Il viaggio. La mostra comprende opere su tela e carta realizzate dal 1954 al 2003, incluse Marsh (1954), Rosetta Stone (1955), Phenomena High Octane (1960), Phenomena Heaven Shield (1966), Phenomena Tibet Landscape (1974), Phenomena Sun Shade (1985) e Phenomena on Night Watch (2003)
Il viaggio. Opere 1954-2003
Nell'ambito della rassegna di mostre sui grandi protagonisti dell'arte contemporanea
nella seconda metà del XX secolo, in corso alla Galleria Open Art di Prato, non
poteva mancare una mostra dedicata al grande artista Paul Jenkins.
Ad oltre cinquant'anni dalla prima mostra personale, a Parigi (Jenkins è nato nel
1923 a Kansas City, Missouri), il processo di evoluzione pittorica in Jenkins si è
arricchito negli anni di un uso gestuale e del colore, all'interno di una potente
suggestione spaziale. Le opere di Jenkins, definite nel 1959 "composizioni di luce"
dal critico d'arte parigino Pierre Restany, sono state paragonate a quelle di
Velasquez e degli Illuministi spagnoli, mentre il critico d'arte americano Kenneth
B. Sawyer (1956) le ha accostate a quelle della Scuola veneziana.
Durante gli anni da studente presso la Art Students League di New York dal 1948 al
1952, dove tra gli altri aveva come insegnanti Yasuo Kuniyoshi e Morris Kantor, la
produzione artistica di Jenkins spazia da opere ad olio, realizzate su tela, a
quelle ad inchiostro su carta. Durante questi anni conosce Mark Rothko (1951) e
Jackson Pollock (1952), con i quali stringe rapporti di amicizia. In qualità di
studente, a New York frequenta il Frick Museum, dove ammira opere di Goya,
Rembrandt, Turner, Georges de la Tour, Vermeer, Bellini e Holbein. Introdotto agli
insegnamenti di G. I. Gurdjieff attraverso l'opera In cerca del Miracoloso, di P.
D. Ouspensky, Jenkins prende coscienza dei concetti di Gurdjieff relative all'arte
obiettiva: teoria che lo colpisce profondamente ma che ben presto respinge.
Nel 1953 intraprende un viaggio in Europa. Approda a Genova, poi si reca a Napoli
per qualche tempo ed infine in Sicilia, a Taormina, dove si ferma parecchi mesi e
produce una serie di opere su tela. Di qui si sposta a Siviglia per assistere alla
celebre processione di Pasqua, e di qui a Madrid, dove rimane assai impressionato
dal Museo del Prado. Prima di tornare in Italia, a Roma, compie un viaggio a Parigi,
dove decide di stabilirsi, ed incontra Jean Dubuffet, Michel Tapié, Pierre Restany,
Hundertwasser, Etienne Martin, Mark Tobey, Kenneth B. Sawyer e gli artisti americani
che qui si sono stabiliti. Il mercante d'arte di Seattle, Zoe Dusanne, che aveva
incontrato a Parigi nel 1953, gli organizza la prima personale negli Stati Uniti,
nel 1955. Intanto a Parigi, nel 1954, aveva incontrato anche Martha Jackson e nella
sua galleria, a New York, Jenkins esporrà le sue opere nel 1956, nell'ambito di una
mostra personale.
Dopo la sua prima mostra personale presso lo studio di Paul Facchetti, a Parigi, e
presso quello di Zoe Dusanne, a Seattle, Jenkins torna a New York, dividendosi tra
questa città e Parigi. A New York conosce Willem de Kooning (che più tardi, nel
1963, gli cederà il loft), Franz Kline, Ad Reinhardt, Phillip Guston, l'editore
George Wittenborn, Robert Motherwell, Conrad Marca-Relli e Nicolas Carone, oltre
allo scultore Philip Pavia, fondatore del Club degli Artisti e destinato a diventare
un grande amico di Jenkins. Negli anni Cinquanta incontra Alberto Burri a New York,
Eduardo Paolozzi a Parigi e Lucio Fontana a Venezia. In Italia, le prime mostre
collettive che includono opere di Jenkins si tengono in varie città : Genova, Milano
e Torino... e, nel 2000-2001, presso la Basilica Palladiana di Vicenza.
