MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino
Bellinzona
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WEB
Realta' parallele nell'arte contemporanea ticinese
dal 24/2/2006 al 8/4/2006
Da venerdi' a domenica dalle 14 alle 18 o su appuntamento.

Segnalato da

CACT Centro d'Arte Contemporanea Ticino



 
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24/2/2006

Realta' parallele nell'arte contemporanea ticinese

MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino, Bellinzona

Un progetto espositivo che vuole mostrare 4 autori operanti nel cantone Ticino: Karen Biasca, Aglaia Haritz, Claudio Mantegazza, Gianluca Monnier, Stefano Scarabello.


comunicato stampa

Karen Biasca, Aglaia Haritz, Claudio Mantegazza, Gianluca Monnier, Stefano Scarabello

Realta' parallele... e' un progetto espositivo che vuole mostrare 4 autori operanti nel cantone Ticino.

Non si tratta di una mostra a tema, bensi' antologica, anche se un fil rouge tematico esiste nelle scelte del curatore. Tutti gli autori sviluppano linguaggi usando diversi mezzi di produzione assolutamente non riconducibili ad una tradizione stilistica tipicamente “ticinese" e/o legata a criteri cronologici o altri. Il processo creativo e' importante per capire gli sviluppi del pensiero attraverso l’arte, e gli artisti vengono cosi' interpretati da diversi punti di vista; da quello filosofico a quello antropologico, politico o visionario, (pro)sciolti da qualsiasi vincolo formale scontato.

Karen Biasca (1939) presenta due lavori video che nascono dalla sua esigenza di riflettere gli umori del mondo d’oggi. Nella sua opera c’e' tutto e l’artista traduce con la videocamera la cronaca di un mondo fondato sul fragile rapporto tra societa' ed effetti prodotti da un universo economico/finanziario, evidenziandone le responsabilita' etiche. Gamers (2003) e' una sorta di riproduzione espressionistica del mondo che circonda l’artista di Erfurt (Germania). Temporalmente a ritroso e con piacevolezza pittorica, K.B. evidenzia il caotico sistema informazionale/mediatico come silenziosa CACT Centro d’Arte Contemporanea Ticinoquanto evasiva risposta alle masse, denunciando nella clonazione e nel concetto di matrice un’arma di potere e di ipnotica sottomissione. L’artista non riesce pero' a dimenticare nemmeno la sua personale storia, quella vissuta durante e dopo la seconda Grande Guerra. “La Storia ci puo' indicare un una via di miglioramento e redenzione umana?" sembra chiedere l’autrice. “La Storia, la scrivono i vincitori" risponde la cronaca contemporanea. Con il video Eater (2004) l’autrice propone una riflessione in maniera piu' concettuale sull’universo dell’alimentazione, sull’importanza del cibo nel mondo e sui suoi risvolti economici.

Sempre tratto dalla cronaca e' fatto il lavoro di Aglaia Haritz (1978). Opere prettamente pittoriche, esse sono costituite da interventi e collages cuciti su stoffa. Il tentativo dell’artista e' quello di ricomporre e completare in qualche modo la memoria del fatto di cronaca a partire da fotografie documentarie tratte e riprodotte dai giornali e che l’artista strappa ed integra nei suoi lavori. E' come se l’autrice volesse ribadire l’individualita' e unicita' dell’interpretazione di avvenimenti politici strettamente relazionata alla loro impostazione di lettura. La presa di coscienza individuale - sembra suggerire l’artista - e' un male necessario.

Claudio Mantegazza (1957) e' sicuramente l’autore piu' singolare, poiche' egli non si rifa' ad alcun criterio stilistico o formale. Edonista e dissipatore, C.M. si esclude da qualsiasi concetto di Storia dell’arte e di biografia ufficiale, ribadendo la centralita' dell’essere “artista" in totale sovrapposizione e riappacificazione con l’essere “uomo". Il suo lavoro, ma soprattutto il suo proce'de', potrebbe ricondurci a quel filone della creativita' indipendente da un’idea di mercato dell’arte generalizzata, di cui proprio il Ticino vanta qualche esempio storico. In qualche modo si puo' parlare di un atteggiamento che esprime controcultura, irrefrenabile desiderio espressivo individuale. Similmente alle pitture di Elisar von Kupfer, artista che dava forma alle sue visioni ideali e androgine attorno ad una societa' utopica pensata sulle uguaglianze o fusione/cancellazione delle diversita', C.M. ripropone dimensioni cosmiche di un suo mondo interiore ed intimista, in cui l’ideale di bellezza spirituale si formalizza attraverso quello di eterna giovinezza. Dell’artista sara' anche disponibile per tutta la durata della mostra il suo libro di poesie titolato Impersonale cuore.

