Personale. Appunti di viaggio, la casa, luoghi frequentati abitualmente. Una sorta di diario visivo, fatto di frammenti giustapposti e organizzati singolarmente in stuoie, tappeti, arazzi.
Mostra personale
La prima cosa che colpisce nel lavoro di Giuliana Balbi è la modalità tecnica; il
particolare linguaggio che unisce, in maniera del tutto anomala ed originale,
fotografia e tessuto. Non già nel senso che all'immagine fotografica si aggiunga in
qualche modo della stoffa, ma la fotografia stessa diviene tessuto, cioè
nell'immagine ottenuta con lo scatto si accorpa l'idea dell'intreccio, divenendo,
simbioticamente, un tutt'uno. La fotografia si scioglie in mille striscioline che si
ricompongono nell'ordine della trama e dell'ordito.
Giuliana Balbi ha studiato
all'Istituto d'arte di Trieste nella sezione tessile, e il concetto dell' intreccio
dei fili che formano una nuova superficie compatta, è rimasto vivo in lei; il
successivo interesse per la fotografia ha creato il presupposto per questa inedita
ibridazione che non è certo gratuita o fine a se stessa, come una trovata che possa
stupire. È, al contrario, il risultato di una ricerca che rispecchia sia le forti
capacità manuali sia la tensione ideale di un'artista che ha scelto di scavare
dentro di sè e di rovistare tra le immagini circostanti, in modo innovativo e
congeniale. Alla trama e all'ordito si uniscono i grovigli/nodi fatti di ariosi e
leggeri fili di nylon che in genere investono solo una parte dell¹immagine
ricomposta, come una nebbia leggera che stempera il dato visivo sottostante, con una
duplice funzione: estetica e significante.
I nodi, la trama variabile e l'ordito, la
cui lunghezza, come nella vita è stabilita sin dall'inizio, contengono infatti
allusivi sensi metaforici: sono sinonimi del tessuto esistenziale. I nodi
rispecchiano gli intoppi, le difficoltà , le paure che assalgono in genere l'umanità ,
come quelle specifiche dell'artista per la quale questo lavoro diviene una sorta di
autoanalisi - ancora in fieri - una visualizzazione degli intrecci nascosti
dell'anima. In questo modo la Balbi affronta tematiche diverse: appunti di viaggio,
intersecati da rimandi dell'ambientazione abituale, la propria casa, o da luoghi
frequentati in cui si è maturata un'esperienza. Una sorta di diario visivo, fatto di
frammenti giustapposti e organizzati singolarmente in stuoie, tappeti, arazzi. Un
altro spunto che interessa l'artista è il trash che ci sommerge e che dal lontano,
emblematico "Zabrinski Point" di Antonioni è divenuto una presenza ossessiva ed
ineludibile del nostro quotidiano: bottiglie o piatti colori di plastica,
accumulati, debordanti dai bottini, costituiscono una presenza abituale del
paesaggio urbano. Tagliato a strisce sottili, tracciato, esso diviene una realtÃ
fantasmagorica che sconfina altrove.
E poi l'immagine femminile, spesso fasciata in
abiti neri, con le striscioline di foto che, libere, lievitano nell'aria, mentre la
parte centrale è trattenuta dai nodi di nylon, palese metafora del desiderio di
libertà , frenata dai ceppi delle regole, dei limiti, delle convenzioni. Un'insolita
manipolazione delle foto dunque che si trasformano in tessuti, per appropriarsi, sul
filo della memoria, dei propri passaggi esistenziali,per capire, rompendo la
superficie, cosa c'è oltre, come nello specchio di Alice; per ricostruire, con
rinnovata consapevolezza, il rapporto con se stessi, con l¹ambiente, con l'alterità . Maria Campitelli
Inaugurazione: venerdì 30 settembre alle ore 18.00
Spazio Espositivo Altern'art
vicolo Dessenibus - Monfalcone (Go)