Galleria Pinxit
Torino
Via della Rocca, 28/h
011 8178559

Pablo Balbontin
dal 6/3/2006 al 28/4/2006

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Galleria Pinxit



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Pablo Balbontin



 
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6/3/2006

Pablo Balbontin

Galleria Pinxit, Torino

6 X 6. In mostra una serie di fotografie i cui soggetti sono pescatori, barche, reti, nebbie delicate di Chioggia, silhouettes contro la luce di un’alba marina, ricami di incrostazioni di molluschi, aringhe ordinate nei barili, Cornovaglia.


comunicato stampa

6 X 6

Pausa di riflessione, o meglio, di meditazione per il lavoro inedito che Pablo Balbontin presenta alla Galleria Pinxit di Torino.

E’ un omaggio importante alla scelta della titolare Vale'rie Humbert, di aprire la programmazione di Pinxit alla fotografia contemporanea: conosciamo infatti Balbontin per la sua attivita' di coraggioso reporter di drammi sociali, legati spesso agli aspetti meno conosciuti delle guerre. Abbiamo avuto attraverso la denuncia delle sue fotografie una testimonianza impossibile da ignorare sulla tragica sorte dei Kurdi in Turchia, sulla disperazione della gente comune in Kossovo, di donne e bambini in Mozambico. Abbiamo imparato un nuovo senso quotidiano del termine “dannati" quando Balbontin ha pubblicato “Iraq: la Guerra Silenziosa" per i tipi de L’Angolo Manzoni.

Ora resteremo sorpresi nel percorrere le nuove immagini 6 x 6: a partire dal formato, che addirittura da il titolo alla mostra, nuovo anch’esso e certamente il piu' adatto a raccogliere inquadrature di grande perfezione formale. I soggetti? Pescatori, barche, reti, nebbie delicate di Chioggia, silhouettes contro la luce di un’alba marina, ricami di incrostazioni di molluschi, aringhe ordinate nei barili, Cornovaglia. Pace.

Doveva ben accadere anche a Balbontin, come prima di lui e' accaduto a Werner Bishof, o in modo piu' eclatante e definitivo a Giorgio Lotti: autori che hanno sempre fotografato con empatia, condividendo le tragedie che andavano documentando. A un certo punto diventa indispensabile la pace, un bisogno irrinunciabile. Non solo viverla, ma fotografarla, appropriarsene attraverso l’occhio meccanico che trova nuove atmosfere e inquadrature inedite.

Non si pensi pero' a un percorso stucchevole: l’uso del bianco e nero, la qualita' dei contrasti che nei lavori precedenti ci aveva aiutato a “metabolizzare" le immagini piu' dolorose, ora interviene a raffreddare e moderare il rischio di un romanticismo che da Balbontin proprio non ci possiamo aspettare.

Buon lavoro, Pablo: Edouard Boubat ha fatto della pace il soggetto centrale della sua vita di uomo e di fotografo. Hai ancora molti giorni e molti scatti davanti a te. Luisella d’Alessandro

Inaugurazione: martedi' 7 marzo 2006 ore 18,00

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