Drawing Cabinet. Una raccolta di 50 carte dei Tarocchi disegnate prevalentemente a matita su carta
In occasione della mostra Drawings Cabinet, Manfredi Beninati presenta per la
prima volta al pubblico i Tarocchi, una raccolta di 50 carte disegnate
prevalentemente a matita su carta, realizzate tra il 1999 e il 2000. Disposte
secondo una sequenza narrativa stabilita dall'artista, le carte sono custodite
all'interno del Drawings Cabinet, un ambiente appartato e privatissimo ispirato
alle wunderkammer seicentesche (le stanze delle meraviglie). In particolare nei
Tarocchi l'artista adopera un evidente riferimento letterario, ispirandosi
liberamente alla struttura narrativa del Castello dei destini incrociati di Italo
Calvino. Nel romanzo, diviso in brevi racconti, le relazioni e i nessi tra i
personaggi e le storie nascono non tanto dall'interpretazione simbolica di ogni
singolo tarocco, quanto dall'individuazione del carattere delle carte e dalle
suggestioni che queste producono disposte insieme in una certa sequenza. Allo stesso
modo i Tarocchi di Manfredi Beninati vanno letti e interpretati come un racconto per
immagini. Di questo straordinario intreccio di suggestioni e riferimenti colti si
coglie il gusto dell'artista per la narrazione, modulata attraverso una sintassi
linguistica che si ripete e che collega internamente tutto il lavoro. In questo
senso va anche interpretata la passione per il cinema. Cos'è in effetti il cinema se
non un racconto per immagini? Scene ed ambientazioni verosimili, come i luoghi, le
stanze e i paesaggi dove sono raffigurate persone realmente esistenti (l'artista, il
fratello Flavio, la madre Carla) o di pura fantasia (un'ossessione ricorrente di
alcuni lavori è rappresentata ad esempio dai ritratti di Antonio Ligabue).
Le tele, come i disegni o le sculture di Manfredi Beninati sono abitate da
personaggi tratti il più delle volte dalle foto di famiglia, raffigurati
frontalmente con lo sguardo rivolto all'esterno, quasi ad incrociare quello dello
spettatore. Una luce fulgida ed abbagliante illumina tutto dal fondo, più o meno
come accade quando il fascio di luce proiettato al cinema alle spalle degli
spettatori trasforma ogni cosa che incontra in un'ombra. Come quinte scenografiche
spesso l'artista dipinge paesaggi silvestri surreali, aurore boreali e arcobaleni
dai colori acidi, costellati in superficie da piccole, luminose macchie di colore
date col dripping. Al margine di molti lavori, spesso si trovano scritti i nomi
delle Città Invisibili di Calvino, o alcune altre semplici iscrizioni tracciate con
calligrafia incerta, come possono essere le annotazioni prese velocemente, per non
dimenticarsi di un luogo o di un pensiero. Eppure, qualunque sia il livello di
surrealtà o di finzione, il sentimento di coinvolgimento e l'attesa suscitati sono
reali, come reale e immediato diviene il rapporto che lo spettatore instaura con la
vita e la storia personale dell¹artista. La raffigurazione di questi luoghi è
sbiadita e a volte polverosa, così come sono alcuni ricordi ripescati nella memoria.
E questi luoghi non sono altro che il nostro passato, la nostra storia, ancora
meglio i ''posti dell'anima''. Così come ama definirli Manfredi Beninati.
Laura Barreca
Francescopantaleone Arte contemporanea
Via Garraffello 25 90133 Palermo