Il disagio della pittura. In mostra 60 opere, che racchiudono i temi che hanno coinvolto il pittore nei suoi quasi vent'anni di attivita': la figura umana, carnale e intensa, i ritratti, gli interni vuoti e remoti, gli spazi industriali, i grandi cantieri navali, la citta'.
Il disagio della pittura
Sono esposte in tutto 60 opere, che racchiudono i temi che hanno coinvolto e
appassionato il pittore milanese nei suoi quasi vent’anni di attività : la figura
umana, carnale e intensa, i ritratti, gli interni vuoti e remoti, gli spazi
industriali, i grandi cantieri navali, la città . In mostra opere storiche e nuovi
lavori che ripropongono il ciclo dell’acqua, fra cui una grande tela (4,80 m x 6 m)
che occupa la parete della sala principale. L’acqua interessa l’artista come
elemento primario, strumento insieme di connessione e separazione. La fluiditÃ
dell’acqua è rappresentata nei soggetti ritratti dall’artista, figure che vivono in
transito, in uno stato di costante inafferrabilità .
Il titolo dell’esposizione, Il disagio della pittura, esprime il senso di
inquietudine rappresentato dall’instabilità e dalla precarietà degli oggetti. “Lo
scompenso che genera disagio si produce tra la sfera del dicibile e quella
dell’indicibile. [...] Il disagio sta nell’effetto stesso del ‘dire’ l’indicibile,
del veicolare un messaggio a prescindere dalle consuete griglie linguistiche di
riferimento. Il disagio è nel riconoscere che quanto è sospeso, in bilico, tra
parentesi, tralasciato, indefinito, sfuocato, respinto è per sua stessa natura
imprescindibile e ineludibile†scrive Gianluca Ranzi nella presentazione della
mostra in catalogo.
“Nella follia o nella sofferenza degli altri si vive la propria, la si esorcizza e
la si butta fuori, piuttosto che rischiare di esplodere†racconta Papetti, che
precisa come l’uso del colore e della pennellata siano elementi fondamentali per la
resa delle sue opere. “I colori dei miei quadri sono i colori della mia città . E
colori molto usati nella tradizione pittorica lombarda. [...] Il mio uso del colore
dipende strettamente dal fatto che quello che mi interessa non è raccontare, né
definire con precisione virtuosistica un oggetto o una figura. [...] Anche la
pennellata veloce, come l’assenza di colori definiti e contrastanti, serve a
permettere che l’energia nel quadro non si blocchi in un punto preciso, ma scorra
circolarmenteâ€.
In occasione dell’inaugurazione verrà presentato il libro/catalogo con testi di
Gianluca Ranzi, Tommaso Trini, Aldo Nove, e un’intervista all’artista di Ginevra
Quadrio Curzio.
Alessandro Papetti, nato a Milano nel 1958, vive e lavora a Milano. Negli anni dal
1980 al 1986 si dedica alla ricerca e alle prime mostre personali. Tra il 1988 e il
1990 la sua pittura si concentra sul tema dei ritratti visti dall’alto. A questa
visione grandangolare della realtà segue tra il 1990 e il 1992 un ciclo di dipinti
intitolato Reperti nei quali l’attenzione è focalizzata sul particolare, sulle
tracce lasciate dal tempo in atelier e interni di fabbrica. Dal 1992 partecipa a
rassegne in spazi pubblici e a varie fiere dell’arte in Europa e negli Stati Uniti.
Numerose sono le esposizioni all’estero (Vancouver, Johannesburg, Palm Desert).
Dal 1995 svolge la sua attività tra Milano e Parigi. L’esigenza di “uscire†porta la
sua pittura, dal 1998, a misurarsi con l’esterno, soprattutto attraverso i temi dei
cantieri e dei porti industriali e con la realizzazione dei dipinti del ciclo
dell’acqua.
Fondazione Mudima
Via Tadino 26 - Milano
Orario: da lunedì a venerdì, ore 15.30 - 19.30 (il mattino su
appuntamento)
Ingresso libero
Ufficio Stampa Delos- tel. 02-8052151 - e-mail: delosmi@tin.it