La Torre di Babele. Le immagini si consegnano al mutismo della materia che spesso comanda e impone le sue condizioni mostrandosi nella sua consistenza di superficie anziche' come passivo schermo di proiezioni.
"La Torre di Babele" ovvero la dignita' delle diversita'
a cura di Tiziana Todi
Il linguaggio universale della pittura ha il potere di rendere compatibili
mondi altrimenti inconciliabili favorendo il dialogo pacificatore in
quanto estraneo agli assolutismi e orientato intrinsecamente alla
tolleranza. Una "macchina" predisposta per inventare un mondo possibile
oltre quello reale e scaturita dall’idea forte che alla trasparenza e
omologazione della proibizione va contrapposta la molteplicita' e
l’ambiguita' delle culture. Un modo di afferrare, di elaborare e di
comprimere in algoritmi materici le caratteristiche del nostro tempo, dei
luoghi e delle cose, orientata ad evitare che il linguaggio non sia
soltanto rumore. Ogni passo avanti nella comprensione del mondo ha
qualcosa di sovversivo, di rivoluzionario perche' entra in conflitto con
idee precedenti.
Continuamente ridisegniamo il mondo sostituendolo con un
altro piu' misurato e piu' dominabile, cambiando la geometria dei nostri
pensieri. La natura continua ad essere inesauribile. Piu' comprendiamo e
piu' scopriamo che c’e' altro che non sappiamo. Troviamo modi piu' efficaci
di pensare ma poi scopriamo che ce ne sono altri ancora piu' efficaci. Il
sapere e' dinamico, non statico - il movimento ci tiene vivi ma ci rende
inquieti. Con i nodi si veste l’opacita' che s’annoda e s’aggroviglia nella
carne in continua trasformazione nel tentativo di svelare la complessita'
nascosta di cose che superficialmente appaiono semplici o comunque non
interessanti da essere indagate, cioe' l’insospettabile realta' che ci
circonda.
Le immagini si consegnano al mutismo loquace della materia che,
essendo sostanza oscura ma dotata di plurime vocazioni, spesso comanda e
impone le sue condizioni mostrandosi nella sua consistenza di superficie
anziche' come passivo schermo di proiezioni. Sabbia trasformata dal vento
che sembra incessantemente secernere la propria forma. Corso espressivo
che si nutre anche di assunzioni e di immissioni oggettuali contaminando
il piano di alterita' che l’aspettativa attribuisce al pittorico. Una
pittura sicuramente innamorata della propria fine, apparentemente
impegnata a destituire di senso il senso, fino alla vertigine del vuoto ma
condannata poi a ricominciare: un laboratorio barocco in cui la sorpresa e
la bizzarria rilanciano il gioco del significante e dell’immaginario.
Un’esperienza con la quale il confronto, non essendo deducibile da regole,
costringe a stabilire regole possibili per comprendere cio' che continua a
vivere oltre il conosciuto.
Ma nella consapevolezza che il cielo si sia
inesorabilmente svuotato, la materia, abitata piu' di assenze, resta
plasmata dal peso del disincanto e dal linguaggio che si scopre capace di
cogliere la fatica di essere. Un "fare" che e' frutto di un indecifrabile
fenomeno, orientato al disvelamento della corrispondenza che esiste tra
l’astratto e il sensibile, al riscatto dalla triste sudditanza al dominio
del possesso, e determinato nell’esprimere la domanda di eternita' che si
nasconde tra le ferite del vivere.
Inaugurazione: Giovedi' 6 aprile 2006 - ore 18,00
Galleria Vittoria
via Margutta 103 - Roma
Orario: Tutti i giorni dalle 16.30 alle 20.00; domenica su appuntamento