What U See (2002) e' un’opera video di Gianluca Monnier (1971), che affronta il tema dell’osservare e dell’addentrarsi criticamente da parte del visitatore nell’immagine. Di stile decisamente diverso rispetto a molti suoi lavori, What U See non e' quindi un collage a mo’ di clip, che potrebbe ricordare la cultura televisiva dello zapping, ma si sviluppa formalmente con una ripresa fissa su di una stazione di servizio/autolavaggio. Come detto l’immagine e' semplice e non elaborata, quasi banale. La narrazione e' quella del pratogonista/autore che porta la sua automobile in un comunissimo autolavaggio, svolgendo cio' che molti di noi fanno: lavare la propria autovettura. Grazie ad un effetto slow motion - sostenuto da un sonoro accattivante - che finge di esaltare un possibile sviluppo narrativo assolutamente inesistente, lo spettatore cade nella trappola dei cliche' televisivi o cinematografici: l’assuefazione a quel quarto potere che G.M. denuncia come mezzo di trasformazione e manipolazione incontrollabile e pericolosa.

Di tutt’altro tenore e' l’opera di Stefano Scarabello (1959), che si sviluppa attorno alla produzione artistica come fatto di impegno sociale. Egli presenta principalmente due interventi in altrettante sale. Le de'jeuner sur l’herbe (da Manet), e' un’installazione, per la quale l’artista ha ricoperto il pavimento di riso soffiato. Elemento leggero, secco e morbido, esso guida da subito il visitatore dentro un mondo legato alle bio-energie e al commercio degli alimenti. Posate sul riso soffiato vi sono delle foglie di Fico d’India seccate, quella pianta cactacea gia' utilizzata da altri artisti a significare l’uso energetico di alimenti necessari alla sopravvivenza.

Alle pareti sono collocate alcune bottiglie di plastica PET vuote, sul cui fondo e' posta una carta sconto dei grandi supermercati a fungere da “prodotto civetta" dell’intera installazione, stimolando cosi' lo spettatore ad entrare nell’opera esposta. S.S. sfrutta questi pochi importanti elementi, al fine di creare significati paralleli ed incrociati come il doppio senso - attribuibile alle spine della pianta cactacea - campo minato/orto bio-energetico e/o carta “sconto" in una logica di meccanismo psicologico riconducibile al fenomeno dell’assuefazione al consumismo: anche in campo artistico. Ci sembra pure importante rilevare quanto all’artista piace riflettere ironicamente - con l’opera Silenzio-Rumore - sul percorso artistico di autori quali Joseph Beuys e Marcel Duchamp, ribadendo l’assoluto controllo del prodotto artistico da parte del suo autore e la continua evoluzione del concetto di Storia.

Merzbau e' la seconda opera a carattere installativo, che mostra una sorta di scheletro di capanna indiana ricostruita con materiale di recupero a rievocare una specie di neoetnia; cioe', cio' che rimane di una societa' dell’opulenza ormai corrosa dal proprio progresso. Al suo interno trova posto una pianta di Fico d’India viva e vegeta, sviluppatasi da una talea prelevata casualmente dalla piantagione Beuys di Lucrezia De Domizio Durini a Bolognano. Tutt’attorno in cerchio sono posati una serie di monitor accesi, ma non collegati ad alcun cavo; scollegati quindi da un qualsivoglia network; cioe' da uno di quei dei simboli comunicazionali della civilta' contemporanea. La presenza di tanti coltelli quanti sono i monitor invitano il pubblico a staccare una pala di fico - come multiplo dell’opera - da piantumare altrove, ridando cosi' forma e vita ad un concetto di civilta' e di Storia che si rinnova costantemente partendo simbolicamente dalla verita' della Natura.

Inaugurazione: sabato 25 febbraio 2006 alle ore 17:30

CACT Centro d’Arte Contemporanea Ticino
Via Tamaro 3 - Bellinzona

Orari: da venerdi' a domenica dalle 14 alle 18 o su appuntamento.

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