-collage realizzato insieme a Shirine Aliabadi), Kaoru Arima e Toma Muteba
Luntumbue, che hanno già collaborato con la galleria nel 2004/05. Joe Duggan, Samuel
Fosso, Laurent Grasso e Aurora Reinhard realizzeranno le loro personali nel 2005/06
e si presentano in quest'occasione per la prima volta.
Nel video Julio & Lupita di Aurora Reinhard (Helsinki, 1975), un uomo latino di
mezz'età , Julio, balla con abbandono insieme all'inespressiva Lupita, una bambola in
minigonna a grandezza naturale. Danzando, la bambola si contorce in posizioni strane
e a volte addirittura perverse, mentre uno spettrale ritmo latino suona in
sottofondo ed una scenografia nera accresce l'atmosfera surreale. Il video verrÃ
anche proiettato in occasione dell'apertura della Biennale di Venezia 2005 presso il
Campo Santa Margherita, Dorsoduro.
Un'altra opera dell'artista (Female Gloves) consiste in un paio di mani in lycra
corredato di unghie laccate di rosso: ancora un simulacro del femminile.
Il lavoro di Toma Muteba Luntumbue (Kinshasa, 1962) si fonda sulla fascinazione
dell'artista per oggetti usurati, logori, per i rifiuti della vita urbana. Nel caso
delle sculture esposte, realizzate con fili elettrici e legno, Luntumbue affianca
degli objects trouvés dalla tecnologia erroneamente ritenuta elementare ad
‘artefatti' di sua produzione, utilizzando materiali apparentemente incongruenti
all'interno di un linguaggio intenzionalmente più affine al bric à brac che all'arte
in senso tradizionale. "La scelta di materiali a bassa fedeltà … dà all'intera
operazione un'agilità da teatrino portatile, frizzante e precaria, che nulla toglie
alla [sua] carica problematica" (Pericle Guaglianone). L'intenzione di Luntumbue è
quella di interrogare l‘inclinazione a costruire dell'artista e dell'uomo in
generale.
Da alcuni mesi, nei periodi d'ansia che separano la lavorazione dei suoi video,
Laurent Grasso (Mulhouse, 1972) disegna con un sottile pennello cerchi di acquarello
che stingono sulla carta l'uno nell'altro.
Tracciati esili, aerei e misteriosi, che riprendono graficamente il movimento di
camera circolare e fluttuante, che gira magneticamente attorno alle cose, utilizzato
da Grasso in alcuni suoi video. Ed anche la suggestione degli stormi di uccelli che
si muovono a spirali nel cielo di Roma, le cui dinamiche segrete e quasi magiche per
l'occhio dell'artista pare siano legate al funzionamento dei neuroni-specchio, che
inducono la ripetizione di uno stesso movimento sulla base di automatismi imitativi.
Samuel Fosso (Kumba, 1962) ricicla delle identità . Nei suoi autoritratti non mette
in scena se stesso: le fotografie si ispirano a situazioni e personaggi che lui
conosce, immagina di nuovo, rivive. "Il suo lavoro è probabilmente uno dei primi
esempi di commento ponderato sulla mascolinità , il genere, l'identità e la
sessualità nell'Africa contemporanea" (Okwui Enwezor).
Joe Duggan (Limerick,1973) vive a Londra con manichini, bambole e animali
impagliati, che porta al parco per fotografarsi con loro in dolci, tranquilli quadri
di famiglia. Così tranquilli da insospettirci.
E difatti il ritratto David sembra parlarci di notti interiori o, come Raymond
Chandler diceva a proposito dei suoi noir: buie con qualcosa in più della sola
notte.
Mitologie trasfigurate ed icone underground, ansia primordiale e serenità assoluta,
sarcasmo pungente e poesia naïve: sulla miscela di questi elementi, distillati però
volta per volta fino all'essenziale, poggia la natura bizzarra dei nervosi disegni
di Kaoru Arima (Komaki, 1969), tracciati su pagine strappate da un'edizione in
lingua originale dell'Huckleberry Finn di Mark Twain.
In modo obliquo, la sua opera sembra seguire la tradizione poetica dell'haiku,
mescolando inoltre riferimenti culturali giapponesi e stranieri ad un'attitudine di
tipo filosofico e ad un humor freddo. La dimensione sovversiva del suo lavoro deriva
dal fatto che ognuno degli elementi o dei linguaggi in gioco produce una critica
degli altri, senza che si possa stabilire al loro interno alcuna gerarchia.
Shirine Aliabadi (Teheran, 1970) e Farhad Moshiri (Shiraz, 1963) presentano un
video-collage, Tehran TV Disoriented, basato sul cut & paste di sequenze tipiche
tratte dalle più famose soap operas della TV iraniana: dall'inconsistenza e banalitÃ
della fiction televisiva, per di più mutilata di senso grazie all'uso strategico ed
ironico della censura, emergono bislacche cartoline che danno l'idea delle
contraddizioni sociali ed estetiche che attraversano l'odierna Teheran. "La
fascinazione che scaturisce da questo lavoro è una vertigine di segni che i due
artisti estraggono dalla società contemporanea iraniana e spingono ad un livello di
eccesso visivo" (Teresa MacrÃ).
Inaugurazione lunedì 30 maggio 2005 ore 19
extraspazio
via San Francesco di Sales 16/a Roma
lunedì – venerdì 15.30 - 19.30
chiusura estiva dal 30 luglio al 4 settembre