Durante il suo primo viaggio in Europa, Jenkins aveva avuto modo di ammirare gli
affreschi di Pompei e, a Parigi, le opere di Wols, la luce emanata dai pastelli di
Odilon Redon e la struttura e i colori luminosi delle ébauches di Gustave Moreau.
Attraverso l'uso di inchiostro di china su carta e di olio e smalto su tela, Jenkins
sviluppa la tecnica della colatura di colore, per il quale diventerà famoso.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta, istituzioni come il Whitney Museum of
American Art di New York e il Seattle Art Museum, insieme a collezionisti come Peggy
Guggenheim e Joseph Hirshhorn, acquistano alcune delle sue opere. Al 1956 risale la
prima mostra di Jenkins a Londra, dove continua ad esporre anche oggi con una mostra
alla Redfern Gallery di opere su tela a partire dagli anni Cinquanta. Nel 1958, Jiro
Yoshihara lo invita a collaborare con il gruppo Gutai di Osaka e, nel 1964,
trascorre diversi mesi in questa città . Nel 1959 comincia ad interessarsi alle opera
di Kant e Goethe; in particolare, agli esperimenti di Goethe con il prisma e il
fuoco.
Negli anni Sessanta, utilizzando un coltello d'avorio per orientare le colate di
colore su carta o su tela, giunge a differenti cicli di opere che definisce
Phenomena, seguite da una frase poetica o da parole-chiave. Martha Jackson produce
un film sull'artista al lavoro, The Ivory Knife, che a Venezia, nel 1964, riceve il
Golden Eagle Award. Un altro aspetto del suo lavoro artistico, poco conosciuto ma
coltivato per molti anni, è la scultura con materiali diversi. Un'opera di grandi
dimensioni realizzata in acciaio, Meditation Mandala Sundial, è in mostra permanente
nello sculture garden dell'Hofstra Museum, nei pressi della città di New York.
Nel 1987, il suo dramma in musica Shaman to the Prism Seen viene presentato per
cinque sere consecutive all'Opera di Parigi nella Salle Favart. Per l'occasione,
Jenkins dipinge due opere su vasta scala e numerosi pannelli verticali per il
palcoscenico. Nel 1988 dipinge alcune scene in colore su seta per uno spettacolo
nella Grande sala del Popolo di Pechino, oltre che una serie di stendardi per la
Grande Muraglia.
L'estate scorsa, Paul Jenkins ha esposto un ciclo speciale di dipinti nell'antica
abbazia cistercense (risalente al XII secolo) di Silvacane, non lontano da
Aix-en-Provence (luglio-settembre 2005). Da settembre a novembre 2005, il Palais des
Beaux-Arts di Lille ospiterà una mostra delle sue opere principali (Oeuvres
Majeures).
La mostra di Prato comprenderà opere su tela e carta realizzate dal 1954 al 2003,
incluse Marsh (1954), Rosetta Stone (1955), Phenomena High Octane (1960), Phenomena
Heaven Shield (1966), Phenomena Tibet Landscape (1974), Phenomena Sun Shade (1985) e
Phenomena on Night Watch (2003)
Immagine: Paul Jenkins, "Taino Eye", 1957, olio su tela, cm.96,5 x 96,5
Catalogo a cura di Bruno CorÃ
Inaugurazione: Sabato 12 Novembre 2005 alle ore 17:00
Galleria Open Art
Viale della Repubblica 24 - Prato
Orario: 10:30 - 12:30 / 16:00 - 20:00 escluso Lunedì e Festivi