MILAB - Laboratorio milanese di arte urbana
Rassegna antologica. Opere 1981/2006. Il linguaggio dell'artista e' orientato verso un certo tipo di scomposizione cubisteggiante dell’immagine, vivace sul piano cromatico, con una forte propensione alle grandi dimensioni e al muralismo.
Rassegna antologica. Opere 1981/2006
Non c’e' nulla di piu' rivelatore di una rassegna antologica come questa per capire se un artista, nel corso della sua vita d’autore, abbia cambiato, assieme alla naturale evoluzione dei modi del linguaggio, anche sentimenti e giudizi sulla vita oppure, come nel suo caso, abbia invece conservata intatta la fragranza pensosa dei suoi primi impulsi e immutato il loro orientamento poetico.
Ebbene, se confronto le cose che vediamo qui oggi con la viva impressione che mi diedero le sue immagini quando, esattamente trent’anni fa, presentai una sua mostra milanese, mi appare evidente quanto il carattere fondante del lavoro di Perini, il suo piu' intimo significato emotivo, non sia mai cambiato.
Gia' da allora, infatti, la memoria storica del suo linguaggio era volta in modo del tutto autonomo verso un certo tipo di scomposizione cubisteggiante dell’immagine, geometricamente dinamica e inquieta, vivace sul piano cromatico, con una forte propensione alle grandi dimensioni e al muralismo, in cui il segno e la forma - certo incoraggiati dall’aver frequentato l’insegnamento di Luigia Zanfretta al Liceo artistico di Busto Arsizio - rimbalzavano da Braque a Depero, da Balla a Boccioni e soprattutto a Picasso. Ma vivendo anche del riverbero straordinario di Bacon e di Sutherland, che allora come oggi rappresentano un riferimento fondamentale dell’espressione figurale.
Passando per tutte le variazioni che vengono riassunte in questa mostra, il vero “oggetto" della pittura non e' la pittura stessa, bensi' il suo rapporto con l’animo allarmato e inquieto di Perini, con la sua tensione etica piu' che estetica, con il suo immaginario che brucia, che carica in senso lirico, che tira come un elastico ogni brano dell’invenzione, della memoria, della sensibilita'. E lo fa in un gesto di messa a fuoco interiore in cui la dimensione psichica prevale sulle altre, conciliando e richiamando in se' quella solo razionale e quella solo estetica fino alla proposizione di una sintesi accettabile, giocata all’inseguimento della persuasivita' difficile della poesia.
E in questo c’e' qualcosa, soprattutto nelle cose piu' recenti, che richiama l’itinerario compiuto da altri artisti figurativi della generazione immediatamente precedente la sua, come per esempio in questi anni Ennio Calabria, che, sul piano di una dilatazione dinamicamente espressionistica assai vicina a quella cui e' giunto Perini, evoca anche lui sotto il segno della memoria e della melanconia la traccia di un grido come trattenuto, il sentimento lirico dolorosamente razionalizzato delle catastrofi del presente. (...) Giorgio Seveso
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