Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna
Bologna
via Farini, 15 (Palazzo Saraceni)
051 230727 FAX 051 232676
WEB
Sergio Romiti a Casa Saraceni
dal 23/3/2006 al 6/5/2006
10-18.

Segnalato da

Annalisa Bellocchi




 
calendario eventi  :: 




23/3/2006

Sergio Romiti a Casa Saraceni

Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Bologna

Un pittore concentrato, solitario, travolto da intenzioni artistiche e da un’idealita' troppo alte. Una delle voci della pittura italiana del 900 piu' sapienti e sottili, silenziosa e schiva, e per questo piu' ardua da collocare nella storia dell’arte ufficiale. Testo in catalogo a cura di Marco A. Bazzocchi.


comunicato stampa

L’Odissea dell’Oggetto.

A sei anni esatti dalla sua scomparsa, la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna dedica una ampia retrospettiva a Sergio Romiti (Bologna 1928). Nato a Bologna nel 1928, Romiti comincio' a dipingere alla fine degli anni Quaranta quando espose, ventunenne, in compagnia di Sergio Vacchi e Duilio Barnabe' in una collettiva alla Galleria del Secolo di Roma. Sono questi gli anni delle Macellerie, a olio e su carta, certa eredita' picassiana, diffusissima allora, nelle forme e nei colori.

Ben presto la sua arte si evolve seguendo il sottile filo conduttore di una progressiva scarnificazione dell'oggetto, in un processo continuo e quasi ossessivo di interiorizzazione. Nel 1952 Francesco Arcangeli riconobbe come Romiti si rivelasse uno dei pochi ad aver “inteso non indegnamente, come intimo esempio di moralita'", la meditazione di Morandi. Emerge sempre di piu' il rapporto conflittuale con il colore, cercato e poi negato, riportato sulla superficie con tratti svelti e graffiati, alternati da vaste campiture di pasta pittorica che donano spessore fisico ai dipinti. Particolare importanza riveste, nell’ambito del suo lavoro, la produzione grafica dell'artista: disegni a matita su carta realizzati durante le periodiche fasi di abbandono della pittura, lavori gelosamente custoditi e sinora mai esposti per volonta' dell'artista stesso. Pittore concentrato, solitario, travolto da un intento d’arte e da un’idealita' troppo alte e irraggiungibili, si rivela una delle voci della pittura italiana del Novecento tra le piu' sapienti e sottili, silenziosa e schiva, e per questo piu' ardua da collocare nella storia dell’arte ufficiale. L’esposizione di Palazzo Saraceni consta delle opere recentemente donate da Giovanna Romiti alla Fondazione Carisbo e da opere acquistate dalla Fondazione stessa dal 1995 ad oggi. E’ un segno importante che la Fondazione abbia conquistato la fiducia dei suoi concittadini, ponendosi come un’istituzione ormai consolidata a cui la citta' intera puo' guardare come a un possibile luogo di futuro e di conservazione.

Tra gli appunti che Romiti fissa in un piccolo taccuino degli anni Sessanta, velocemente, quasi per caso, ce n’e' uno che dice: <>. Segue poi una seconda riflessione, che chiama in causa una delle sue letture preferite (a quanto mi dice Giovanna Romiti), il Robinson di Defoe: <>. Vorrei far notare che, con apparente distrazione, Romiti iscrive la storia della sua pittura nel destino di due grandi naufraghi, due naufraghi del mito antico e moderno: Ulisse in primo luogo, l’eroe che a fatica ritrova la sua casa, e Robinson, il marinaio moderno che si ricostruisce una casa lontano da casa. L’uno, il naufrago che lotta per ritornare, l’altro il naufrago che lotta per sopravvivere. Tutti e due grandi modelli della condizione moderna dell’uomo spossessato di un’identita' stabile e sicura. E non e' da trascurare il richiamo alla grande scrittrice inglese Virginia Woolf. Se non sbaglio, Romiti allude al saggio intorno a Robinson dove la Woolf identifica la caratteristica principale del romanzo nella dimensione assolutamente oggettuale che lo percorre. Ogni aspetto del mondo, per Robinson, si riduce agli oggetti che deve costruire, che deve inventare, che deve maneggiare. La Natura non importa piu', esistono gli alberi da utilizzare, l’acqua da bere, gli animali da uccidere o ammaestrare: <> scrive la Woolf. <>. Robinson non puo' permettersi il lusso di estasiarsi di fronte alle bellezze del creato, quando ogni minimo incidente potrebbe mandare in crisi l’ordine che si conquista giorno per giorno. In primo piano c’e' sempre quell’umile pignatta di terracotta, e' li' che va a concentrarsi ogni sforzo del sopravvissuto. Ecco, credo che per Romiti Ulisse e Robinson siano in effetti i due poli in cui si e' proiettata spesso la sua ricerca, se la concepiamo come una lunga, strenua, dolorosa attraversata per riconquistare in un certo senso una dimensione domestica, per sentirsi “a casa", per ricostruire cioe' un luogo in cui sopravvivere salvando i pochi oggetti indispensabili alla propria condizione di naufrago. In quanto naufrago, in quanto sopravvissuto, Romiti ha visto nell’“esperienza dell’oggetto" l’unico strumento possibile per resistere. Da qui, dalla salvezza dell’oggetto, o dalla salvezza attraverso l’oggetto, nasce la sua pittura.(Marco A. Bazzocchi)

Inaugurazione: Venerdi' 24 Marzo 2006, ore 17.30

Fondazione Cassa di Risparmio, Sala delle Assemblee
Via Farini, 15 - Bologna
Orari: dalle 10 alle 18

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