jeans. Nelle opere dell'artista, jeans in cornice, si nota una simbologia che ricorda quelle degli anarchici, sia nei colori rossi e neri che nelle forme che li contengono.
jeans
A cura di Giovanna Laura Adreani e Paola Neri
Ho visto i ''jeans'' e la loro simbologia mi ha riportato ai periodi bollenti della contestazione e della mia, allora, giovanissima eta'... quando ero piena di sogni: anche io pensava di cambiare la societa'.
Oggi non riecheggia un ''urlo nel buio'' ma si avverte l’inquietudine, la sofferenza e la debolezza dell'uomo ormai ammutolito dagli eventi tragici che l'angosciano e dalla superficialita' dell’essere.
Scorrono le immagini sulle opere, di De Giovanni, e si viene attratti dalla violenza dei segni e dei colori, i jeans raccontano di molotov, di bombe, di parole e pensieri di fuoco: sono il ricordo degli anni 60/70 e la vita di oggi.
Questi ''jeans'' sono un messaggio muto di protesta, forse inutile, in un mondo rimasto immutato.
L’artista avverte una societa' in disfacimento e la riporta su queste icone del passato e culto del presente.
Oggi sono piu' lisi, strappati, violentati, per apparire, perche' l’essere ormai non e' piu' un valore, non piu' indumento resistente al lavoro duro e alla lotta ma feticci di moda sempre piu' fatua e frivola.
I jeans di De Giovanni, con i loro simboli e i loro colori, protestano.
In essi si nota una simbologia che ricorda quelle degli anarchici, sia nei colori rossi e neri che nelle forme che li contengono. Non e' un condividere questo movimento ma e' un ricordare l’ideologia primordiale di liberta' senza regole, forse non di giustizia. La linea nera, quasi circolare, che racchiude il fondo dei pantaloni incorniciati, sembra una provocazione un voler dire che si e' ridotti a questo.
Trovare il fondo di qualcosa e' essere alla fine, voler dimenticare, con atteggiamenti superficiali e irresponsabili, il baratro che ci si sta scavando intorno.
In questi jeans, ormai diventati vuota apparenza, si riscontra che guerre, fame, distruzione dell’ambiente trovano risposte solo in un consumismo insensato e distruttivo, nella violenza concreta o delle idee.
Oggi s’indossano jeans lisi, strappati costosissimi e si dimentica la gran valenza dell’essere: purtroppo non piu' una virtu'.
Ecco l’apparire diventato status… modo d’essere nella societa' e' in questi strappi, in questi brandelli sfilacciati, ora urlanti di colore e di dolore, che si riconosce la protesta di De Giovanni che sogna ancora un mondo piu' giusto e in pace.
I simboli, riconoscibili nelle opere e riconducibili al reale, parlano di violenze non viste, non udite perche' le persone “civili" educate… progressiste potrebbero turbarsi, com’e', purtroppo, capitato dal ’68 ad oggi.
I jeans di De Giovanni, questa volta, sbordano dalla cornice, posto rappresentativo se si vuole dare un significato, come trasbordante e inglobante era il movimento del ’68: sogno infranto.
Sono jeans, quindi, in cornice, oggetto o concetto artistico da conservare, dove la gran valenza rivoluzionaria ha intrinseco significato di vuota utopia. Rivoluzione nella rivoluzione, sempre uguale nel tempo, segni circolari, colori di un’anarchia ancora militante, illusione vana, idee morte sul nascere sono i racconti che si leggono su questi jeans diventati arte.
Federica Murgia
Inaugurazione: Sabato 27 maggio 2006 ore 18.30
Galleria Mentana
Piazza Mentana 2/3r - Firenze
Orari: 16.30 - 19.30. Ingresso libero