'L'opera nuda consegna agli occhi e alla mente di chi guarda un magma che scorre imperfetto e le cui radici palpitano sotterranee, pronte per essere liberate''. Uccio Biondi, 1999. Collage, pigmenti, ritagli di giornali, scritte, pezzi di nylon, aderiscono alla pelle dell'opera diventando parte integrante di composizioni stracolme di una memoria che si rivela lentamente allo spettatore pronto ad intraprendere un viaggio che va oltre l'apparenza delle cose.
Personale
Uccio Biondi, per Alberto Fiz, non si pone il problema di essere moderno, ma semmai il suo obiettivo etico, ancor prima che estetico, e' quello di liberare l'energia propria del quadro, arrivando ad una forma espressiva totale e individuale.
'L'opera nuda consegna agli occhi e alla mente di chi guarda un magma che scorre imperfetto e le cui radici palpitano sotterranee, pronte per essere liberate'', spiega Biondi in un'intervista dei 1999.
Nato in un paesino nei pressi di Brindisi nel 1947, Domenico Biondi, in arte Uccio, dipinge sin dagli anni Settanta e dopo aver frequentato le tematiche di carattere sociale, si e' indirizzato verso l'informale recuperando la tensione lirica di Afro o di Renato Birolli, ma non dimenticando nemmeno la lezione di Alberto Burri o di Arshile Gorky. Cio' che piu' lo ha affascinato della ricerca informale e' stata l'opportunita' di superare la distanza tra soggetto e oggetto, secondo un'indagine che va oltre il piano della rappresentazione per modificare dall'interno la struttura spaziale.
A questo tipo di linguaggio, dunque, Uccio Biondi e' approdato intorno alla meta degli anni Ottanta con estrema consapevolezza sapendo di trovarsi di fronte ad un sistema linguistico ormai genericamente condiviso e, dunque, adatto ad ulteriori manipolazioni.
I suoi primi esperimenti in questa direzione sono stati timidi, addirittura ingenui nel loro slancio emotivo, ma ben presto l'artista ha dimostrato di conoscere bene la sintassi della pittura informale e d avere, dunque, la capacita d'intervenire sui codici strutturali arrivando ad un progressivo spostamento di significati.
Non a caso, nell'ultimo quinquennio, la suo pittura, ha fatto un ulteriore passo in avanti trasformandosi in una sorta di diario minimo dove si compendiano elementi di diverse provenienze. I lavori recenti, sicuramente i piu' maturi, denotano l'urgenza di comunicare all'interno di un impianto complesso ma mai caotico: riporti fotografici, copiature astratte, elementi grafici e tipografici, si addensano sulla tela nel tentativo, a tratti disperato, di recuperare l'essenza delle cose. A dirigere l'orchestra e', comunque, sempre la pittura che puo' essere lirica e armoniosa, oppure densa e materica, ma non rinuncia mai alla suo funzione primaria. Siamo, dunque, di fronte a ''una sintassi selvaggia in apparenza, ma pura ed essenziale', come spiega Uccio Biondi. Che prosegue affermando che ''la pittura e dentro lo stesso fare e deve sapersi immergere per consegnarsi spoglio alla fruizione''. L'artista pugliese, insomma, ci rende partecipi di un processo formativo dove le immagini appaiono come frammenti della memoria, come simulacri di un universo caotico e magmatico di cui non e' piu' possibile cogliere l'integrita'.
E proprio ''nel flusso ininterrotto di cio' che esiste'', secondo quanto scrive Calvino nel suo Saggio Il mare dell'oggettivita', che ci e' consentito cogliere il significato di un'operazione tesa a superare gli stereotipi ponendosi come luogo del fare; in quest'ottica l'opera si pone come l'infinito del linguaggio in un corpo a corpo tra pittura e scrittura, tra forma e materia, tra stereotipo e ricerca del vero individuale.
Uccio Biondi ha il merito di annullare le distanze producendo un cortocircuito di carattere visivo, dove la parola diventa rumore e produce vere e proprie invasioni di campo nella sfera del colore.
Ma non per questo si assiste al trionfo della globalizzazione. Uccio mantiene una distanza critica rispetto alla societa' post tecnologica dominata dalla cibernetica e dalla new economy confermando, di essere un pittore agrario che sente fortemente il richiamo della terra. La sua vuole essere un'opera di resistenza nell'ambito di composizioni dove la natura accetta la sfida con l'artificio e la smaterializzazione.
Basta uno sguardo, sia pur distratto al suoi dipinti, per scorgere improvvisi squarci di luce o colori impastati con l'argilla che rimandano, come d'incanto, alla concretezza del paesaggio. Sono luoghi mentali, ma anche sensazioni fisiche di una pittura dominata da cromie calde e intense.
''Sull'intonaco'', ha scritto Massimo Guastella che da oltre dieci anni segue il lavoro di Uccio Biondi, ''appaiono quei graffiti che vediamo sui muri delle cose pugliesi, forme stratificate nel tempo, che accompagnano la presenza umana. Un incontro quotidiano col villaggio perduto, desiderato, che nel repertorio scenico creato da Biondi sulle le tavole dipinte ritrova la sua essenza poetica.
Collage, pigmenti, ritagli di giornali, scritte, pezzi di nylon, aderiscono alla pelle dell'opera (A Pelle s'intitolava una mostra milanese del Gennaio 2000) diventando parte integrante di composizioni stracolme di una memoria che si rivela lentamente allo spettatore pronto ad intraprendere un viaggio che va oltre l'apparenza delle cose.
I suoi messaggi sono talvolta fuorvianti e ambigui come accade in un'opera del 1999 Fragilmente, dove l'immagine di Marilyn (osservando le opere di Uccio Biondi a tutto si puo' pensare, meno che alla pop art di Andy Warhol) e simbolicamente all'apice di una sacralizzazione ironica e provocatoria.
Ma l'insistenza sulla componente religiosa non e' casuale, e appare anche in un'altra composizione del 1999 intitolata emblematicamente Ex voto in cui la protagonista di A qualcuno piace caldo appare circondata da un cuore irregolare che interrompe, con la violenza di uno spot pubblicitario, la dolce cromia di un paesaggio dominato da un blu ultramarino.
Uccio Biondi, insomma, mescola le carte ma non rinuncia ad un impianto strutturato in maniera estremamente rigorosa dove la pittura agisce all'interno di spazi prestabiliti e la dialettica degli elementi nasce dall'incontro-scontro tra costruzioni geometriche primarie, evidenziando i termini di uno rappresentazione esclusivamente formale.
A ben vedere, i dipinti di Uccio Biondi sono luoghi fisici all'interno dei quali costruisce il linguaggio nell'assoluta convinzione che il reale si sviluppi seconda una dinamica che comprende artificio e natura, apparenza e illusione, anima e corpo.
La visione, insomma, e' dentro la pittura secondo un percorso in cui la realta' si mostra in tutte le sue sfaccettature.
''Il mondo del pittore e' un mondo visibile, nient'altro che visibile, un mondo quasi folle, perche' e' completo e parziale allo stesso tempo", ha scritto il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty secondo un'affermazione che si potrebbe applicare perfettamente alla ricerca di Uccio Biondi.
Galleria Piziarte
Viale Crucioli 75/a - Teramo