I tre artisti si esprimono in un linguaggio pittorico apparentemente modesto, volto alla ricerca della gradevolezza e un po' naive. Prediligono soggetti quotidiani in cui situazioni banali si trasfigurano in atmosfere surreali, elementi stilistici della cultura 'alta' mescolati a quelli sentimentali e sgraziati della cultura pop.
Che la pittura stia vivendo un periodo di rinascenza e un forte interesse da
parte del collezionismo internazionale non e cosa nuova. Nemmeno il fatto
che si tratti di pittura figurativa. Ma quel che sta suscitando il maggiore
interesse da parte dei circoli artistici e un fenomeno che ha come
protagonisti un gruppo di artisti "New York based" e gallerie leader come
David Zwirner, Daniel Reich e Zach Fuer (LFL).
"neo-folk" e la denominazione
che la critica militante ha confezionato per questa nuova tendenza, che si
contraddistingue non semplicemente per il ritorno alla pittura e alla
figurazione, bensi per un particolare tipo di narrativita che si esprime in
un linguaggio pittorico apparentemente modesto, volto alla ricerca della
gradevolezza e un po' naive. La "levity of tone" di questi lavori- la
definizione e dell'artista Ridley Howard- testimonia indubbiamente il
definitivo abbandono degli ideali utopici delle avanguardie - in realta gia
trascinati via dal crollo delle ideologie negli anni Novanta del secolo
scorso- ma testimonia anche un desiderio di schiettezza, moderazione,
sensibilita, che per il critico del Financial Times Charlotte Mullis si e
sviluppato parallelamente al cambio di umore da parte del popolo americano -
dal sostegno alla diffidenza- nei confronti della guerra al terrorismo
internazionale. La scelta di uno stile semplice, a tratti sgraziato, e la
volonta di trarre ispirazione dalla cultura di massa -ma senza imitarla,
come faceva invece la pop art- e dettata quindi da un' esigenza di
comunicazione con il grande pubblico -non piu con una cerchia ristretta di
autocompiaciuti "happy few"- ed e sorretta da un' istanza etica che nella
pittura neo-folk non scivola mai nel sociologismo artistico.
Il ritorno a una maggiore compostezza in periodo di crisi e ansieta' nazionale non e
nuovo nella storia dell'arte. Ne sono un esempio l'abbandono delle sperimentazioni
avanguardistiche da parte di Picasso dopo la prima guerra mondiale, o la collezione
di arte degli emarginati e dilettanti accumulata da Dubuffet e presentata come "art
brut" dopo la seconda guerra mondiale. Anche lo stile Biedermeier -al di la della
connotazione negativa che assumera con l'affermarsi degli ideali rivoluzionari del
1848- si affermo come espressione di limpidezza, cordialita e ideali domestici, in
una societa che manifestava un bisogno diffuso di tranquillita dopo i burrascosi
avvenimenti dell'eta napoleonica.
Le opere di Benjamin Butler, Holly Coulis e Ridley Howard, presenti per la prima
volta in Italia in questa mostra alla galleria Glance, mostrano una predilezione per
i soggetti umili e legati alla quotidianita', in una sorta di sequela del "giusto
mezzo" ciceroniano e confuciano che non e mai mediocrita, ma piuttosto sapiente
abilita nel mescolare elementi stilistici della cultura "alta" con elementi
stravaganti, sentimentali e sgraziati della cultura popolare.
Traendo ispirazione dalle canzoni pop e dal cinema della Nouvelle Vague, dai romanzi
di Francis Scott Fitzgerald e dai cartoni animati, da Alex Katz come dai maestri
della pittura rinascimentale, Coulis e Howard rappresentano situazioni banali
trasfigurate in una visione epica che si stempera in atmosfere surreali e nel
sarcasmo verso le classi agiate protagoniste di questi dipinti. In alcuni lavori di
Coulis -che ha esordito nel 2002 alla LFL Gallery di New York con Dana Schutz- il
"ritorno alla natura" sembra esprimersi nelle curiose e a volte improbabili
interazioni tra uomini e animali, entrambi rappresentati con amorevole cura.
La natura, la suggestione del paesaggio, in particolare di cieli vasti e senza
limiti, conferiscono ai dipinti di Ridley Howard un aspetto straniante, perche
alquanto improbabili nel contesto tutto sommato metropolitano rappresentato da
questi dipinti. L'impressione e quella di un fondale scenografico allestito dietro i
personaggi, che nei movimenti sobri delle loro interazioni e nella minuziosa
rappresentazione dei dettagli - favorita dalla limpidezza dello sfondo- rivelano una
forte attitudine cinematografica da parte dell'artista. La luminosita del colore, il
tono contemplativo delle scene, la cura per il dettaglio -pur nella generale
semplificazione formale- sembrano quasi voler richiamare la pittura del Beato
Angelico e catturano l'attenzione dello spettatore chiedendogli di completare una
narrazione appena accennata, proprio come in un brano di musica leggera.
E difficile parlare di mondo inanimato per gli alberi dipinti da Benjamin Butler,
che al di la di un severo equilibrio compositivo di ascendenza protocubista,
comunicano un senso di forte vitalismo, attraverso la ricchezza del colore e della
pennellata. Butler utilizza morfologie cezanniane semplificando la struttura del
soggetto in spigoli taglienti, e riduce al piano i volumi come in una vetrata
gotica. Una semplficazione formale che ricorda anche le lunghe sperimentazioni di
Piet Mondrian nel passaggio dalla figurazione all'astrazione. Radicato nella terra e
proteso con i suoi rami verso il cielo, l'albero e simbolo ancestrale della
riconciliazione tra alto e basso. Un soggetto che rappresenta perfettamente e con
sobrio misticismo la volonta di riconciliare cultura rurale e cultura urbana e di
superare l'impasse postmoderna attraverso una feconda permeabilita tra modernita e
tradizione.(Luca Vona)
Inaugurazione: Venerdi 7 aprile 2006 ore 18.30-20
Galleria Glance
via San Francesco da Paola, 48/E - Torino