La mostra che Franco Ferro presenta per Amantes porta il titolo 'Passi'. Le opere presentate, gia' esposte in altre mostre, sono state recensite dal mensile Gente di Fotografia e pubblicate in un libro della serie Pictures only. Queste fotografie ritraggono il momento dello scorrere di un'azione o di un movimento, fermando in un solo colpo d'occhio la somma degli istanti in cui si configura un'azione.
Mostra di Franco Ferro.
La mostra che Franco Ferro presenta per Amantes porta il titolo "Passi". Le opere presentate, già esposte in altre mostre, sono state recensite dal mensile Gente di Fotografia e pubblicate in un libro della serie Pictures only.
Queste fotografie ritraggono il momento dello scorrere di un'azione o di un movimento, fermando in un solo colpo d'occhio la somma degli istanti in cui si configura un'azione. Sono giochi di luci ed ombre in bianco e nero, dove le prospettive si distorcono e i contorni delle figure si sfumano, si perdono, si confondono in maniera fluida con l'ambiente che le circonda e quasi scivolano nelle sue trame.
Il procedimento seguito dall'artista, che consiste nel prolungamento del tempo di esposizione, riprende un modello esistente nella fotografia, atto appunto ad esaltare il movimento fissandone le frazioni temporali in un unico frammento simultaneo.
Ma la specifica poeticità di queste fotografie è da vedersi nella loro squisita leggerezza. Qui non si cerca di esaltare il movimento per se stesso per renderlo visibile, né di riprodurlo in un'immagine fissa sconvolgendo così i canoni più classici della fotografia tradizionale. Neppure si tratta della volontà di rendere le immagini astratte per dare un senso più profondamente artistico al risultato compositivo. Queste sono invece figure in movimento, sfumate ed evanescenti come fantasmi. Passi colti nell'atto del muoversi verso una direzione o con un ritmo che restano per noi ignoti; forme che corrono, si dissolvono fino quasi a scomparire e si dileguano come in una variazione musicale, sollevandosi dal terreno.
Ciò che appare è l'ombra, lo spettro dell'evento anziché l'evento stesso nell'atto del suo accadere. Come se le figure volessero scappare via verso una vita e un futuro proprio, nella direzione di un luogo che (ancora) non c'è. La sensazione è quella dell'imminenza degli eventi a venire - quelli che si realizzeranno (forse) e che sono, per adesso, sospesi nella mente, presenti solo come sensazioni o intuizioni, senza altro tempo e spazio che non siano quelli dell'emotività .
Né forme della memoria, né movimenti strappati alla continuità della vita reale, queste immagini paiono piuttosto oscillanti anticipazioni del futuro, o, ancora, creature fluttuanti tra proiezione seducente del futuro e nostalgia.
Si genera un senso di sospensione e l'attenzione sfuma sul momento successivo, quello che la fotografia non mostra - e che proprio per questa ragione appare tanto denso di speranza e desiderio, come una promessa. L'immagine in tal modo si apre su un tempo futuro: appare tesa verso una frazione spazio-temporale ancora inesistente, colta nell'attimo dello "stare per", nel momento del batticuore piuttosto che nel tempo del tranquillo aspettare.
In un moto di costante dislocazione e spostamento, si apre anche un nuovo spazio. Si scivola con gli occhi alle spalle della normale vita vissuta per coglierne la segreta armonia nonché la realtà più vera: quella fatta di sogni, aspettative ed emozioni che non si possono dire né toccare e che tuttavia danno un senso ad ogni piccolo gesto.
La gestualità propria di queste fotografie induce ad una riflessione: le immagini (vissute o fotografate) hanno bisogno di parole? Quale rapporto si crea tra il linguaggio scritto (quello delle lingue storico - geografiche) e quello delle immagini artistiche? La sensazione individuale che una fotografia può suscitare garantisce la correttezza dell'interpretazione, nel senso di una sua completa aderenza con l'intenzione dell'autore? In questo testo non si pretende di fornire un'interpretazione in grado di pilotare o addirittura di sostituire la sensazione individuale che le fotografie stesse possono suscitare. Si tratta invece di porre a confronto due linguaggi, proprio come quando due persone che provengono da paesi lontani si parlano e cercano di comunicarsi differenti esperienze culturali.
Lo sforzo dell'artista (ma pure il tentativo del testo) è infine quello che presiede ad ogni valido processo creativo. Si ambisce a dischiudere un mondo di esperienze possibili, in cui chi si cimenta nel gioco della comprensione abbia a sua disposizione più strumenti possibili con cui operare. Al centro di questo procedimento resta inevitabilmente (e fortunatamente) l'opera d'arte.
E' posto così un trait-d'union tra l'artista e il mondo di chi guarda, ma anche e soprattutto tra il mondo reale e quello che ha origine dalla fotografia. Ne nasce uno spazio estetico, in cui attraverso le forme - anche, anacronisticamente, attraverso le forme belle - ha luogo un'esperienza emotiva e esistenziale inedita.
Inaugurazione - martedì 6 febbraio - ore 19.00
Orario - da lunedì a sabato - dalle 16.00 alle 2.00
Ingresso libero
Amantes - via Principe Amedeo 38/a - Torino - Tel/fax 011 8172427