Le fotografie di Anna Rossi testimoniano la sfiducia nell’indirizzare il corso delle cose, non perche' siano il frutto di una bruciante sconfitta, ma al contrario perché testimoniano che le cose vanno avanti da sole, fanno parte di un insieme così complesso che lo sforzo può essere applicato solo cercando di avere un’idea di com’e' fatto, al comprenderlo, all’accettarlo.
Anna Rossi
Vedere a poco a poco svanire la distinzione tra il sé e il mondo esterno. Vedere
la sua faccia allo specchio divenire cosa e un’unica viscosità coinvolgere l’io
e gli oggetti. L’oggettività annega l’io e pretende la sua resa. Le fotografie
di Anna Rossi testimoniano la sfiducia nell’indirizzare il corso delle cose, non
perché siano il frutto di una bruciante sconfitta, ma al contrario perché
testimoniano che le cose vanno avanti da sole, fanno parte di un insieme così
complesso che lo sforzo può essere applicato solo cercando di avere un’idea di
com’è fatto, al comprenderlo, all’accettarlo.
Conficcata tra la complessità del tutto, nell’accozzaglia e nell’indistinto,
come un pensiero illuminante, Anna, tra i fili del suo guardare per dare forma
ad un pensiero semplice e chiaro: tutto sembra immobile. Nessuno può più
spostare l’ordine Che significa non accettazione passiva e arrendevole, ma
dimostra che dietro ad un’apparente omogeneità oggettiva c’è un’ostinazione
vitale in fermento.
C’è l’emergere di una perfezione individuale e indifferente
all’attenzione degli altri. Ognuno crea nel proprio piccolo spazio lavorativo un
mondo casuale e disordinato, frutto di scelte inconsapevoli o di accumulo
incurante. Senza un criterio, allora, tutto sta bene dove sta. Appoggiato anche
sui bordi delle scrivanie magari in procinto di cadere, magari già caduto, rotto
o aggiustato. Pluralità di sensazioni si depositano silenziose e solo uno
sguardo attento le coglie per descriverle e portarle oltre il limite del reale
rendendole storie da raccontare per immagini.
c/o GRAFFIO, S. Apollonia, 23, Bologna