I due artisti hanno in comune la predilezione per i materiali classici della scultura, il bronzo e il marmo bianco. Nel loro lavoro la vita e' intesa come manifestazione organica, il corpo e la pelle sono avvertiti come luogo di esperienza metamorfica, la figurazione come scelta.
A cura di Gabriella Serusi
La galleria ZAION di Biella, situata all’interno della severa e monumentale archeologia industriale
dell’ormai dismesso Lanificio Pria, e' lieta di presentare nei propri spazi una doppia mostra personale interamente dedicata alla scultura italiana contemporanea.
Domenico Borrelli (1968) e Michelangelo Galliani (1975) sono stati invitati a mettere in scena
il loro personale punto di vista sullo stato attuale di un linguaggio quanto mai antico e formale,
vecchio come il mondo, che non ha smesso pero' nei secoli di affascinare intere generazioni di
artisti. Torinese il primo, reggiano il secondo, Borrelli e Galliani hanno in comune la predilezione
per i materiali classici della scultura, il bronzo e il marmo bianco - materie inerti da cui emergono
prepotentemente la capacita' di fare e plasmare la vita. E' di fatto proprio quest’ultima la dimensione
privilegiata dell’invenzione e della creazione artistica dei due giovani scultori: la vita intesa come
manifestazione organica, il corpo avvertito come principio ineludibile di conoscenza, la pelle come
luogo o come limite di un’esperienza metamorfica, la figurazione come scelta o come chiave di
svolta dell’espressione, il dolore come frontiera ultima da esperire per la comprensione profonda
dell’esistenza che a margine di un percorso appare frammentarsi, frantumarsi e reificarsi.
Il mito di un corpo capace e perfetto e' ormai lontano.
Borrelli ci presenta un corpo mutante, una
surreale esperienza di contiguita' fra l’essere vivente e l’oggetto inanimato da cui emerge il dramma
della funzione organica. Vasi la cui impugnatura viene a coincidere con il calco di una mano,
esseri meta' uomo e meta' brocche, calici o bottiglie, creature ridotte a pietanze: elementi da usare
o divorare in un tragico e metaforico banchetto della vita. Galliani, senza piu' illusioni, mostra le
esiziali conclusioni di un processo di ricerca e di analisi condotto sul corpo.
Parti di un tutto che fu e non e' piu', frammenti di bellezza incompleta, porzioni organiche orfane
delle loro terminazioni vitali, adagiate su letti di bossoli o immerse in soluzioni chimiche che
suggeriscono l’avvenuta metamorfosi dell’uomo. Impossibile, nel caso di Michelangelo Galliani,
non scorgere i rimandi ad un presente segnato dalle sperequazioni mediche e scientifiche o dalle
crudelta' della storia. La purezza pregiata del marmo bianco di Carrara conserva il prezioso sigillo
della memoria nobile della vita, le forme scavate e non finite trattengono all’interno il fascino
misterioso e vibrante dell’umanita' sorpresa nel dolore di venire al modo, di cambiare pelle o piu'
semplicemente di scomparire.
Art director: Zaira Beretta
Galleria Zaion
Salita di Riva 3 [Lanificio Pria] - Biella
ORARI: da giovedi' a sabato dalle 16.30 alle 19.30 Altri giorni su appuntamento.